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Dal mondo

Germania: Fmi chiede meno tasse
sul lavoro e salari più alti

Il giudizio espresso dal Fondo monetario, a margine della missione, non lascia spazio a dubbi e perplessità

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L'economia della Germania è in buona salute, ma la pressione fiscale sul lavoro continua ad essere troppo alta e a impedire alla locomotiva tedesca di prendere lo slancio possibile e necessario. È questo in sintesi il giudizio espresso dal Fondo Monetario Internazionale nella recente “missione”, svolta a pochi mesi dalle elezioni politiche di settembre. Consultazioni  per il rinnovo del Bundestag che rappresenteranno anche un banco di prova per la prima economia dell’Unione Europea: quasi un terzo del prodotto interno lordo dell’eurozona. Per l’Fmi il Paese  dovrebbe abbracciare una serie di politiche fiscali e strutturali, con grande attenzione alle dinamiche del mercato del lavoro, caratterizzato secondo il Fondo da tasse troppo alte e salari da rimpinguare.
 
Occupazione e pressione fiscale – Secondo i dati messi a disposizione dal sito Infomercatiesteri, curato dalla Farnesina, in Germania la disoccupazione supera di poco il 6 per cento e il numero di lavoratori impiegati ha raggiunto il massimo storico, 43 milioni, dalla riunificazione del Paese fra est e ovest. Per il Fondo monetario internazionale si può fare di più e meglio. Il ruolo del fisco deve essere quello di valorizzare il potenziale di crescita della Germania: incoraggiare gli investimenti e rilanciare la produttività. La riduzione della pressione fiscale e l'aumento della spesa per la crescita sono – per il Fondo Monetario Internazionale – due facce della stessa medaglia. In particolare, sul versante delle entrate, per Fmi c'è spazio per ridurre il grande e crescente carico fiscale sul lavoro al fine e favorire le nuove assunzioni. Del resto il fatto che in Germania la pressione fiscale sulla working class sia forte è confermato da uno studio pubblicato recentemente dall'Istituto per la Ricerca economica di Colonia (e ripreso da alcuni siti specializzati), secondo il quale i contribuenti a medio reddito sono sottoposti a un “tax burden” attorno al 50%.
Perché la Germania esca rafforzata dalla attuale congiuntura economica occorre ridurre la pressione fiscale a vantaggio del lavoratore medio. Il Fondo monetario Internazionale afferma senza equivoci che il Governo e le autorità hanno, in questa congiuntura economica, la responsabilità di premere sul tessuto imprenditoriale tedesco per ottenere una “robusta crescita dei salari” (ma anche dei prezzi).
 
Rifugiati, fisco e debito pubblico – Dal mercato del lavoro alle migrazioni, le analisi del Fondo Monetario Internazionale mettono a sistema fenomeni sociali e conti economici e fiscali. Il rapporto rileva infatti che la spesa pubblica è aumentata anche per fornire aiuto ai rifugiati, ma questa crescita è stata compensata dalle maggiori entrate fiscali legate al buon andamento dell'economia. I conti tornano anche dal punto di vista dell'indebitamento pubblico, con un rapporto debito/Pil che si è attestato al 68,3 per cento, la percentuale più bassa dal dopo crisi. Nel caso della Germania, il Fondo Monetario arriva persino a imputare al Paese un’eccessiva prudenza nella pianificazione fiscale, dovuta essenzialmente a una sottovalutazione della crescita occupazionale nelle previsioni macroeconomiche ufficiali.
 
Bundestag, elezioni a settembre – L'aggiustamento delle politiche fiscali ed economiche sarà senz'altro al centro del dibattito fra le forze politiche in vista delle elezioni politiche in programma per il prossimo 24 settembre. Dopo lunghi anni di collaborazione nella Grosse Koalition, si confronteranno la cancelliera uscente Angela Merkel (Cdu-Csu) e il leader socialdemocratico Martin Schulz.
 
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