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Dal mondo

Germania: la parola d’ordine
è stop all’evasione fiscale

La criticità è piuttosto antica, almeno in Europa, ed è avvertita oggi più che mai come emergenza non rinviabile

evasore fiscale
La parola d’ordine è la stessa, invariabilmente e nonostante la “seduta” nelle aule parlamentari sia più o meno scostata rispetto all’asse centrale. Talmente concorde la parola d’ordine “non più evasione fiscale”, dal risultare persino dissonante tra i corridoi del Governo e del Parlamento tedeschi dove si rincorre.  Infatti, non si tratta d’una novità né dell’ultima ora né tanto meno del 2013. La criticità relativa all’evasione fiscale è piuttosto antica, almeno in Europa, mentre in Germania è avvertita oramai come emergenza non rinviabile da almeno un quinquennio. In pratica, in coincidenza con il materializzarsi della crisi attuale, anche Berlino ha finito per aderire alla crociata antievasione che già, dal 2002, vedeva diversi Paesi, sia membri dell’Unione, sia dell’Organizzazione di Parigi, cioè dell’Ocse, esposti nel preannunciare i rischi che la corsa del fenomeno dell’evasione fiscale avrebbe potuto lasciare in eredità, in avvenire, ai conti pubblici dei Paesi membri dell’Unione. Ora la storia ha mutato il suo correre, tanto che è proprio da Berlino dove, ogni giorno, si lanciano aspri ammonimenti indirizzati direttamente, o indirettamente, su chi manovrerebbe per frenare l’adozione di norme sempre più stringenti nei riguardi di chi dribbla imposte e tasse.
 
L’ultimo grido antievasione da Berlino – Il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Shauble, tracciando il profilo dell’elusione fiscale s’è espresso in questi termini “strutture incredibilmente complicate”, troppo, e che ogni giorno movimentano miliardi di euro. In definitiva, è sempre più difficile, se non quasi impossibile, intercettare, definire e chiarire. In realtà, la zona grigia di cui queste entità si fanno scudo, cioè una selva di norme e di regole costruite quasi in maniera chirurgica, finisce per rendere inutile l’intervento dei Governi. L’unica via d’uscita, sostiene il ministro, è la strada che contempli il pensionamento definitivo del “segreto bancario” sostituito da uno scambio d’informazioni intenso, automatico e rapido tra le diverse Amministrazioni finanziarie sia dei Paesi Ocse sia dei membri dell’Unione.
 
Berlin new-style: “…fuori i nomi” – Dalle parole del ministro ai fatti. In pratica, il nuovo stile tedesco è riassumibile nel modo seguente: “….fuori i nomi di chi evade…”. I nomi sono migliaia, in realtà il loro numero è indefinito, mentre i documenti in cui sono ben conservati, inclusi i dettagli, compaiono negli oltre 2,5milioni di cartelle e sottocartelle diffuse nei giorni scorsi dal Consorzio internazionale che racchiude i giornalisti investigativi che operano in diversi Paesi. Nel complesso, 170 le giurisdizioni interessate e ben 130mila gli individui che potrebbero, a breve, dover render conto di alcuni transiti offshore risultanti dalle movimentazioni cui sono stati soggetti i rispettivi guadagni. E sono proprio questi dettagli, una sorta di mappa dell’offshore, che Berlino reclama. Obiettivo, disinnescare l’evasione fiscale, far perdere di velocità al fenomeno e riguadagnare tassi di sostenibilità da parte del sistema economico stremato dalla Crisi.
 
Una sola voce “espulsione fiscale” – Ancor più incisiva la ricetta proposta da Steinbrueck, ex ministro delle Finanze e leader dell’opposizione, sul come espellere l’evasione fiscale dai conti tedeschi. In pratica, negli otto punti elencati per piegare la resistenza degli evasori, Steinbrueck ne sottolinea tre, come irrinunciabili. Innanzitutto, il ritiro delle licenze per le banche, gli istituti di credito e i consulenti finanziari, o società di consulenza, che suggeriscono e assistono contribuenti e aziende su accorgimenti e modalità che consentono di dribblare il fisco, maturando indebiti, e consistenti, risparmi fiscali, nient’affatto dovuti. A seguire, l’ex ministro propone la creazione d’una speciale task force, una sorta di Intelligence fiscale, che impiegherebbe metodi, procedure e strategie sovrapponibili a quelle tradizionalmente sperimentate dai servizi segreti piuttosto che alla ritualità da codice che governa gli interventi dei detective fiscali. Un terzo passaggio resta di difficile interpretazione. Infatti, Steinbrueck indica nel monitoraggio intenso delle giurisdizioni black list una soluzione ottimale per prevenire l’accendersi del motore dell’evasione. Il dubbio è, come rendere più stringente questo monitoraggio? D’altra parte, la sovranità dei singoli Paesi può essere ridiscussa senza però esser posta in discussione. In altre parole, non se ne parla.   
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