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Dal mondo

Giappone: grazie a interventi sul Fisco
in calo il rapporto deficit-pil

In un nuovo documento una difesa a tutto campo della politica economica seguita dall’esecutivo Abe

abe_premier giapponese
Abe difende l’Abenomics.  Sono i primi giorni di maggio 2016  e il Governo del Sol Levante presenta al mondo, in lingua giapponese e inglese, il rapporto “Abenomics is progressing. Towards the reinvigoration of Japanese Economy”, che costituisce una difesa a tutto campo, risultati e obiettivi, della politica economica intrapresa dall’esecutivo nipponico negli ultimi anni: dalla crescita economica all’aumento dell’occupazione femminile,  dalla riduzione del prelievo fiscale sulle imprese ai progetti per le Olimpiadi del 2020. Dal punto di vista delle entrate, il capo del Governo, Shinzo Abe, sostiene l’esistenza di progressi costanti nel consolidamento fiscale dei conti pubblici, col calo graduale dalla dipendenza dai titoli di stato giapponese.

Dal consolidamento fiscale al rallentamento del deficit – Come prova a sostegno dell’esistenza di un quadro fiscale e di bilancio più solido e in via di guarigione, il governo Abe dimostra il calo progressivo del rapporto deficit/Pil, che dal 2010 al 2016 cala dal 6,6% al 2,9%.  L’obiettivo è puntare a un avanzo primario per l’anno fiscale 2020, in modo tale da permettere di ridimensionare l’entità del debito pubblico complessivo, che si aggira attorno alla stratosferica percentuale del 240%.

Iva e tassa sulle società – Via libera sia all’aumento dell’imposta sul consumo che alla decisione di ridurre progressivamente la corporate tax. L’incremento dell’Iva giapponese dall’8% al 10%  – a eccezione di alcuni tipi di alimenti –  è in programma come previsto per l’aprile del prossimo anno.  Sul fronte della tassazione delle società, dal 2014 al 2016 questa imposta vede un taglio dal 34,62% al 29,97. Per il 2018 il governo punta a ridurre la corporate tax ancora di qualche decimale, fino al 29.74%. Provando a riassumere, si potrebbe dire che il Governo Abe realizza un progressivo spostamento del carico fiscale dal capitale al consumo. L’aumento dell’Iva potrebbe però essere almeno in parte compensato dall’annunciato aumento della paga oraria minima da 798 a 1000 yen: da circa 6,5 a poco più di 8 euro all’ora.

I risultati: profitti, occupazione e aumento delle donne manager – La riduzione del carico fiscale e la diminuzione del 50% del costo del greggio tra il giugno del 2014 e il dicembre del 2015 consentono alle imprese di giapponesi di conseguire maggiori profitti, per circa 3.000 miliardi di yen, in questi ultimi anni.  Anche sul versante dell’occupazione, il Governo di Abe mette nero su bianco numeri positivi, con un aumento del numero di occupati di 1.100.000 in tre anni (il tasso di disoccupazione è al 3,2%).  Il mercato del lavoro giapponese si fa inoltre più “rosa”: le ultime statistiche registrano infatti sia un aumento delle donne occupate di un milione di unità in tre anni e un incremento percentuale dal 6,9% all’8,7% delle donne manager.

Olimpiadi 2020 e Internet delle cose –  Il rapporto “Abenomics in progressing” punta in particolare su due fattori chiave per dare slancio all’economia giapponese dei prossimi anni: le Olimpiadi di Tokyo 2020 e l’Internet delle cose – l’estensione della Rete agli oggetti –  in collaborazione con grandi colossi come Kubota e Komatsu.  In particolare, sottolinea il Governo, le Olimpiadi e le Paraolimpiadi permettono di sviluppare sei grandi progetti congiunti di collaborazione fra il settore pubblico e quello privato dell’economia del Sol Levante (mobilità intelligente, società dell’idrogeno, robotica, servizi medici e tecnologici, promozione degli investimenti esteri in Giappone).
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