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Dal mondo

Giappone: si riparte da Abenomics.
Ok al taglio della Corporate Tax

A pochi giorni dalla vittoria elettorale, il governo conferma gli interventi sull’aliquota dell'imposta sulle società

giappone e tagli fiscali
La “Abenomics” non cambia filosofia.  Pochi giorni dopo la vittoria elettorale di metà dicembre il premier Shinzo Abe ha annunciato alla stampa nipponica e a quella internazionale una riforma fiscale tutta incentrata, come già promesso in passato, sul taglio dell’imposta sulle società.  In cantiere anche un piano di stimoli da 3.500 miliardi di yen per rilanciare l’economia e conquistare, dopo la frenata del 2014, il segno positivo per il prodotto interno lordo.
 
Taglio a “tappe” per la Corporate Tax – Il governo di coalizione fra i partiti Liberaldemocratico e  Komeito ha programmato una riduzione progressiva della tassa sulle società col proposito  dichiarato di consentire alle aziende di aumentare i salari fermi da lungo tempo e rilanciare così i consumi e la domanda interna. Obiettivo:  portare l’economia giapponese fuori dalle secche della recessione tecnica e conseguire nel 2015 una crescita del Pil dello 0,7 per cento. La prima tappa del taglio dell’imposta sulle società  dal 34,52 al 32,1 per cento (-2,51 punti percentuali) è fissata per l’aprile di quest’anno, mese che in Giappone segna l’inizio dell’anno fiscale.  La seconda tappa - con l’ulteriore riduzione dal 32,1 al 31,3 per cento - è in calendario per il 2016. Tra il taglio dell’imposta sulle società e il desiderato aumento delle buste paga dei lavoratori giapponesi non c’è però, a oggi, in programma alcun vincolo di legge. L’effettiva conversione del taglio di tasse in reali aumenti degli stipendi per il popolo dei “salaryman”, i classici colletti bianchi giapponesi, sembra quindi che sarà lasciata alla buona volontà delle imprese in attivo (attualmente, infatti, solo il 30 per cento delle aziende giapponesi paga l'imposta sulle società a causa delle perdite accumulate negli anni).
 
Aumento Iva, conferma del rinvio al 2017 - Il calo del prodotto interno lordo nel corso del 2014  e il peggioramento di alcuni indicatori economici, dopo l'aumento dell'imposta dei consumi dal 5 all'8 per cento dello scorso aprile, hanno spinto il governo nipponico a  confermare, come promesso nella campagna elettorale di dicembre,  il rinvio al 2017 del nuovo incremento dall'8 al 10 per cento dell’Iva.
 
Un piano da 3.500 miliardi di yen per la crescita -  Il fatto che Abe non abbia intenzione di cambiare orientamento nelle scelte di politica economica non è confermato solo dalle scelte in materia fiscale. Al congelamento momentaneo dell’aumento dell’imposta sui consumi e alla scelta di tagliare la Corporate Tax si affianca infatti un piano di stimoli presentato nei giorni scorsi: un’iniezione di  3.500 miliardi di yen (24 miliardi di euro) nell’economia per  rilanciare i consumi, aiutare le  regioni devastate dallo tsunami e sostenere le piccole imprese.
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