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Dal mondo

Giappone: Suga conferma la Abenomics.
Sospeso il “Go to travel” fino all’11 gennaio

Presentata la riforma fiscale 2021, in programma incentivi fiscali per favorire nuovi assunzioni e salari in crescita

giappone_bandiera nazionale

La Abenomics prosegue oltre Abe. Le dimissioni del premier giapponese Shinzo Abe dello scorso settembre, sostituito da Yoshihide Suga, non hanno comportato un cambio di politica economica nel Paese. L’assetto politico del governo e la maggioranza parlamentare non mutano e al ministero dell’Economia rimane saldo, dal 2012,  Taro Aso. Questo quadro di continuità nella Abenomics è confermato dalle proposte di riforma presentate, come ogni anno, a metà dicembre, contenenti incentivi fiscali per promuovere l’innovazione tecnologica e favorire la tenuta della domanda interna attraverso la difesa del potere d’acquisto dei salari. A questo disegno economico-fiscale di lungo periodo si affiancano i provvedimenti presi per fronteggiare la pandemia. Primo fra tutti, quello che ha sospeso il programma “Go to travel” per il periodo compreso fra il 28 dicembre e l’11 gennaio.

Please don’t go (to travel)!
Go to travel” è il bonus introdotto in Giappone per fronteggiare le conseguenze della pandemia sui flussi turistici in un anno, il 2020, in cui si sarebbero dovute svolgere le Olimpiadi di Tokyo con la previsione di un boom di arrivi senza precedenti (vedi articolo “Sussidi per le vacanze, in Giappone si scommette sul “Go to travel”).  L’agevolazione è stata lanciata lo scorso luglio e proseguirà almeno fino alla fine di gennaio 2021, anche se è probabile una proroga fino a giugno del prossimo anno. Si tratta di un programma rivolto sia ai cittadini giapponesi che agli stranieri residenti in Giappone, che comporta un taglio del 50% dei costi relativi ai viaggi turistici all’interno del Paese del Sol Levante. Taglio suddiviso in un 35% di sconto diretto e nell’erogazione di coupon per 15% del costo complessivo destinati a coprire le altre spese di viaggio. Il premier, vista la recrudescenza dei contagi da coronavirus, ha però sospeso la validità dell’incentivo dal 28 dicembre all’11 gennaio, periodo che i giapponesi dedicano spesso a brevi vacanze. Da notare, inoltre, che il congelamento dei flussi turistici internazionali ha comportato anche il sostanziale azzeramento delle entrate relative alla Sayonara Tax, il tributo di mille yen che pagano tutti i viaggiatori che lasciano il Giappone in nave o in aereo.

La Abenomics di Suga
Pur apportando una serie di piccoli aggiustamenti, gli assi portanti della politica economica del governo Suga rimangono quelli dell’Abenomics, in cui il fisco rappresenta uno degli strumenti in campo per rendere più competitiva l’economia nipponica, difendere il potere di acquisto dei lavoratori giapponesi e incentivare le nuove assunzioni. È stato deciso, quindi, di favorire ulteriormente gli investimenti in Ricerca & Sviluppo e di potenziare le agevolazioni fiscali per le imprese che aumentano i salari.  Il credito di imposta per Ricerca & Sviluppo è stato quindi aumentato dal 5% al 30% per quelle imprese che hanno registrato un calo delle vendite pari o superiore al 2% rispetto all’anno di imposta precedente. Sul fronte salari si registra, invece, l’impegno a salvaguardare i redditi dei neoassunti con un credito d’imposta pari al 15% della busta paga dei nuovi dipendenti, che arriva al 20% quando l’azienda aumenta le spese di istruzione e formazione del personale. Perché le imprese possano accedere a queste agevolazioni è richiesto che le retribuzioni dei nuovi dipendenti siano superiori almeno del 2% rispetto all’anno precedente. La riforma prevede anche la riduzione degli adempimenti per la presentazione della dichiarazione dei redditi in formato cartaceo (non sarà più obbligatorio apporre la firma o il timbro personalizzato) e per la tenuta dei registri contabili. Saranno inoltre predisposte nuove misure per prevenire le frodi via web.

Ma come va l’economia giapponese?
L’andamento dell’economia giapponese è stato condizionato in maniera molto forte dalla pandemia, in modo simile a molte delle economie capitalistiche più sviluppate. A un calo del prodotto interno lordo nei primi sei mesi dell’anno, preceduto da una contrazione nell’ultimo trimestre del 2019 dell’1,8% imputabile all’aumento dell’Iva, è seguito infatti un rimbalzo del 5% attribuito dagli economisti alla crescita dei consumi delle famiglie (+4,7%). Adesso le prospettive di crescita si fanno più concrete con la firma dell’accordo commerciale di libero scambio firmato a metà novembre da 15 Paesi dell’area Asia-Oceano pacifico, che vede in prima fila lo stesso Giappone, la Cina, il Vietnam e la Corea del Sud. Si tratta di un’area che produce complessivamente il 30% del Pil mondiale.
 

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