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Dal mondo

Giappone: sull'Iva è scontro
fra FMI ed economisti Nobel

Sull'aliquota standard si riapre il confronto di opinioni tra chi è favorevole e chi è contrario all'aumento

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Il Fondo monetario internazionale non cambia idea. Il governo del Giappone dovrebbe innalzare gradualmente e nel più breve tempo possibile l'Iva al 15%. L'indicazione è contenuta nelle dichiarazioni conclusive diffuse dall’ Fmi al termine della visita a Tokyo di qualche settimana fa. Fino a ora il premier Shinzo Abe ha però “fatto spallucce” rispetto alle ripetitive indicazioni del Fondo, supportato fra l'altro dalle recenti dichiarazioni di premi Nobel per l'economia come nel caso di Stiglitz e Sims.

Il rinvio di due anni dell'aumento Iva - Poco più di un anno fa, il capo del Governo aveva infatti annunciato il rinvio di due anni, dal 2017 al 2019, dell’aumento dell’imposta sui beni di consumo dall'8 al 10%. Un incremento rinviato e comunque ancora di ben cinque punti al di sotto dei “desideri” espressi dal Fondo monetario internazionale. A ogni modo, il documento diffuso dal Fondo, al termine della missione, non si limita certo alle critiche, ma riconosce i buoni risultati raggiunti in questi anni di Abenomics e delinea un andamento economico positivo, ma in probabile rallentamento, per l'economia nipponica.
 
I numeri – Il Fondo monetario internazionale prevede una crescita dell'1,3% nel 2017 e dello 0,6 per cento nel 2018. Il documento invita il governo del Sol Levante a sfruttare il momento positivo e a portare avanti le riforme. In particolare, il Fondo suggerisce all'esecutivo Abe di prendere le misure necessarie per aumentare la produttività e – come visto recentemente nel caso della Germania – permettere una crescita reale dei salari. Come? Attraverso una riforma che riduca le disuguaglianze nel mercato del lavoro, anche attraverso misure fiscali.
 
Riformare il mercato del lavoro - “Retribuzione uguale per un uguale mansione”: con questa formula il Fondo monetario internazionale invita il Governo Abe a riformare il mercato del lavoro, favorendo fra l'altro lo sviluppo dell'occupazione femminile e l'inserimento dei lavoratori immigrati, anche attraverso l'eliminazione dei disincentivi fiscali e previdenziali per il lavoro a tempo pieno.
 
Iva: obiettivo 15 per cento. Il no dei Nobel per l'economia – Le indicazioni del Fondo Monetario Internazionale suggeriscono in termini generali una maggiore integrazione fra la politica dei redditi e le misure monetarie e fiscali. Gli obiettivi numerici per le aliquote Iva invece sono ancora una volta chiarissimi. Per fare tornare i conti pubblici occorre realizzare un piano di consolidamento fiscale di cui dovrebbe essere perno l'aumento dell'aliquota dell'imposta sul valore aggiunto: aumenti fra lo 0,5 per cento e l'1 per cento da applicare ad intervalli regolari e “al più presto possibile”, fino a raggiungere almeno la soglia del 15 per cento. Prospettiva di aumento dell'Iva alla quale si è opposto nuovamente, lo scorso marzo, il Nobel per l'Economia Joseph Stiglitz nel corso di un incontro col Consiglio per le politiche economiche e fiscali del governo giapponese. Per Stiglitz, il modo migliore per rimettere in ordine i conti pubblici è invece “cancellare il debito pubblico posseduto dallo stesso Governo”, ossia dalla Bank of Japan.

I dati sul debito pubblico del Giappone - Attualmente il debito pubblico della terza potenza ecomica mondiale è fra i più alti ed è stimato al 246 per cento del Pil (fonte: infoMercatiesteri). Contrario all'aumento dell'imposta sui consumi è anche un altro Nobel per l'Economia, Christopher Sims, dell'Università di Princeton. In una recente visita in Giappone, Sims ha infatti suggerito ai fautori dell'Abenomics di coordinare maggiormente le politiche monetarie – l'Abenomics punta a una inflazione del 2 per cento – e quelle fiscali e di rinviare al momento ogni possibile aumento dell'Iva: insomma, una “ricetta” uguale e contraria a quella ribadita dal Fondo monetario internazionale solo pochi giorni fa.
 
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