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Dal mondo

Giappone: a Tokyo il Fiscal Forum.
Asia rallenta e futuro incerto

Dal 7 all’8 giugno si è svolta la nuova edizione dell’evento in un clima economico diviso tra speranze e perplessità

Tokyo Tower
Tutta l’Asia si è ritrovata a Tokyo. Per due giorni, dal 7 all' 8 giugno, nella capitale del Sol Levante si è fatto il punto sullo stato dell’economia dell’intero continente. In quella che, nello scenario economico mondiale resta ancora la regione più attiva, la crescita dovrebbe rallentare leggermente, fino a raggiungere il 5,3 per cento durante il biennio 2016-17 (dati Fmi). Ma l’Asia non può, ovviamente, essere considerata come un blocco unico e uniforme: al suo interno ci sono infatti economie in competizione e profondamente diverse fra loro: dalla Cina al Giappone, dall’India alla Tailandia.
Occorre allora fare il punto della situazione, facilitare gli scambi e i flussi di informazioni fra i responsabili delle politiche fiscali, tracciare la rotta per una spesa sociale sostenibile e rafforzare le prospettive di crescita in un’ottica comune, nel contesto di un futuro fiscalmente incerto. Questi sono gli obiettivi di fondo del Forum giapponese, con la partecipazione di circa 100 alti funzionari di agenzie fiscali ed esperti di organizzazioni interazionali, think tank e ricercatori del settore. 
 
La parola a Furusawa - Il Tokyo Fiscal Forum si è svolto in un Giappone in cui il premier Shinzo Abe - accogliendo i suggerimenti del Nobel Joseph Stiglitz e rigettando le proposte del Fondo monetario internazionale -  ha annunciato il rinvio di due anni, dal 2017 al 2019, dell’aumento dell’Iva al 10%. Ad aprire il dibattito, con il discorso d’apertura  “Achieving Sustainable Social Spending” disponibile sul Web, è proprio Mitsuhiro Furusawa, vicedirettore generale del Fmi. L’intervento si concentra su tre punti: l’aumento della disparità dei redditi, l’assistenza sanitaria e il sistema pensionistico.
 
Disuguaglianza dei redditi, l’allarme del Fmi  – “L’aumento della disparità dei redditi – precisa Furusawa – può essere dannoso per la crescita economica. È essenziale per i responsabili politici bilanciare le politiche in modo tale di fare fronte alla transizione demografica e alla crescente disparità di reddito con l’imperativo di mantenere una sana gestione fiscale”. Quali sono le soluzioni proposte dal Fmi? “I politici – spiega il vicepresidente del Fmi – hanno bisogno di portare avanti le riforme strutturali, sostenute da adeguate politiche monetarie e politiche fiscali ben progettate. L'assistenza sanitaria e le pensioni sono un pezzo importante del programma di riforme strutturali in Asia”.
 
Sistema sanitario, le difficoltà dei Paesi in via di sviluppo – Secondo l’esponente del Fmi costruire dei sistemi sanitari più forti può, nel medio periodo, contribuire a ridurre quella disparità di reddito che Furusawa indica come uno dei mali più gravi e diffusi nello scenario economico. Il rapporto fra i costi e la reale efficienza del servizio deve essere preso più seriamente nel determinare la copertura dei servizi dell’assistenza sanitaria universale. “Ma per raggiungere questi obiettivi in modo fiscalmente sostenibile – spiega il vicepresidente del Fondo–  è necessario garantire la futura vitalità dei programmi sanitari.  Attualmente,  molti paesi di in via di sviluppo hanno invece uno spazio di manovra fiscale ridotto a causa dei rapporti relativamente bassi fra le entrate pubbliche e il Prodotto interno lordo”.
 
Il nodo pensioni, fra invecchiamento della popolazione e riduzione della forza lavoro – Una sfida comune ai paesi dell’area asiatica è, sostiene Furusawa, quella di “preparare i sistemi pensionistici ad accogliere la transizione demografica in modo sostenibile. L’invecchiamento della popolazione – prosegue l’esponente del Fondo –  aumenterà i costi delle prestazioni pensionistiche, mentre i tassi di fertilità più bassi si tradurranno in una forza lavoro più piccola e in minori entrate. Tuttavia le tendenze demografiche sono soggette a incertezze e molti paesi hanno sperimentato cambiamenti demografici imprevisti, che hanno imposto oneri fiscali altrettanto imprevisti sui sistemi pensionistici pubblici”.
 
 
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