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Dal mondo

Global tax per le multinazionali.
Primi passi a Bruxelles

In una proposta di direttiva della Commissione, la tassazione minima del 15% dell'accordo internazionale di ottobre

unione europea

L’accordo internazionale sulla global tax per le grandi multinazionali targato Ocse e G20 ha fatto il suo ingresso nel processo legislativo dell’Ue. Lo scorso 22 dicembre la Commissione europea ha infatti varato una proposta di direttiva che introduce nell’Ue un livello di tassazione minima del 15%, come concordato dai 137 Paesi firmatari dell’accordo di ottobre, sui profitti dai grandi gruppi presenti in Ue con una società madre o una controllata. Tecnicamente il testo della direttiva ripercorre da vicino gli elementi portanti del secondo pilastro dell’intesa dell’Inclusive framework di Ocse e G20 – già sottoscritta autonomamente al tavolo internazionale da tutti gli Stati membri Ue con l’unica eccezione di Cipro – armonizzandoli rispetto al contesto normativo europeo, in particolare per quanto riguarda la libertà di stabilimento per le imprese. Avendo la sua base giuridica nell’articolo 115 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, la proposta dovrà essere approvata all’unanimità da parte del Consiglio e acquisire il parere del Parlamento e del Comitato economico e sociale. La direttiva approvata dovrà quindi essere recepita dagli Stati membri con tempi che per la Commissione dovranno essere molto rapidi: l’intenzione è far partire la maggior parte delle regole già dal 1° gennaio 2023 e completare il quadro dal 1° gennaio 2024.

Gli ingranaggi della minimum tax europea
La direttiva fa propri i due meccanismi del pacchetto GloBE, ovvero le due discipline complementari del modello Ocse – la regola principale dell’Income Inclusion Rule (IIR) e la regola secondaria Under Taxed Payments Rule (UTPR) - che nel loro insieme garantiscono il livellamento effettivo dell’imposta sui profitti ad almeno il 15% stabilito dall’accordo a due pilastri. La direttiva europea ne prevede l’applicazione a qualsiasi grande gruppo, multinazionale (come nell’intesa) ma anche nazionale, presente in uno Stato membro dell'Ue che abbia un fatturato consolidato di almeno 750 milioni di euro e dettaglia inoltre le regole per il calcolo del livello di tassazione minima e dell’imposta integrativa, i casi particolari, gli obblighi dichiarativi che deriveranno dall’entrata in vigore del nuovo regime, le esclusioni.
Il testo della Commissione ripropone alcune eccezioni già fissate dall’accordo, ad esempio il fatto l’esenzione dalla tassazione minima di un importo di reddito corrispondente al 5% del valore dei beni materiali e al 5% dei salari (con la previsione di un periodo transitorio dei primi 10 anni con soglie più alte che andrebbero a degradare progressivamente fino a fissarsi al 5%) e l’esclusione dalla tassazione minima del 15% dei redditi prodotti in giurisdizioni in cui il business sia considerabile marginale, dove l’impresa non arriva a produrre 10 milioni di ricavi un milione di profitti l’anno come media coi due precedenti. Inoltre il testo della direttiva accoglie un’esclusione transitoria di cinque anni per i gruppi multinazionali nella fase iniziale del processo di internazionalizzazione della propria attività.
Le regole interagiranno e si armonizzeranno con l’assetto normativo europeo preesistente: in particolare, la disciplina CFC (Controlled foreign companies) della direttiva Atad continuerà ad applicarsi normalmente e le imposte aggiuntive derivanti da controllate situate in giurisdizioni a bassa tassazione saranno tenute in conto per stabilire il livello di tassazione effettiva applicata da quella giurisdizione ai fini dell’applicazione della nuova Income Inclusion Rule.
Il testo integrale della proposta è visualizzabile sul sito della Commissione.

Primo pilastro della global tax risorsa propria per l’Unione europea
Ma a farsi europea non sarà solo la tassazione effettiva minima. Oltre a presentare il testo della direttiva sul secondo pilastro, lo scorso 22 dicembre la Commissione ha anche annunciato la proposta di tre nuove fonti di risorse proprie per l’Ue che negli anni a venire potranno contribuire al rimborso degli importi raccolti sul mercato nell’ambito del Next generation Eu e a finanziare il Fondo sociale per il clima previsto dal progetto di transizione ecologica dell’Ue (vedi articolo Fit for 55, le misure verdi dell’Ue. La tassazione dell’energia si ristruttura). La Commissione individua una di queste fonti negli effetti che deriveranno dall’applicazione dell’altra metà dell’accordo sulla Global tax, ossia la redistribuzione parziale tra le giurisdizioni fiscali dei diritti di imposizione (il cosiddetto primo pilastro dell’accordo). La proposta di direttiva per la realizzazione di questa parte dell’intesa è ancora in cantiere e dovrebbe finalizzarsi nel corso del 2022 una volta che sarà firmata la relativa convenzione multilaterale. In ogni caso, le previsioni della Commissione stimano che a regime le entrate frutto della redistribuzione parziale dei profitti prevista dall’accordo internazionale potrebbero portare al bilancio dell’Ue tra i 2,5 e i 4 miliardi di euro all’anno.

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