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Dal mondo

Iraq: più sono agiati e istruiti,
più cercano favori fiscali

A indicarlo l’ultimo rapporto Onu, pubblicato nei giorni scorsi, che disegna profili positivi e richiami oscuri

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L’ultimo rapporto Onu sull’Iraq disegna profili indubbiamente positivi, cui si sommano note, anzi, richiami piuttosto oscuri. Insomma, il diritto alla rappresentatività e alla dialettica democratica sale nello score dei principi che il popolo iracheno sente propri e inalienabili, tanto che oggi esistono due categorie, eletti ed elettori, fino a qualche anno fa fiabesche. Purtroppo, le novità indicano anche un vero e proprio boom dei casi di corruzione, oramai talmente diffusa da essere stata indirettamente promossa a indicatore socio-economico di rilievo. Infatti, almeno 12 cittadini iracheni su 100, ogni 12 mesi, quindi nel corso d’anno, si trovano nella condizione di pagare o distribuire mance, tangenti o comunque somme di denaro a pubblici ufficiali con l’obiettivo di accelerare pratiche amministrative, ottenere favori o fare in modo che qualche occhio si chiuda, anzi, proprio non si apra. Ulteriore novità, il balzo avanti dei regali fiscali destinati a ottenere favori o a corrompere, per realizzare veri e propri illeciti, centinaia di ufficiali del fisco iracheno. Insomma. L’arrivo della democrazia sembra aver risvegliato, o acceso, una particolare affezione contabile dei contribuenti iracheni nei confronti delle tasse, delle imposte e dei diversi balzelli che sono chiamati a versare.
 
Fuori i numeri, 10 contribuenti sono “tax bribery addicted” – Dall’indagine realizzata dall’Onu, e riferibile al 2012, ogni anno almeno il 10% dei contribuenti fa ricorso alla mancetta fiscale. Insomma, una sorta di tassa aggiuntiva. Il tag, cioè i costi di questi esborsi, sono invariabilmente variegati e talmente diversificati da rendere persino impossibile, ad oggi, una esatta quantificazione su di un valore medio. Comunque, ci si può imbattere in pochi dollari, per aggiungere una deduzione di cui non si ha diritto a beneficiare, fino ad alcune migliaia di dollari per le esenzioni speciali che premiano determinate imprese, ecco appunto “determinate” aziende a patto che rientrino entro ben delimitati paletti fiscali, finanziari e più in generale territoriali e strutturali. In questo caso, soprattutto in alcuni periodi dell’anno, si assiste, in decine di uffici dell’Amministrazione finanziaria, a vere e proprie compravendite di benefici fiscali. Ma i casi di maggior rilevanza, fiscale, sono originati dale casistiche che hanno come obiettivo le dichiarazioni dei redditi nella loro interezza. In pratica, documenti fiscali che ci sono ma non si vedono, o almeno non sono osservati dai funzionari o dai responsabili che ne hanno cura. Naturalmente, ogni cosa ha il suo prezzo.
 
Chi paga, l’uomo o la donna? – Naturalmente l’uomo. In una società, come quella irachena, impensabile che le donne siano le gestrici dell’eventuale mancetta destinata ad alleggerire il carico fiscale della famiglia, o della coppia, o ancora, dell’impresa. Sbagliato! Nel corso del decennio passato in diverse aree irachene s’è assistito a un deciso riposizionamento degli equilibri uomo-donna. I tecnici dell’Onu non si sono quindi sorpresi nel registrare un’incidenza significativa anche delle donne, non soltanto degli uomini, come pagatrici nette di tangenti, mance e somme destinate alla corruzione di ufficiali del fisco. In pratica, il 35% delle mani che consegnano la mancia fiscale sono di donne, mentre il 65% di uomini. Il resto non cambia sì, ma ciò che muta è l’ingresso sempre più evidente del fattore femminile nella gestione della contabilità. Un fenomeno in decisa crescita segnalato anche dall’avvio di attività imprenditoriali gestite da donne in settori un tempo appannaggio esclusivo dell’uomo, almeno in Iraq.
 
Quanti agenti del fisco chiedono o ricevono offerte di corruzione? – Il dato non fa piena luce. Infatti, ogni 12 mesi, sarebbero almeno 250 gli ufficiali dell’Amministrazione finanziaria destinatari o richiedenti una somma extra-fisco in cambio di favori. Di questi, almeno il 60% agirebbero in via autonoma, quasi rituale “mi dia x e le garantisco y Punto”. Il restante 40%, invece, sarebbe oggetto di offerte in denaro che generalmente accetta, con rare eccezioni.
 
Chi ricorre al supermarket della mancia fiscale – Anche in questo caso gli esperti e gli analisti che hanno redatto il rapporto sulla corruzione in Iraq lasciano trasparire un certo stupore. Infatti, le categorie principali dei fruitori dell’extra-tassa o mancia fiscale sono: innanzitutto, benestanti o comunque con redditi sopra la media, naturalmente secondo i parametri della società irachena, mentre sotto il profilo dell’istruzione risultano, in gran parte, o laureati o con studi superiori. In altre parole, i più agiati e istruiti sembrano i più propensi a comprare favori dal fisco.
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