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Dal mondo

Irlanda: prima della classe
nel 2014 secondo l’Ocse

L’aggiornamento dell’indagine sullo stato dell’economia traccia un profilo attuale del sistema Paese

Ocse
La crisi è passata. Dopo sette lunghi anni di grandi sofferenze, l’economia irlandese è decollata e non sembra voler smettere di crescere. L’Ocse prevede che il Pil irlandese crescerà anche nei prossimi anni. Mentre nel 2014 ha toccato un tasso di crescita del 5,2%, per il futuro si ipotizzano percentuali del 5% nel 2015 e del 4% nel 2016. Ma non basta, ormai anche le finanze pubbliche sono sotto controllo. All’inizio della crisi, nessuno ci avrebbe mai sperato.
 
I segreti del successo
Certo, Dublino ospita le sedi europee delle più grandi società dell'economia digitale globale. Le sedi continentali di Google, Facebook, Twitter, LinkedIn, Airbnb hanno proprio casa qui. E non è difficile immaginare perché, viste le agevolazioni fiscali garantite dal governo irlandese. Ma non è solo questo elemento ad aver determinato l’incredibile successo del Paese cattolico.
La disoccupazione complessiva è in calo (è scesa dal 15 al 10 per cento), il deficit fiscale continua a restringersi, il debito pubblico è in fase di diminuzione, il settore bancario è stato ristrutturato e ricapitalizzato e la pubblica amministrazione è diventata più efficiente.
L'indagine, presentata a Dublino dal Segretario Generale Angel Gurría e dal ministro delle finanze del governo irlandese, Michael Noonan, insomma ci dice che l'economia dell’isola nordeuropea poggia su una base molto più solida rispetto a quanto fosse prima dell’inizio della crisi.
Sperequazioni? Per l’Ocse nell’ultimo biennio c’è stata anche la riduzione delle differenze tra i redditi, e il merito andrebbe attribuito ai meccanismi di trasferimenti sociali operati dal sistema di welfare nazionale. Inoltre i prezzi del settore immobiliare hanno ricominciato a crescere. Anche questo aiuta, almeno chi vuole vendere.
 
Dove intervenire e cosa riformare, ecco le ricette di Parigi
Nel consueto stile Ocse, l'indagine suggerisce all’Irlanda di approvare ulteriori riforme per permettere all’economia di realizzare un aumento di produttività, in particolare nel settore delle piccole e medie imprese. La produttività è vista infatti dall’Organizzazione di Parigi come un fattore chiave.  Per rendere la crescita più inclusiva, però, bisogna fare di più. Prioritario sarà ridurre ulteriormente i livelli di disoccupazione ancora troppo alti, in particolare per quanto riguarda i giovani e i soggetti assenti dal mercato del lavoro da molto tempo. Al momento circa 120mila persone sono senza occupazione da più di un anno. Ancora, il governo in carica dovrebbe continuare sul percorso intrapreso per potenziare i programmi di formazione per i lavoratori.
 
Il settore portuale e le utility
Altre raccomandazioni riguardano il rafforzamento della concorrenza (specie in settori vitali come quello portuale e quello delle utilty) e il potenziamento delle infrastrutture e dei trasporti pubblici. Sono inoltre necessari ulteriori sforzi per rafforzare ulteriormente il sistema bancario. L'indagine infine incoraggia l'Irlanda ad approfittare della forte ripresa economica per accelerare la riduzione del deficit e far sì che il debito pubblico, che si attesta al 108% del Pil, si riduca a una velocità maggiore di quella attuale.
 
Mercato del lavoro e tenore di vita, occhio alle disuguaglianze
La disoccupazione è scesa di ben 5 punti percentuali, attestandosi al 10%, ma è ancora al di sopra della media Ocse (6,8%). Certo, resta inferiore alla media dell'area Euro (10,9%) e non è poca cosa.
Ma soprattutto, l’Irlanda crea più di 1.000 posti di lavoro alla settimana, la maggior parte dei quali con contratti full time. Il Paese è sulla strada giusta, ma il debito pubblico lo rende particolarmente vulnerabile agli shock provenienti dall’esterno. “Con la crisi economica nello specchietto retrovisore”, ha dichiarato il segretario dell’Ocse Gurría, “ora è il momento di garantire la ripresa, e far sì che il benessere sia alla portata di tutti.”
In conclusione, la vera sfida sarà non accontentarsi: non limitarsi a continuare nella stessa direzione, e assicurarsi che la ripresa sia sempre più sostenibile e inclusiva. Nel caso dell'Irlanda, assicurare una crescita che sia inclusiva significherà anche lavorare duro su emigrazione e immigrazione, riportando a casa quelli che hanno lasciato il Paese negli ultimi anni (e sono tanti) e integrare meglio quelli che sono arrivati ​​negli ultimi 15 anni e che continuano ad arrivare in cerca di occupazione e livelli maggiori di benessere.
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