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Irlanda, un referendum di "peso"che vale una ratifica

Atteso entro oggi l'imprimatur definitivo alla approvazione del Trattato europeo di Lisbona legata al sì o al no degli elettori

irlanda al voto

Il 2 ottobre segnerà per l'Irlanda la conclusione del processo di ratifica del Trattato di Lisbona. Il Trattato di Lisbona, modificativo del Trattato sull'Unione europea e del Trattato che istituisce la Comunità europea, è stato firmato nella capitale portoghese il 13 dicembre 2007 dai rappresentanti dei 27 Stati membri ma, a norma dell'articolo 6, dovrà essere ratificato in conformità alle relative norme costituzionali dagli Stati membri, perché possa esserne decretata l'entrata in vigore nel 2010.

Il fronte del no e il primo diniego
I cittadini irlandesi sono stati chiamati alle urne il 12 giugno 2008 per il referendum sul Trattato europeo di Lisbona e il prevalere del fronte del dissenso ha fatto sì che venisse sospeso il processo europeo di riforma istituzionale. Il motivo del referendum riposa nella norma costituzionale che ne prevede l'obbligo tassativo. L'Irlanda è tra i Paesi che devono ancora completare il processo di ratifica (Germania, Polonia, Repubblica Ceca) ed è l'unico a sottoporre a referendum il Trattato di Lisbona. Durante il vertice dell'11 e 12 dicembre 2008, i capi di Stato o di Governo dell'Unione Europea hanno, tuttavia, ottenuto dall'Irlanda l'impegno a ripetere il referendum sulla ratifica L'attesa collettiva dei 27 è tanta: se prevalesse la fronda dei favorevoli cadrebbero i baluardi opposti con la precedente consultazione all'entrata  in vigore del Trattato.

Possibile una inversione di tendenza
Le previsioni per il 2 ottobre registrate dai sondaggi si rivelano possibiliste sull'inversione di tendenza malgrado il fatto che il periodo successivo alla negata adesione sia molto breve. Al di là del pressing politico, sembra più sensato rilevare i due fattori prioritari addotti dagli analisti, solitamente non inclini al cabalismo, per spiegare il perché dell'apertura ai contenuti del documento sottoscritto nella capitale portoghese. Dagli studi condotti emerge che il trend negativo dell'economia irlandese assume un ruolo prioritario a favore dell'adesione. Il secondo fattore risiede nella sede di certezza giuridica e di garantismo anelata nei mesi passati e soddisfatta di recente in occasione del Consiglio europeo del 18 e 19 luglio 2009 con la lapidaria assicurazione  che l'Unione europea non deprimerà le decisioni assunte dagli organi interni in materia di  politica fiscale, aborto, diritto di famiglia e neutralità militare.

Questioni di rilievo e garanzia giuridica
Tali rassicurazioni sono state formalmente espresse in due distinte disposizioni. La prima è la decisione dei Capi di Stato o di Governo dei 27 Stati membri dell'Unione europea, riuniti in sede di Consiglio europeo; la seconda è la dichiarazione solenne sui diritti dei lavoratori, la politica sociale e altre questioni. La decisione, si legge nel documento sulle conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo, "offre la garanzia giuridica che talune questioni che preoccupano il popolo irlandese non saranno pregiudicate dall'entrata in vigore del Trattato di Lisbona; il suo contenuto è pienamente compatibile con il trattato di Lisbona e non richiederà una nuova ratifica di tale trattato; la decisione è giuridicamente vincolante e prenderà effetto alla data di entrata in vigore del trattato di Lisbona".

Il protocollo allegato al Trattato
Le disposizioni contenute nella decisione entreranno in un protocollo che sarà allegato al Trattato sull'Unione europea e al Trattato sul funzionamento dell'Unione europea in occasione del prossimo trattato di adesione (probabilmente con l'ingresso della Croazia nell'UE previsto nel 2010). Tra poche decine di ore vedremo il segno della polarizzazione ideologica e la possibilità di una unanime condivisione delle nuove regole per il funzionamento dell'Unione europea allargata a 27 codificate nel testo del Trattato che interviene significativamente nel contenuto dei diritti fondamentali e nella definizione della natura giuridica delle istituzioni comunitarie. Il Trattato fa divenire vincolanti i diritti dei cittadini della Carta fondamentale e attribuisce personalità giuridica all'Unione europea che, quindi,  potrà essere legittimata a firmare i trattati internazionali.
La nuova figura del  Presidente dell'Unione europea, che durerà in carica due anni e mezzo, rappresenterà l'Ue nelle sedi internazionali segnando la fine della rotazione semestrale che sarà mantenuta per i consigli dei ministri.

Le altre determinazioni
La figura dell'Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza che non soltanto assumerà i ruoli dell'Alto rappresentante per la politica comune estera e di sicurezza e dal Responsabile delle relazioni esterne della Commissione europea ma sarà anche vicepresidente della Commissione Ue (di cui, peraltro, dal 2014 sarà ridotto il numero dei componenti per giungere in futuro a un numero pari a due terzi degli Stati membri, che saranno presenti nell'esecutivo europeo a rotazione).
Vengono attribuiti maggiori poteri di intervento all'Europarlamento per approvare la legislazione europea in particolare nelle aree di giustizia, sicurezza, immigrazione, trattati internazionali e bilancio e, nel contempo, verrà contenuto il numero dei membri da 785 a massimo 751 (l'Italia passa da 78 a 73).

La partecipazione politica
I cittadini comunitari avranno maggiori poteri di partecipazione politica in quanto potranno lanciare un'iniziativa legislativa raccogliere almeno un milione di firme in diversi Stati membri. Il potere di veto tra i 27 viene escluso in 45 ambiti di decisione (resterà nei settori fisco e difesa) mentre le decisioni nel Consiglio verranno prese (dal 2017 in maniera completa) con un sistema di voto a doppia maggioranza (55% dei Paesi che rappresentano il 65% della popolazione). Tra i settori d'intervento merita, infine, di essere menzionata la svolta epocale nella politica energetica e ambientale volta a contrastare il riscaldamento globale nonché la politica commerciale fondata sulla  "concorrenza equa". Il perseguimento della sicurezza comune è codificato nella clausola di solidarietà in caso di attacchi terroristici o altri disastri.

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