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Dal mondo

Irlanda: la tigre celtica decide
di aprire le porte all’IMU

Il governo provvede a ridisegnare la nuova imposta sulla proprietà con un occhio di attenzione al modello italiano

un gatto apre la porta di una credenza
La “Tigre Celtica” getta la spugna, anzi, il mattone. L’IMU in versione irlandese, la nuova imposta sulla casa, si farà. Quando? A partire dal 1° luglio 2013. Gettito atteso? Considerando che l’entrata in vigore sarà spalmata sull’ultimo semestre del prossimo anno, quindi per un periodo di soli 6 mesi, il Dipartimento delle Finanze ha fissato la stima del quantum atteso in 250milioni di euro. Questo significa che sull’intero anno il gettito dovrebbe raggiungere la soglia standard di 500milioni di euro, mezzo miliardo, quanto basta per assicurare una significativa entrata extra-cash da reindirizzare a breve sul capitolo del debito.
 
L’imposta sulla proprietà tra i desiderata contabili dei grandi creditori - Il battesimo della nuova imposta sulla proprietà è ben esplicitato all’interno del pacchetto fiscale, quasi 200 nuove misure, contenente le richieste avanzate congiuntamente sia dal Fondo Monetario Internazionale sia dalla Commissione europea come precondizioni ineludibili alla liberazione dei finanziamenti necessari per assicurare il salvataggio del Paese, nel 2008 sull’orlo della bancarotta. In pratica, dopo aver introdotto nell’anno in corso, per un periodo transitorio, un’imposta di base, fissa, pari a 100 euro da versare per ogni singola unità immobiliare di proprietà, a partire dall’anno che oramai è alla finestra si è provveduto a rendere questo regime di tassazione non soltanto definitivo nel tempo ma progressivo nelle modalità che ne guideranno il calcolo delle somme da pagare.
 
Il muro del milione di euro proietta l’IMU oltre i redditi medi – Come si calcola l’IMU celtica? In pratica, il parametro di riferimento è costituito dal valore di mercato dei singoli immobili. Sulla base di questo valore, infatti, si applicherà un’imposta pari allo 0,18%. L’unico discrimine è costituito dal margine del milione di euro. Se l’unità abitativa in esame oltrepassa questo margine, il tasso applicabile salirà dallo 0,18% standard fino allo 0,25%. Introducendo questa curva marginale nel regime di tassazione l’IMU celtica acquisirebbe una sorta di stato “progressivo”, fuoriuscendo dal modello classico della flat tax, cioè d’uno schema impositivo fondato esclusivamente su di un prelievo unico, omogeneo ed uniforme, quindi non soggetto ad alcuna variazione di valore. Dunque, un passo avanti importante che i responsabili dell’economia, con in testa l’attuale ministro delle Finanze, Michael Noonan, hanno largamente celebrato, soprattutto con l’intento di rassicurare i ceti medio-bassi. Insomma, il picco del prelievo dovrebbe ricadere sulle spalle, anzi, sia sui mattoni che sulle tasche, dei ceti più abbienti.
 
Dubbi da mercante, anzi, da mercato – Comunque, gli interrogativi non mancano, soprattutto avanzati dai protagonisti del mercato immobiliare, con la Federazione dei costruttori in primo piano. Il settore della casa, infatti, è in lenta ma costante ripresa, e non sono pochi gli osservatori che guardano con sospetto al lancio di questa nuova imposta. Il timore è che possa arrestare la ripresa del mercato immobiliare. Dubbi quindi, a cui lo stesso ministro ha replicato ieri illustrando le misure associate al nuovo regime di tassazione della proprietà che mirano a rafforzare piuttosto che a frenare la ripresa del settore. Tra le misure che accompagneranno l’imposta sulla proprietà, infatti, compaiono anche diverse possibili esenzioni. Innanzitutto, ogni abitazione che sarà acquistata e che risulterà in precedenza non occupata, non sarà soggetta al versamento dell’imposta, almeno fino al 2016. Allo stesso tempo, l’acquisto delle prime case e di unità residenziali non ancora ultimate realizzati nel corso del 2013 potranno anch’esse scontare il versamento dell’imposta che sarà rimandato d’un anno. E per concludere, anche l’imposta sui guadagni di capitale derivanti da acquisti e vendite di immobili, resterà immutata, se le compravendite avranno effetto entro un certo periodo, non a breve. Una sorta di mini-bonus proiettato come calmiere fiscale del mercato, privo di effetti bloccanti. Naturalmente, i costruttori reclamano l’aggiunta d’una norma che premi i sottoscrittori di mutui immobiliari, con l’intento esplicito di spingere il mercato ad una crescita che in molti, in realtà, ritengono drogata nel caso si tornasse al “come era” antecedentemente all’esplosione della bolla immobiliare quando una serie di misure fiscali e di benefit avevano finito per alleggerire talmente l’investimento sul mattone da determinare una crescita esponenziale, e ingiustificata, dei prezzi.
 
La Tigre dice no – L’unico “NO”, chiaro, forte e irremovibile, riguarda l’innalzamento dell’imposta sui profitti. Pettegolato con insistenza, da Washington e Bruxelles in tandem, il suggerimento ha riscontrato un vero e proprio muro di sordità a Dublino. Di fatto, la tesi dei responsabili dell’economia irlandese è che la scalata al ribasso del deficit, dall’8,2per cento stimato per l’anno in corso, al 7,5% per l’anno a venire e il 5,1% per il 2014, fino al 2,9%, quindi sotto l’asticella di rischio del 3%, da centrare nel 2015, potrà comunque essere assicurata e potenziata grazie alla stretta avviata sul sistema pensionistico, con un taglio netto dei benefici e delle detrazioni per le pensioni superiori ai 60mila euro, e con l’introduzione della stessa imposta sulla proprietà che, nel triennio a venire, dovrebbe assicurare almeno 1,7miliardi di euro di extra-gettito. Insomma, non si riscontrerebbe affatto la necessità di sollevare in alto l’aliquota che, da anni, governa l’imposta sui profitti e che, anche in futuro, rimarrà incollata sullo scoglio del 12,5%.
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