Israele: in dirittura d’arrivo
la mini imposta sui profitti
La nuova misura di riduzione del peso del fisco interesserà soltanto le imprese del settore tecnologico
La nuova imposta sui profitti, quasi invisibile, ma non di nicchia – Attualmente il fisco riscuote il 30per cento sui profitti delle grandi aziende e il 25 per cento sui dividendi distribuiti dai medesimi attori. Le novità allo studio prevedono una doppia ritirata, non progressiva ma immediata, del fisco dai bilanci delle multinazionali. In pratica, l’aliquota sui profitti scenderà dal 30 al 6%, mentre i dividenti saranno tassati al 4 e non più, come accade ora, al 25%. Naturalmente, hanno precisato i responsabili dell’Economia, la nuova misura di riduzione del peso del fisco non interesserà indistintamente tutte le grandi aziende ma soltanto quelle appartenenti al settore delle tecnologie, o high-tech. Un numero esiguo di operatori? Sbagliato. Infatti, il comparto dei tecnologici in Israele è probabilmente il più esteso sul piano economico, dato che sono più di 3mila gli operatori attivi mentre le grandi multinazionali con fatturati di decine di miliardi sono all’incirca 250. Insomma, non è una casualità che dal settore provenga il 40% dell’export di Israele con i Paesi esteri partner commerciali e il 12% dell’intero prodotto lordo. Dunque, si tratta d’un comparto strategico di valore e centrale per lo sviluppo dell’economia interna.
Prossima mossa, l’Ocse – Israele s’aggregherà al contempo ai Paesi Ocse che aderiranno e faranno proprie le politiche dettate dalla Beps, come elaborate dalla stessa Organizzazione parigina. Al riguardo, alcuni hanno posto dei dubbi sulla scelta manifestata da Israele come distante dal piano Ocse. La risposta dei ministri competenti è stata immediata. Il Governo, infatti, intende applicare la linea strategica di fondo tracciata proprio dall’Ocse e relativa al trattamento fiscale dei diritti di proprietà derivanti dai nuovi prodotti o servizi sviluppati e dai brevetti registrati. In particolare, ha aggiunto il ministro delle Finanze israeliano, in parallelo al taglio delle aliquote seguirà anche la revisione della legge sui brevetti. Le nuove misure imporranno alle multinazionali high-tech la registrazione dei nuovi prodotti nel Paese stesso dove operano e risultano localizzati i loro centri di ricerca e sviluppo. Si da il caso che proprio in Israele abbiano la loro sede centinaia di centri di ricerca e di sviluppo delle più grandi aziende attive nel ramo delle tecnologie, inclusi i giganti statunitensi e i colossi europei, nessuno escluso. Nemmeno il mondo dell’high-tech asiatico può chiamarsi fuori. Conseguentemente, la riturata del fisco dai conti di queste aziende correrà però in parallelo con l’impossibilità dei medesimi operatori privati di poter trasferire la proprietà intellettuale legata ai loro prodotti e servizi in paradisi fiscali. I brevetti saranno registrati in Israele, cosi come i proventi e i guadagni derivanti dal loro sfruttamento saranno sottoposti a tassazione in Israele. Certo, applicando aliquote mini, ma in Israele, non in territorio offshore.