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Malesia, ecco la digital tax
per i servizi fruiti sul web

Dal 1° gennaio 2020 un’imposta del 6% colpirà le società straniere con fatturato oltre i 500mila ringgit

panorama malese

Lo scorso 8 aprile, la Malesia ha approvato una legge che introduce un’imposta sui servizi digitali, che entrerà in vigore il 1 ° gennaio 2020. In base alla nuova disciplina, i fornitori stranieri di servizi digitali con un fatturato annuo superiore a 500mila ringgit malesi (circa 100mila euro) sono tenuti a registrarsi presso il Dipartimento delle dogane del Paese e ad applicare un’imposta indiretta del 6% sui servizi forniti a clienti residenti malesi e consumati in Malesia. Dopo Singapore, la Malesia è il secondo Paese del Sud-Est asiatico a introdurre questa tipologia di imposta il cui obiettivo è quello di garantire parità di condizioni tra le aziende locali e quelle straniere e tra i fornitori di servizi online e quelli che operano offline.

Come funziona la nuova imposta
Dal 1°gennaio 2020, sui servizi digitali offerti ai consumatori da società ubicate fuori dalla Malesia si dovrà pagare una imposta pari al 6%, per i volumi di affari  superiori a 500mila ringgit malesi. In questo caso, inoltre, i fornitori dei servizi digitali dovranno necessariamente registrarsi presso il Dipartimento delle dogane del Paese. Una volta registrati, devono addebitare l’imposta del 6% sul valore del servizio digitale fornito ai consumatori in Malesia ed emettere una fattura o un documento con indicazioni specifiche per il consumatore in relazione alla transazione del servizio digitale sia in formato elettronico che cartaceo. Inoltre, per ogni periodo imponibile - della durata di tre mesi - devono presentare una dichiarazione dei redditi e mandare l’imposta riscossa al Dipartimento delle Dogane, entro l’ultimo giorno del mese successivo alla fine del periodo imponibile. Infine, sono tenuti a conservare registrazioni complete, veritiere e aggiornate di tutte le transazioni che incidono o possono incidere sulla loro responsabilità per quanto riguarda l’imposta per un periodo di sette anni. Ma cosa si intende per servizi digitali? Possono essere ricomprese in questo ambito, per esempio, le piattaforme di streaming on demand o i servizi finanziari.
E chi è considerato consumatore ai fini dell’imposta? In genere, il consumatore è colui che acquista beni o servizi per uso personale e non per fini commerciali. Ai fini della nuova imposta, la nozione di consumatore include, invece, qualsiasi persona che risponde a due su tre condizioni (cioè effettua pagamenti, acquista servizi digitali o risiede in Malesia). Per esempio, una persona che acquista per conto di un’altra potrebbe essere definita come un consumatore ai fini fiscali per i servizi digitali.

Il contesto
Perché la Malesia ha scelto di introdurre questa nuova imposta? Il numero dei servizi digitali offerti dalle imprese ai consumatori è significativamente incrementato negli ultimi anni. Contestualmente alla crescita esponenziale registrata negli ultimi anni dall’economia digitale, si sono create condizioni di disparità tra le aziende di servizi che operano offline e quelle che operano attraverso il web. La Malesia ha quindi deciso di istituire la nuova imposta per garantire condizioni di parità tra le imprese multinazionali straniere e quelle locali. Infatti, le grandi società estere che forniscono servizi digitali nel Paese spesso riescono a ridurre il proprio carico fiscale in Malesia, per esempio non formalizzando la propria presenza sul territorio attraverso il riconoscimento di una stabile organizzazione. Queste aziende dichiarano i loro profitti nello Stato in cui hanno la propria sede legale, facendo sì che altri Paesi, come la Malesia, perdano potenziali entrate fiscali.

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