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Dal mondo

Mauritius, l’isola bagnata dall'Oceano e agevolata dal "Fiscus"

Per attrarre gli investimenti esteri il governo locale ha messo a punto una politica fiscale differenziata di tipo "multilevel"

Dal 1994 è possibile rimpatriare i capitali investiti e i profitti maturati liberamente, senza sottostare al preventivo placet della Banca Centrale mentre i dividendi distribuiti dalle società residenti sull’isola sono esenti da imposta. Inoltre sono stati creati di recente diversi canali di attività,  distinti per oggetto di investimento,  per tipologia di investitore e per quantità di capitale investito.
L’immagine che l’isola di Mauritius evoca in ognuno di noi è inevitabilmente legata allo stereotipo dell’isola tropicale, della vacanza da sogno e della natura incontaminata. Insomma siamo inevitabilmente condizionati da una immagine che non va oltre le brochure di un tour operator. L’attuale contesto socio-economico della Repubblica di Mauritius è ben diverso, attesi gli sforzi che questo Stato sta facendo per affermarsi sulla scena internazionale. Questa piccola isola dell’Oceano Indiano, ad est del Madagascar, rappresenta, nei fatti, un esempio di sviluppo economico di successo.
Uno sviluppo lento e graduale
A partire dal 1968, quando venne dichiarata l’indipendenza, dopo circa cinque secoli di occupazione da parte di altre potenze europee di cui l’ultima, in ordine di tempo, è stata ad opera della Gran Bretagna, il Paese ha conosciuto uno sviluppo graduale e costante. E questo passando da una economia povera basata sull’agricoltura a una economia diversificata in cui i quattro settori fondamentali sono la produzione di zucchero, l’industria tessile, il turismo e i servizi finanziari. Le ragioni principali di questa affermazione economica sono state la trasparenza del contesto normativo e la stabilità democratica (Mauritius si è costituita in Repubblica indipendente nel marzo 1992), la pacifica convivenza in un contesto multirazziale e una sapiente strategia per competere sulla scena internazionale in attività ad alta densità di lavoro, associata a una politica valutaria e fiscale finalizzate ad attrarre investitori e capitale estero.

Le nuove misure governative e gli obiettivi
Il governo ha di recente varato un ambizioso progetto che è finalizzato a dare maggiore impulso allo sviluppo economico-industriale. In particolare l’intento è di indirizzare l’economia del Paese verso settori di rilievo in campo scientifico e tecnologico, migliorare la rete infrastrutturale esistente e accrescere il livello di informatizzazione. L’obiettivo di diversificare ulteriormente i settori produttivi nasce dal rallentamento del livello di crescita registrato, negli ultimi anni, nel settore manifatturiero e alimentare. Cio è dipeso, essenzialmente, non soltanto alla perdita di competitività di Mauritius rispetto a nuovi Paesi emergenti in tali settori, ma soprattutto all’eliminazione degli accordi preferenziali di cui beneficiava l’isola, con particolare riferimento al regime di quote sulle esportazioni di zucchero verso l’Unione europea e all’accordo multifibre sui prodotti tessili.
Il ruolo delle nuove tecnologie
Ecco perché il governo locale ha deciso di puntare su una nuova risorsa, la tecnologia informatica, per trasformare l’isola in un centro altamente specializzato nell’offerta di servizi conoscitivi e di informazione. Diverse multinazionali del calibro della Microsoft, Ibm, Hp, Oracle hanno già installato le loro sedi sull’isola, così come svariati investitori, dall’Europa e dal Nord America, hanno trasferito loro sedi per lo svolgimento di attività legate allo sviluppo dei software, alle molteplici applicazioni legate a Internet e all’e-commerce .
Le motivazioni di una scelta
E’ chiaro che la cura capillare di una rete informatica è fondamentale per uno Stato, localizzato nel mezzo di un oceano, che aspira ad attirare capitali stranieri e favorire, tramite l’ingresso di investitori esteri, la crescita economica e tecnologica. Dal maggio 2002 è cominciata l’operazione di "cablatura" dell’isola attraverso il posizionamento di cavi sottomarini, in fibra ottica, che collegano il paese con la Malesia, il Sud Africa e il Portogallo.
I vantaggi fiscali
A tale dinamismo imprenditoriale si accompagna una certa spregiudicatezza nell’offerta di incentivi fiscali che hanno determinato il nostro legislatore tributario a inserire Mauritius, sia pur limitatamente ad alcuni specifici settori di attività, nell’elenco delle black list . Per attrarre gli investimenti esteri il governo locale ha messo a punto una politica fiscale differenziata, potremmo dire "multilevel", in quanto non finalizzata a fissare semplicemente delle aliquote agevolate, ma strutturata per offrire all’esterno una vasta gamma di scelte e agevolazioni. Dal 1994, difatti, è possibile rimpatriare i capitali investiti e i profitti maturati liberamente, senza sottostare al preventivo placet della Banca Centrale e i dividendi distribuiti dalle società residenti sull’isola sono esenti. Il governo ha anche provveduto a realizzare diversi canali di attività, distinti per oggetto di investimento,  per tipologia di investitore e per quantità di capitale investito, (ad esempio, il settore off-shore , immobiliare, turistico), dove i benefit fiscali variano in rapporto al tipo e alla durata di investimento proposto.
Le agevolazioni per il settore delle manifatture
Le agevolazioni previste per il settore manifatturiero, indirizzato alle esportazioni, includono:
- la non applicazione dell’Iva o di dazi doganali, sulle materie prime e sui macchinari;
- aliquota del 15 per cento sul reddito delle società;
- nessun prelievo su capital gains e sui dividendi;
- libero rimpatrio dei profitti, dividendi e capitali;
- notevoli riduzioni dell’imposta di registro per l’acquisto di terreni ed immobili;
- abbattimento pari al 50 per cento dell’imposta sul reddito dovuta dai dipendenti della società trasferitisi a Mauritius (in genere tale agevolazione è circoscritta ai soli membri dello staff e non per più di due soggetti).
L’imposta sui redditi societari
L’imposta sul reddito prodotto dalle società, residenti e non, operanti a Mauritius è del 25 per cento che scende fino al 15 per cento per le società che godono di un regime preferenziale. Mauritius garantisce, altresì, alle imprese estere un veloce recupero dei crediti di imposta maturati in loco , attraverso la previsione di una normativa tutt’altro che severa in materia di controlli sulla spettanza del credito e mediante l’adozione di un efficace meccanismo di liquidazione del credito.

L’incidenza dell’Iva
L’imposta sul valore aggiunto, introdotta nel 1998 in sostituzione di una imposta sulle vendite, si applica con l’aliquota unica del 12 per cento. Sono soggetti all’imposta soltanto coloro che conseguono un volume di affari superiore a circa 100 mila euro.
La politica tariffaria
Per quanto riguarda la politica tariffaria, Mauritius ha un regime commerciale abbastanza restrittivo perché finalizzato a scoraggiare le importazioni con tariffe elevate e, per contro, a incoraggiare le esportazioni. La tariffa doganale vigente si basa sul sistema armonizzato di classificazione merceologica e comprende nove aliquote daziarie che variano dallo 0 all’80 per cento. Una tariffa supplementare del 10 per cento è prevista per le importazioni di beni provenienti da quegli Stati con cui Mauritius non ha stipulato accordi preferenziali. L’Italia rappresenta un buon partner commerciale atteso che essa figura in dodicesima posizione nella graduatoria dei Paesi fornitori e al sesto posto tra i Paesi "clienti". Con l’Italia è stato stipulato, nel 1992, un accordo contro le doppie imposizioni.
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