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Nigeria, temperature sottozero
per i conti correnti degli evasori

Dal 15 marzo è ripreso il congelamento dei rapporti bancari per gli operatori economici non in regola con il Fisco

fisco nigeriano

Fino a qualche giorno fa sul sito del Firs, l’Agenzia delle Entrate nigeriane, spiccava in primo piano un alert, che invitava gli operatori che non lo avessero già fatto a registrarsi al Fisco entro il 15 marzo. In caso contrario, spiegava l’avviso, il rischio sarebbe stato il blocco dei propri conti correnti. Per quanto forte come annuncio, non si tratta di una novità per le Entrate nigeriane, ma della ripresa di una pratica, quella del “congelamento” delle posizioni bancarie dei soggetti emersi come irregolari, che il Federal Inland revenue service ha inaugurato nel 2018 e che nella sua prima versione scattata lo scorso autunno aveva messo nel “freezer” 6.772 conti correnti, sottraendoli alla disponibilità dei titolari.

Il “congelamento” delle Entrate nigeriane
La misura riguarda i soggetti economici che presentano conti correnti con saldi superiori ai 100 milioni di naira (circa 245mila euro), prima di tutto coloro che fino all’autunno scorso, quando la misura era scattata la prima volta, non risultavano registrati al Fisco oppure erano inadempienti sul fronte dei versamenti delle imposte. Tutto è nato a settembre del 2018, quando il direttore del Firs dell’Agenzia delle Entrate nigeriana, Tunde Fowler, annunciò che attraverso l’incrocio dei conti bancari che negli ultimi tre anni presentavano giacenze superiori a 100 milioni di naira con le operazioni fiscali effettuate dai titolari, le Entrate nigeriane erano riuscite a isolare le posizioni di chi presentava delle irregolarità: si trattava degli operatori che, pur agendo da sostituti d’imposta per Iva e ritenute ai fini dell’imposta sul reddito e movimentando i propri conti correnti in alcuni casi fino a 5 miliardi di naira, non avevano mai richiesto il numero identificativo fiscale (codice TIN) necessario a versare le imposte all’Erario, restando così sconosciuti al Fisco, oppure, pur essendosi registrati ai servizi fiscali, non avevano effettuato alcun versamento di imposte.
Al termine dell’attività di controllo, l’Amministrazione fiscale, avvalendosi di una prerogativa contenuta nel codice tributario del Paese, ha nominato agenti della riscossione per proprio conto gli istituti bancari operativi nel territorio nigeriano e ha inviato loro una lettera ordinando il congelamento di 6.772 conti correnti attraverso l’apposizione di un diritto di garanzia per debiti fiscali, quindi una sorta di pignoramento, fino alla regolarizzazione della posizione fiscale dei titolari. Il blocco ha avuto una sospensione solo il 15 febbraio, quando l’Amministrazione fiscale ha annunciato un periodo di sblocco dei conti per 30 giorni in modo da consentire a chi non lo avesse fatto di mettersi in regola più agilmente tramite l’accesso ai conti ed evitare così la ripresa del blocco sulla propria attività bancaria. Dal 15 marzo è ricominciato lo stop agli accessi.

I risultati fiscali del 2018
Il congelamento dei conti correnti è un tassello della strategia antievasione che la Nigeria sta cercando di portare avanti di pari passo con uno sviluppo dei servizi digitali orientati a una semplificazione degli adempimenti tributari. Solo un paio di mesi fa sono stati pubblicati i risultati relativi all’attività del 2018, salutati dal Firs come il record assoluto della storia del Paese, pari a 5.300 miliardi di naira (circa 13 miliardi di euro), una crescita che ha viaggiato in parallelo a una progressiva diminuzione delle entrate petrolifere, dovuta alla caduta del prezzo del petrolio, dal 64,99% delle entrate totali del 2016 al 53,62 % del 2018. In particolare, la raccolta dell’Iva ha avuto un incremento del 31% da gennaio 2017 a dicembre 2018. Parte di questo risultato è stata attribuita al miglioramento della compliance dovuto a servizi digitali più avanzati, parte a controlli fiscali più mirati, realizzati anche grazie al coinvolgimento degli istituti bancari, a cui le Entrate hanno iniziato a chiedere i dati relativi a giacenze e movimentazioni dei titoli per selezionare i soggetti a rischio. Nel corso del 2018 questi controlli, oltre a costare il blocco dei conti per i 6.772 soggetti che non si erano messi in regola, hanno fruttato in pochi mesi oltre 21 miliardi di naira di maggiori entrate.
 

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