Il nuovo sistema Iva comunitario
non teme più le frodi fiscali
La Commissione Europea ha definito gli interventi da adottare per la revisione della direttiva 2006/112/Ce
Le novità nella disciplina degli scambi intracomunitari di beni B2B
Lo step dello scorso mese di maggio è stato definito dal Commissario agli Affari Economici e Finanziari, Fiscalità e Dogane dell’Unione Europea, Pierre Moscovici, come “the final building blocks” nel progetto di revisione del sistema Iva. Attualmente, ai fini dell’applicazione dell’imposta sul valore aggiunto, le transazioni commerciali di beni B2B intra UE (che hanno origine e destinazione in Paesi dell’Unione Europea differenti), sono artificiosamente suddivise in due distinti momenti. Idealmente, infatti, è come se esistesse una sorta di dogana virtuale che interrompe il flusso di trasferimento dei beni esclusivamente dal punto di vista amministrativo. La prima fase è caratterizzata da una operazione di vendita, esente dall’imposta, nel Paese di origine dei beni. La seconda da una operazione di acquisto imponibile nel Paese di destinazione degli stessi. L’acquirente è responsabile per l’applicazione, la riscossione e il versamento dell’imposta all’amministrazione finanziaria che si concretizza al momento di cessione al consumatore finale. L’esperienza ha dimostrato che la soluzione individuata nel 1993 ha esposto il sistema a frequenti abusi. È il caso dei famosi missing trader, operatori commerciali che dopo aver effettuato acquisti di beni intracomunitari e averli rivenduti con applicazione dell’imposta, scompaiono evitando di versare all’amministrazione finanziaria quanto riscosso. Ovvero delle frodi carosello, perpetrate attraverso la fraudolenta ripetizione di acquisti intracomunitari. Per tentare di arginare questi fenomeni la Commissione ha pensato ad una riformulazione del sistema e dei ruoli attribuiti a ciascuna delle parti coinvolte. Innanzitutto, la proposta della Commissione pone fine alla descritta suddivisione simulata considerando, ai fini Iva, una singola transazione unitaria. Cambia la prospettiva di osservazione dell’operazione che si sposta dal lato del fornitore. Si parla infatti di “intra-Union supply of goods” e non più di “intra-Community acquisition of goods”. Il venditore, quindi, applicherà l’imposta nella propria fattura (emessa in base alle norme del Paese di appartenenza) considerando le aliquote vigenti nel Paese di destinazione dei beni (Paese membro nel quale si conclude il trasporto dei beni). L’imposta così raccolta verrà successivamente trasferita all’amministrazione fiscale del Paese membro di destinazione dei beni. Scompare la barriera virtuale che contraddistingue il sistema attuale e si realizza il sistema unitario ed integrato tanto auspicato. Non solo. Tale impostazione lascerebbe, secondo le previsioni della Commissione, molto meno spazio alle frodi Iva, con una riduzione dell’80% del gettito d’imposta sottratto illecitamente. Al fine di rendere agevole il passaggio al nuovo sistema le modifiche in discussione prevedono l’istituzione di un portale online denominato “One Stop Shop” (già utilizzato nell’ambito dei servizi digitali) per semplificare le procedure inerenti la liquidazione dell’Iva da parte del venditore. L’utilizzo del portale verrà esteso anche agli operatori non residenti nell’Unione Europea intenzionati ad effettuare vendite ad imprese residenti nella comunità. In questo modo eviteranno di registrarsi in tutti i Paesi membri nei quali decideranno di operare. Il principio concernente la responsabilità del venditore prevede soltanto una deroga qualora l’acquirente sia qualificabile come un soggetto passivo certificato (certified taxable person) riconosciuto dall’amministrazione fiscale. Il profilo delle novità concernenti le transazioni di beni B2B intra UE è completato dalla semplificazione degli adempimenti amministrativi con l’abolizione dell’obbligo concernente l’invio degli elenchi riepilogativi (modello Intrastat). L’obbligo invece sarà mantenuto soltanto per le transazioni che avranno ad oggetto prestazioni di servizi.
Il Vat Action Plan
Con il documento del 25 maggio 2018 la Commissione Europea ha presentato un pacchetto di misure tecniche che hanno l’intenzione di porre fine al sistema transitorio, che dura da 25 anni, relativamente all’applicazione dell’imposta sul valore aggiunto alle transazioni intracomunitarie di beni. La proposta, che raccoglie le intenzioni manifestate nella comunicazione della Commissione del 4 ottobre 2017 rivolta a Parlamento, Consiglio e Comitato economico e sociale europeo, rientra nell’ambito di un progetto che sta ridisegnando il sistema Iva a livello comunitario. Il progetto denominato Vat Action Plan ha avuto inizio nel 2016 ed è parte integrante del fair taxation package, annunciato dal Presidente Juncker nella lettera di accompagnamento sullo Stato dell’Unione 2017. Le azioni che compongono l’Action Plan Iva sono riconducibili alla creazione di un unico forte sistema Iva europeo, al contrasto delle frodi, all’individuazione di regole condivise per la definizione delle aliquote applicabili, al supporto del commercio elettronico e all’introduzione di misure semplificate per le piccole e medie imprese. L’effettiva entra in vigore del sistema Iva europeo è prevista per il 2022. La sfida è aperta ma ci sono tutti i presupposti per la piena riuscita del progetto.