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Dal mondo

Obama e McCain, quanto vale la rincorsa alla Casa Bianca?

Meno entrate fiscali previste per i prossimi dieci anni. A sostenerlo uno studio del Tax Policy Center

Nel caso di applicazione del piano fiscale di Obama il gettito dell’erario potrebbe subire una riduzione media di 280 miliardi di dollari l’anno. Ancora peggiore la stima per le eventuali misure di McCain per il quale le elaborazioni indicano in 420 miliardi di dollari l’estendersi del rosso sui conti dell’erario. Che naturalmente in qualche modo andranno compensati. Insomma le ricette fiscali annunciate dai due candidati in corsa per la Casa Bianca, Obama e McCain, non convincono gli esperti e gli analisti statunitensi che si occupano di fisco e finanza e, soprattutto, lasciano freddi i supporter di entrambi gli schieramenti, democratico e repubblicano. Entrambi insolitamente accomunati dal medesimo scetticismo e dal disincanto quando si parla di imposte e di tasse piuttosto che di guerre e conflitti. Infatti, nonostante la lunga elencazione di nuove deduzioni e agevolazioni, nonché di tagli fiscali, che i due contendenti rovesciano su quotidiani, radio e televisioni, l’unico dato certo emerso fino a oggi è che entrambe le proposte determinerebbero un ulteriore crollo del gettito dell’erario e un conseguente aumento del debito pubblico.

Obama e McCain meno tasse e più debito pubblico
Riguardo l’impatto negativo delle misure dei due candidati sulla tenuta delle finanze pubbliche, le diverse proiezioni elaborate dai maggiori centri di ricerca statunitensi sembrano convergere in direzione d’un aggravarsi del disallineamento tra entrate attese e spese poste in agenda in conseguenza dell’applicazione delle nuove norme. In particolare, secondo il Tax Policy Center, uno dei think tank di maggior prestigio in tema di tasse, nel caso applicazione del piano fiscale di Obama, le entrate fiscali potrebbero subire una riduzione stimata in 2mila 800miliardi di dollari, all’incirca 1800 miliardi di euro, una cifra maggiore rispetto al Pil italiano. Naturalmente, l’impatto sui conti non sarebbe immediato ma distribuito nel corso d’un decennio. Ancora peggiore la stima originata dalle misure di McCain. In questo caso infatti le elaborazioni realizzate dal TPC comporterebbero un estendersi del rosso sulle finanze statunitensi pari a 4mila 200miliardi di dollari, circa 2mila 700miliardi di euro. In materia di squilibrio dei conti quindi sicuramente McCain avrebbe già vinto la sfida con Obama.

Le misure fiscali sul tavolo
In dettaglio, mentre entrambi i candidati non sembrano affatto orientati a demolire per intero l’impianto degli sconti fiscali introdotti da Bush nei sette anni precedenti, le divergenze si evidenziano sui provvedimenti da mantenere e quelli da consegnare alla pensione. A questo riguardo, mentre Obama ha già annunciato che caldeggerà l’estensione delle agevolazioni fiscali e delle deduzioni che interessano i redditi medio-bassi, McCain invece si è sbilanciato nella conferma piena dell’intero impianto. Peraltro, il candidato repubblicano ha anche aggiunto di voler ridurre l’imposta sui profitti a vantaggio delle aziende e, allo stesso tempo, ampliare le deduzioni in favore dei datori di lavoro che supportano e gestiscono alcuni programmi del Welfare e per le aziende che investono in beni strumentali.Obama in campo con la classe media Il candidato democratico non sembra molto vicino al mondo delle imprese, al contrario, il suo obiettivo, tramite l’adozione di nuove misure fiscali, punta a rinsaldare e a rafforzare la capacità contabile del ceto medio, in pratica la quota di maggioranza dell’elettorato statunitense. Come? Lanciando un programma che prevede la riduzione dell’imposta sui redditi delle persone fisiche sotto la soglia dei 50mila dollari. La riduzione comporterebbe la cancellazione di circa 85miliardi di dollari di imposte, somma questa di cui dovrebbero beneficiare, nel complesso, all’incirca 150milioni di americani. Trovare i fondi per finanziare questo taglio non rappresenta un problema per Obama, che sembra aver già deciso l’innalzamento dell’aliquota più alta che pesa sui redditi dei contribuenti facoltosi.
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