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Dal mondo

Ocse: in America Latina investire
sui giovani a vantaggio di tutti

Nel Rapporto 2017 elaborate proposte e strategie articolate il cui intento è superare l’attuale congiuntura negativa

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Nel 2016, per il secondo anno di fila, il Pil dell’America Latina e dei Caraibi segnerà un risultato negativo. Le stime contenute nel Latin America Economic Outlook 2017 dell’Ocse, infatti, ipotizzano una contrazione del prodotto interno lordo tra lo 0,9% e l’1%. L’anno prossimo dovremmo assistere ad una ripresa, ma con percentuali di crescita modeste (tra l’1,5% e il 2%), o comunque al di sotto di quanto ci si aspetta faranno le altre economie avanzate.
 
L’indagine sullo stato dell’economia della macroregione disegna nuvole grigie sul futuro di centro e sud America. Per gli analisti il quadro attuale costituisce una minaccia concreta per il fragile progresso socio-economico del continente. Sette milioni di latinoamericani sono già diventati poveri nel 2015. In base al trend generale, nei prossimi anni tra i 25 e i 30 milioni di persone potrebbero trovarsi in una condizione di rischio povertà.
 
Un nuovo patto generazionale
Le soluzioni identificate nelle 313 pagine del rapporto, realizzato da Centro di Sviluppo dell’Ocse, Commissione delle Nazioni Unite per l'America Latina e i Caraibi e Banca di sviluppo per l'America Latina, sono presto dette: indirizzare maggiori investimenti nei settori dell’istruzione e della formazione e assicurare il varo di programmi che sostengano le nuove iniziative imprenditoriali. In una parola: finanziare e sostenere le nuove generazioni.
 
Del resto, in America Latina i giovani adulti rappresentano attualmente un quarto della popolazione totale. In valori assoluti, stiamo parlando di 163 milioni di persone di età compresa tra i 15 e i 29 anni. Coinvolgere una fetta così sostanziosa di popolazione è una sfida che i governi della regione non possono lasciarsi sfuggire, anche solo per metterne a frutto tutte le energie.  
 
Presentando il lavoro curato dalle tre organizzazioni al 25° summit Ibero-americano, Gabriela Ramos, a capo dello Staff dell’Ocse, ha ribadito proprio questo concetto. “Permettere ai giovani, ragazze comprese, di realizzare il loro pieno potenziale” ha affermato Ramos, “è il miglior investimento per il futuro dell'America Latina.”
 
I dati esaminati dalla Troika latino-americana
Lo studio affronta le cosiddette condizioni di partenza con cui devono confrontarsi i cittadini dei Paesi coinvolti nell’indagine (determinate dalle appartenenze sociali, etniche, geografiche e di genere) e le conseguenze che lo status quo produce in determinati contesti socioeconomici.
 
Il primo dato analizzato è quello relativo ai giovani che rientrano nei cosiddetti Neet (coloro i quali non hanno un impiego, non lo cercano e non risultano occupati né impegnati in corsi di formazione o di aggiornamento professionale). In America Latina questa categoria conta circa 30 milioni di giovani, il 21% del totale, una percentuale ben più alta di quella della media Ocse (15%). Inoltre, un ulteriore 19% di giovani ha un’occupazione nell’economia informale, con tutti gli aspetti negativi che questo comporta, anche in termini di minori tutele. Complessivamente, le due categorie rappresentano insieme il 40% dei giovani latinoamericani. 
 
Dal punto di vista delle politiche di genere, in America Latina le donne risultano particolarmente svantaggiate. Spesso si trovano a svolgere occupazioni lavorative senza essere retribuite e in generale costituiscono il 76% di tutti i Neet. Anche su questo fronte, pertanto, c’è molto da fare.
 
Infine, anche la distribuzione della ricchezza influisce sulla ricerca di un lavoro retribuito. All’interno dei giovani appartenenti alle famiglie povere, infatti, almeno il 60% fa parte della categoria “Neet” o lavora nell’economia informale. La conseguenza è che chi si trova nelle fasce basse di reddito ha ben poche possibilità di salire nell’ascensore sociale. 
 
Investire sui giovani, a vantaggio di tutti
Nel corso della presentazione, il segretario esecutivo della Commissione Onu per l'America Latina e i Caraibi, Alicia Bárcena, ha ricordato che puntare sui giovani darebbe slancio alla crescita e metterebbe le basi per la costruzione di una società più inclusiva.
“Questa regione”, è stato il commento dell’alto responsabile Onu, “può trarre vantaggio da politiche che mirino a rendere i giovani parte attiva della società e dalla realizzazione di un’offerta che comprenda un’istruzione di qualità e la costruzione di opportunità imprenditoriali.”
Attualmente, per il segretario Bárcena gli ostacoli più rilevanti a un miglioramento sostanziale delle condizioni delle nuove generazioni sono l’assenza di buone prospettive di impiego e il mancato accesso ai servizi pubblici, al risparmio e alla mobilità sociale per un elevato numero di giovani latinoamericani.
 
Del resto, in America Latina due giovani su tre non hanno le competenze tecniche e professionali per soddisfare le richieste del mercato del lavoro. Contemporaneamente, il 50% delle imprese che operano nell’economia formale di quest’area geografica hanno difficoltà a completare il proprio organico e a occupare le proprie posizioni vacanti, rispetto al 36% registrato in media nel totale dei paesi Ocse. In questo contesto, il 26% dei giovani imprenditori di Sud e Centro America decide di mettersi in proprio non per scelta ma per necessità, non trovando alternative migliori. Anche in questo caso il paragone con l’insieme dei Paesi Ocse è negativo, qui il dato registrato si attesta intorno al 16%.
 
Tra i numerosi suggerimenti per uscire dall’empasse contenuti nel rapporto rientrano: aiutare i giovani imprenditori a entrare in contatto con le reti di imprese, rendere più accessibile il microcredito e offrire percorsi di formazione manageriale e finanziaria. Infine, per l’Ocse, realizzare la banda larga in tutto il continente forse non guasterebbe. Metterebbe le nuove generazioni nella condizione di sfruttare al meglio le opportunità offerte dalla nuova economia digitale. Certo, da qualche parte bisogna pure iniziare.
 
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