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Dal mondo

Ocse, come combattere l’evasione.
Nuova guida contro i reati fiscali

L’aumento dei reati transfrontalieri e l’evoluzione tecnologica hanno spinto l’Ocse ad aggiornare i consigli per contrastare gli illeciti tributari

Oecd headquarters

Per contrastare chi froda il fisco occorre più cooperazione internazionale, penalizzare i comportamenti fraudolenti, compresa la pena detentiva per i casi più gravi, e dotarsi di una strategia mirata, con risorse adeguate e adeguati poteri.
Sono le raccomandazioni dell’Ocse contenute nella seconda edizione della guida Fighting Tax Crime – The Ten Global Principles, che aggiorna i dieci principi individuati quattro anni fa per  rendere più incisiva la lotta ai reati economici e finanziari. Si tratta di dieci punti declinati a livello normativo, organizzativo e operativo, che promettono di migliorare efficacia ed efficienza nel contrasto all’evasione, garantendo al contempo che i diritti dei contribuenti vengano rispettati.

Un aggiornamento per far fronte alle nuove sfide globali
Pubblicata per la prima volta nel 2017 (vedi l'articolo Ocse: risposte globali subito per arrestare i crimini fiscali), la guida è stata rivista per essere in linea con le nuove sfide globali, condividendo anche le best practice delle Amministrazioni più performanti nel contrasto alla criminalità fiscale internazionale. L’aggiornamento si è reso necessario perché negli ultimi anni sono aumentati in modo preoccupante i reati transfrontalieri e le tecniche fraudolente degli evasori si sono evolute in modo da sfruttare efficacemente le nuove tecnologie disponibili.
In questa nuova edizione sono presenti anche 33 schede nazionali con approfondimenti per ogni Paese e un resoconto sullo stato di avanzamento relativo all’applicazione dei principi globali a livello nazionale.

Cosa dicono i  10 principi
Il primo principio citato dalla guida stabilisce che alcune violazioni tributarie dovrebbero essere considerate come reati, prevedendo sanzioni penali che possano arrivare fino alla detenzione nei casi più gravi. In questo modo si otterrebbe un effetto deterrenza verso quei contribuenti “non compliant” e verrebbe veicolata l’immagine di una legge integra, neutra ed equa.
Il secondo principio suggerisce ad ogni Paese di dotarsi di una chiara strategia per la lotta ai crimini fiscali, adottando un piano che riporti gli obiettivi specifici da perseguire e prevedendo anche azioni regolari di monitoraggio ed eventualmente di correzione del documento.
Il terzo principio si concentra sulla necessità di dotare le amministrazioni di poteri investigativi che siano adeguati -ad ottenere tutte quelle informazioni a livello finanziario e non solo per individuare gli evasori, divenuti sempre più abili nel nascondere le proprie attività criminali. Le amministrazioni dovrebbero avere la possibilità di acquisire documenti da terze parti, come per esempio quelle provenienti da istituti finanziari, di entrare in possesso di prove documentali come libri o registri contabili, di intercettare le comunicazioni che gli evasori si scambiano anche tramite l’utilizzo dei social media, di poter interrogare imputati o sospettati per ottenere nuove informazioni, di effettuare operazioni sotto copertura.
Il principio numero quattro si sofferma sul potere dei vari Stati di congelare, sequestrare e confiscare i beni nell’ambito di un’indagine finanziaria. Ciò provocherebbe, infatti, una brusca interruzione delle attività criminali perché inibirebbe l’accesso ai beni da parte degli evasori, che non potrebbero nemmeno essere utilizzati per commettere ulteriori reati.
Il quinto principio stabilisce che ogni organizzazione dovrebbe avere un modello organizzativo strutturato, con responsabilità ben definite, in modo da godere di una certa trasparenza nell’utilizzo delle risorse e nella pianificazione delle strategie. Chi conduce le indagini dovrebbe, inoltre, essere indipendente e non lasciarsi influenzare da interessi personali o politici.
Il sesto principio punta sull’adeguatezza delle risorse da impiegare nella lotta agli illeciti fiscali, sia a livello finanziario, per coprire i bisogni delle agenzie fiscali, sia a livello di risorse umane, per avere conoscenze adeguate a perseguire gli obiettivi.
Il principio numero sette suggerisce di rendere i crimini fiscali un reato presupposto del riciclaggio di denaro: un reato presupposto, per esempio, può dare origine a entrate che poi possono essere usate per nascondere la loro provenienza illegale.
L’ottavo principio fa riferimento alla necessità di adottare un quadro giuridico e amministrativo efficace per far dialogare tra loro le autorità fiscali, le forze dell’ordine, l’intelligence e così via. Il dialogo tra i vari attori che entrano in gioco in questa battaglia di legalità è fondamentale, perché alcune Amministrazioni possono essere in possesso di informazioni cruciali, non conosciute o disponibili per altre, che possono migliorare le indagini.
Il principio numero nove punta al rafforzamento della cooperazione fiscale internazionale. Spesso infatti i crimini finanziari valicano i confini nazionali, mentre le agenzie hanno poteri solo a livello nazionale. Per questo è necessario collaborare maggiormente, per esempio sullo scambio di informazioni, sull’esecuzione di congelamento o sequestro di beni, sullo svolgimento di indagini congiunte, sull’interrogazione di testimoni.
Infine, il decimo principio evidenzia l’importanza di proteggere i diritti procedurali e fondamentali di base dei contribuenti sospettati o accusati di aver commesso un reato fiscale, tra cui figurano la presunzione di innocenza, il diritto di essere informati sulle procedure o sul capo d’accusa, il diritto all’assistenza legale gratuita, il diritto di accesso ai documenti, il diritto all’interpretazione e alla traduzione.

Collaborare è fondamentale per combattere gli evasori ad armi pari
La guida è stata realizzata dal Centre for Tax Policy and Administration (CTPA) dell’Ocse e approvata dalla task force sui crimini fiscali e dal comitato sugli affari fiscali. “Con i criminali che operano sempre più a livello transfrontaliero, utilizzando impropriamente anche i nuovi strumenti tecnologici, è fondamentale una collaborazione e una cooperazione internazionale che siano efficaci e tempestive”, ha commentato Grace Perez-Navarro, vicedirettore del Centre for Tax Policy and Administration dell’Ocse: “i criminali cercheranno sempre di sfruttare le debolezze del sistema e il nostro strumento migliore per contrastarli è l’attuazione di questi dieci principi da parte di tutti i Paesi”.

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