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Dal mondo

Ocse, dedurre tangenti in Irlanda
è ancora operazione possibile

Secondo l’organizzazione è uno dei punti oscuri della normativa che ha compiuto passi avanti notevoli dal 2000

ocse
Un dossier recente dell’Organizzazione di Parigi indica, con toni diplomatici, i punti critici, e i rischi, della ex-tigre celtica. Dublino lodata, per la bassa tassazione sui profitti delle aziende e sui salari dei lavoratori. L’Irlanda come modello, capace di riprendersi dalla crisi e di ritornare sui primi piani dell’economia mondiale. Un Paese, secondo le raccomandazioni e le analisi dell’Ocse, che in realtà vive di gran lunga al di sopra delle sue risorse effettive. Un nodo critico, in particolare, che attende ancora, dopo un decennio, d’essere risolto è quello relativo alle somme movimentate sul capitolo della corruzioni, in pratica tangenti, che sembrano molto diffuse soprattutto sul versante estero.
 
La tigre? No. Piuttosto un gattino fragile – Il giudizio degli esperti dell’organizzazione di Parigi, nero su bianco, indica una realtà eccessivamente dipendente dal commercio estero. Un flusso continuo di transiti indirizzati in uscita e in ingresso dai mercati internazionali pari oramai a quasi 200miliardi di dollari, cioè il doppio della ricchezza reale prodotta annualmente dal tessuto produttivo del Paese. Una dipendenza eccesiva che lega l’Irlanda ad un lungo elenco di partner internazionali, altri Stati e, allo stesso tempo, numerose grandi multinazionali. Proprio quest’ultime, di fatto, stanno riscrivendo l’agenda economica del Paese che, nonostante le lodi assordanti che riceve, resta la 47esima economia al mondo per il Fondo Monetario Internazionale, mentre per la Banca Mondiale risulterebbe posizionato al 45simo gradino delle economie mondiali. Comunque, pur sempre di misura modesta.
 
Tangenti, nessun problema, si deducono ma in nero – Il colpo, anzi, la critica aperta al sistema fiscale irlandese arriva proprio sulle ambiguità della normativa che, di fatto, consente a certe condizioni di poter ancora ricondurre in deduzione alcune tipologie di spese tra cui, ad esempio, eventuali somme di denaro versate per corrompere funzionari o professionisti stranieri. Un vero e proprio buco nero che, secondo l’Ocse, deve pervenire a una soluzione definitiva. In realtà, si tratta d’una lunga storia. Infatti, l’ultimo rapporto, con la relativa dose di raccomandazioni puntuali,  giunge dopo dieci anni di suggerimenti e di ulteriori raccomandazioni. Ciò che sottolineano gli esperti dell’organizzazione di Parigi è che, nonostante formalmente il corpo normativo e giurisprudenziale abbia compiuto passi avanti significativi dal 2000 ad oggi, in realtà i vuoti e le ambiguità normative ancora persistenti lasciano spazio, anche se in modo meno esplicito, alla possibilità di poter comunque dedurre spese originate da motivazioni “oscure”, tra queste le tangenti dirette a strategie e piani di corruzione. Un vulnus normativo evidente che persiste e che, secondo l’Ocse, deve essere definitivamente superato recependo, almeno in parte, i nuovi suggerimenti avanzati dai propri esperti.
 
Anche lo scambio d’informazioni langue – Una novità, che emerge dal rapporto, e in parte inattesa, investe il grado di cooperazione effettivo che l’Irlanda presta agli altri Paesi partner sia europei sia membri Ocse. In questo caso specifico, dopo un deciso avvio in direzione d’uno scambio automatico con autorità estere richiedenti, Dublino ha frenato. Le Entrate irlandesi, oggi non possono autonomamente avanzare domande di cooperazione o aprire i propri database ad autorità estere. Al contrario, l’intero meccanismo è stato radicalmente centralizzato e destinato ad un continuo, sfibrante rallentamento. Una stasi oramai così evidente che in molti, proprio in Irlanda, affermano apertamente che il Paese garantisce una massima, discreta riservatezza. Insomma, l’immagine è di una realtà dal doppio volto: un’economia normale, ai tavoli e in occasione dei convegni internazionali. Una giurisdizione che osserva l’offshore come modello quando si scrivono e approvano norme in altri Paesi ingiustificabili sul piano fiscal-finanziario. 
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