Lo scorso 11 ottobre, la Task Force sulla Digital Economy istituita dall’Ocse, a cui partecipano i delegati dei Paesi dell’Inclusive Framework Beps, ha approvato il testo del modello di convenzione multilaterale (MLC) per l’implementazione dell’Amount A del Pillar One, rientrante nella cosiddetta soluzione “a due pilastri”. A corredo del modello di convenzione, l’Ocse ha pubblicato un documento (l’Explanatory Statement) che ne illustra e commenta nel dettaglio i contenuti, unitamente ad un documento d’intesa che delinea i principi elaborati e condivisi in seno alla Task Force ed approvati dai Paesi dell’Inclusive Framework rispetto a talune tematiche tecniche per un’applicazione certa ed armonizzata dell’Amount A.
Il contenuto della convenzione multilaterale
La MLC è stata presentata il 13 ottobre al meeting del G20 dei Ministri delle Finanze e dei Governatori delle Banche Centrali che si è svolto in India, tuttavia il testo non è ancora definitivo, per alcune questioni ancora aperte sulle quali è previsto un ulteriore confronto tra Paesi, prima della firma dell’atto finale e della successiva ratifica.
Il meccanismo disegnato per l’Amount A interviene sulla ripartizione del potere impositivo tra Paesi per redistribuire una parte dell’extra profitto dei gruppi multinazionali più profittevoli nei vari mercati, indipendentemente dalla presenza fisica nel singolo Paese di una società controllata o di una stabile organizzazione. Scopo di tale impianto è l’adozione di un approccio condiviso nella tassazione dei servizi digitali, evitando che il proliferare di misure diversificate e non coordinate tra i vari Paesi possa generare situazioni di doppia imposizione ed assicurando al contempo trasparenza e certezza fiscale.
I 53 articoli della MLC definiscono il funzionamento dell’Amount A, stabilendo i requisiti dei gruppi multinazionali coinvolti, i criteri di allocazione dei poteri impositivi e i meccanismi di eliminazione della doppia imposizione. I gruppi rientranti nell’ambito di applicazione dell’Amount A sono i gruppi multinazionali che realizzano vendite globali annue superiori ai 20 miliardi di Euro, con un profitto globale ante imposte superiore al 10% del valore delle vendite. L’Amount A è costituito dal 25% di tale eccedenza di profitto, che dovrà essere riallocata alle giurisdizioni dei Paesi nei quali il gruppo realizza vendite. La riallocazione dei profitti verrà effettuata pro-quota, in base al rapporto tra vendite realizzate nel Paese e vendite globali del gruppo. Una sezione della convenzione multilaterale è dedicata all’illustrazione degli aspetti implementativi e di certezza fiscale, seguita da un’altra sezione che stabilisce il trattamento di eventuali misure impositive sui servizi digitali diversi dall’Amount A.
Le nuove stime sul Pillar one
L’Ocse ha inoltre pubblicato uno studio aggiornato della stima dell’impatto economico del Pillar one, ed in particolare dell’Amount A sulle entrate fiscali delle giurisdizioni coinvolte. Rispetto al precedente studio del 2020, che considerava i dati del 2016, le stime aggiornate tengono conto sia di un ampliamento dei gruppi coinvolti nell’Amount A, sia dell’incremento significativo di ricavi e profitti registrati dal 2017 al 2021 dai maggiori gruppi. Si stima, ad oggi, che la riallocazione dei diritti impositivi tra i Paesi condurrebbe negli anni tra il 2017 e 2021 ad un aumento medio annuo delle entrate compreso tra 9,8 e 22 miliardi di dollari, con un aumento stimato per il solo 2021 tra 17,4 miliardi e 31,7 miliardi di dollari. Tale stima, basata su dati statistici, tiene conto del solo impatto diretto del meccanismo dell’Amount A, senza considerare i benefici indiretti in termini di maggiore stabilità del sistema di tassazione internazionale e riduzione delle dispute fiscali internazionali.
Ocse, una nuova convenzione
multilaterale per l’economia digitale
Il testo della convenzione è stato presentato il 13 ottobre in India, nel corso del meeting dei Ministri delle Finanze e dei Governatori delle Banche Centrali del G20
