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Dal mondo

Ocse, tassare subito le emissioni
e incentivare il risparmio energetico

L’organizzazione di Parigi ha pubblicato un rapporto sul ruolo del Fisco nella lotta all’inquinamento globale e al cambiamento climatico

immagine di industria
I governi dei Paesi che rappresentano l’80% dei consumi energetici mondiali non stanno ricorrendo abbastanza alle politiche fiscali per sostenere la lotta al cambiamento climatico. Il processo di sostituzione del carbone con fonti di energia meno inquinanti in queste economie, inoltre, risulta ancora timido e incerto. Sono queste alcune delle “grigie” conclusioni contenute nel rapporto Ocse “Taxing Energy Use 2018”.
Il segretario dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, Angel Gurrìa, ha ricordato le conseguenze del tempo perso in questa sfida. “I danni causati dai cambiamenti climatici” ha commentato Gurrìa “possono essere contenuti. Tuttavia, più a lungo tardiamo ad agire, più questo tentativo diventa costoso.” Secondo l’Ocse, infatti, in nessuna delle economie esaminate le imposte sono in grado di contribuire concretamente alla riduzione delle emissioni e al rallentamento del global warming.
Nel report, che mette in fila i dati relativi al 2015 contenuti in un corposo database gestito dai tecnici di Parigi, viene tratteggiato il quadro della tassazione “energetica” in 42 Paesi (i 35 membri dell'Organizzazione più sette economie facenti parte del G20: Argentina, Brasile, Cina, India, Indonesia, Russia, e Sud Africa).
 
Il ruolo del Fisco, settore per settore
Le 58 pagine di “Taxing Energy Use 2018” parlano chiaro. I dati presentati nel rapporto mostrano che le tasse sull’energia si limitano essenzialmente a fornire timidi incentivi che non bastano a  ridurre la domanda, a migliorare l’efficienza energetica e a favorire lo spostamento verso forme di approvvigionamento energetico meno nocive per l’ambiente e la salute.
Inoltre, il confronto tra quanto accade nel settore del trasporto su strada con gli altri settori lascia perplessi. Nel settore del trasporto on the road, infatti, il 97% delle emissioni è tassato (anche se forse non abbastanza) e per quasi la metà dei Paesi la tassazione supera i 50 euro per tonnellata di Co2. Negli altri settori, invece, ben l’81% delle emissioni non è sottoposto a tassazione. In altre parole il principio “chi inquina paga” stenta a diventare una realtà concreta e una regola valida a tutta gli effetti.
 
Carbone o non carbone, questo è il problema
A una fonte energetica molto inquinante come il carbone sono dedicati i capitoli più critici del rapporto. Il carbone, infatti, pur essendo la fonte responsabile di quasi la metà delle emissioni di Co2 nelle 42 economie esaminate, è scarsamente soggetto a tassazione (da 5 a 30 euro per tonnellata di Co2) o completamente esente da imposte. Il dato risulta ancora più preoccupante se si considera che il carbone è la fonte energetica caratterizzata dai maggiori livelli di emissioni nocive. Per l’Ocse, l’assenza di una carbon tax nella grande maggioranza dei Paesi considerati potrebbe essere parte del problema. In ogni caso, anche nei pochi ordinamenti in cui nel 2015 era in vigore una qualche forma di carbon tax, questa tassazione pesava maggiormente sul settore del trasporto su strada che sugli altri settori economici.
 
Focus sull’Italia  
Guardando al nostro Paese, che pure non ha introdotto nessuna forma di carbon tax, il rapporto Ocse ci assegna il quarto posto per il peso della tassazione sulle emissioni di anidride carbonica nel settore del trasporto su strada e il sesto prendendo in considerazione tutti gli altri settori economici. Altro punto a favore del Bel Paese è il punteggio nella classifica sulla tassazione sui prodotti petroliferi che vede l'Italia al quarto posto tra le 42 economie più sviluppate. In particolare, come prevedibile, l’impatto del Fisco italiano è più significativo sulla benzina che sugli altri carburanti, con un tassazione che raggiunge i 322 euro per tonnellata di Co2. Per il diesel, invece, il nostro ordinamento impone un tributo inferiore, pari a circa 232 euro per tonnellata di anidride carbonica.
L’Italia risulta virtuosa anche da un altro punto di vista. In base alla direttiva sulla tassazione dell'energia, infatti, per motivi ambientali gli Stati membri dell’Ue potrebbero applicare una tassa sui carburanti utilizzati per generare elettricità senza dover rispettare i livelli minimi di tassazione stabiliti dalla normativa comunitaria. Tuttavia, non molti Paesi europei fanno uso di questa opportunità. Una delle eccezioni è l'Italia, dove i combustibili utilizzati per generare elettricità sono tassati, anche se ad aliquote relativamente basse se confrontate con quelle applicate all’uso di carburante in altri settori.
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