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Dal mondo

Un paradiso di troppo tra Hillary Clinton e la Casa Bianca

Gli investimenti offshore dell’ex presidente non sono affatto d’aiuto alla corsa intrapresa dalla moglie verso la stanza ovale

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La notizia delle quote possedute dal marito Bill in tre fondi d’investimento registrati alle Isole Cayman non è piaciuta agli elettori, soprattutto a quelli democratici. La soluzione? Liberarsene, ma non prima che la ex first lady abbia ricevuto la nomination democratica. Gli investimenti offshore di Bill Clinton non sono affatto d’aiuto alla corsa intrapresa dalla moglie Illary verso la Casa Bianca.
Anche se in realtà si tratta di una cifra riassumibile in migliaia di dollari, forse decine o centinaia, comunque spiccioli rispetto alle somme milionarie che ordinariamente trovano ospitalità sulle piazze dei paradisi fiscali. Peraltro, gli strumenti utilizzati dall’ex presidente Usa per parcheggiare una quota modesta di capitali sul mercato offshore sono legali e consistono nella sottoscrizione di particolari fondi d’investimento, in questo caso tre, tutti registrati all’interno della giurisdizione delle Isole Cayman e gestiti dalla Yucaipa Cos., società il cui proprietario è il miliardario statunitense Ron Burkle, da anni amico e fedele finanziatore delle campagne politiche dei Clinton.

Com’è emersa la criticità e cosa comporta
Il fatto in sé, considerato l’esiguo ammontare dei fondi in questione, non avrebbe certo funzionato da richiamo per la stampa statunitense, ma dato che Madam Clinton è in competizione per assicurarsi la poltrona centrale della stanza ovale, anche le sbavature più sottili possono determinare degli inattesi scivoloni. Entrando nei dettagli, la storia ha origine al momento della presentazione delle candidature per la corsa alla Casa Bianca. Hillary Clinton, come gli altri candidati, ha dovuto consegnare alla Securities and Exchange Commission (Sec), organo federale che funge da arbitro e regolatore supremo del mercato azionario statunitense, il suo profilo finanziario completo, includendo i transiti familiari e quelli riconducibili alle operazioni effettuate dal marito Bill. L’analisi dei documenti, dei modelli e dei moduli presentati ha subito messo in luce l’esistenza dei tre fondi d’investimento offshore sottoscritti da Mister Clinton, registrati presso le Isole Cayman e gestiti dalla Yucaipa Cos. del miliardario Ron Burkle. Un super-ricco affatto anonimo che, oltre a essere amico e finanziatore delle campagne dei Clinton in politica, vanta anche un patrimonio di 3,5 miliardi di dollari che gli consente di occupare la 55esima posizione nella graduatoria dei 91 Paperoni più ricchi d’America compilata puntigliosamente ogni anno dalla rivista Forbes.

Se Bill sacrifica l’offshore domestico per Hillary
La questione, restando ai fatti, non avrebbe avuto nessuna ripercussione contabile sulla posizione d’un qualunque americano medio. Aspirando però la moglie di Bill Clinton, Hillary, a ricoprire il ruolo di futuro Presidente degli Stati Uniti, che fu già del marito, le cose hanno assunto una piega diversa. Il primo segnale in questa direzione è stato lo stesso Mister Clinton a lanciarlo. Poi sono seguite le rivelazioni dei media nazionali sull’intenzione dell’ex-Presidente, non ben esplicitata ma data per scontata, di rescindere in breve tempo la partnership, almeno quella finanziaria, che lo legava da un quinquennio al miliardario Ron Burkle e alle Isole Cayman. Quando? Naturalmente, nel momento stesso in cui la moglie riceverà la nomination democratica che le potrebbe aprire la via verso la Casa Bianca.

Rotta sulla Casa Bianca, ovvero, la legge dell’apparire e la politica della percezione
In realtà la scelta eventuale di liberarsi dei tre fondi d’investimento registrati su di una piazza offshore non è affatto obbligata. È infatti emerso con chiarezza che Bill Clinton, nel corso degli anni passati, non aveva ha né omesso di versare le imposte al fisco statunitense sugli interessi maturati grazie agli investimenti offshore né trascurato di rivelarne le coordinate, come previsto dalle norme in vigore, alle autorità competenti. E allora perchè questa brusca marcia indietro? Semplice. Perché ambire a diventare inquilino della Casa Bianca esige il rispetto d’una legge piuttosto ambigua ma non ancora caduta in disuso. Ovvero, quella dell’apparire per orientare nel migliore dei modi possibili le percezioni che di te hanno coloro che, in questo caso nel 2008, consegneranno il tuo nome alle urne elettorali. Hillary contro l’offshore su cui anche il marito ha investito A questo si deve poi aggiungere che già nel 2004, quando era senatrice, la signora Clinton si era duramente espressa nei riguardi dei centri offshore, reclamando l’adozione da parte del Congresso di misure legislative serie volte a ridurne l’impatto sull’economia statunitense. Ora scoprire, da parte degli elettori democratici, che anche il marito della candidata alla presidenza, o aspirante tale, vanta frequentazioni assidue nei paradisi fiscali, certo non contribuisce a rafforzare la scelta pro-Hillary degli elettori. Dunque, la decisione di Bill di tagliare la sua partnership finanziaria con le Cayman non sembra avere alternative. Insomma, negli Usa oggi vale la regola del meno offshore = più consensi, soprattutto se il cognome che si indossa è quello dei Clinton.
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