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Dal mondo

Perù: in crescita nel 2013
la pressione fiscale complessiva

Secondo le ultime rilevazioni si attesta al 16% considerando il Pil nominale riferito dalla Banca centrale

sede dell'Amministrazione fiscale
Le entrate tributarie sono aumentate in termini reali del 3,3% nel 2013. La riscossione delle imposte nazionali è cresciuta del 2,9% e le tasse doganali del 4,7%. Con questi risultati nel 2013 è stata raggiunta una pressione fiscale del 16% considerando il Pil nominale riferito dalla Banca centrale. La pressione fiscale nel 2013 è risultata maggiore di 0,6 punti percentuali rispetto al 15,4% del Pil previsto dal ministero dell'Economia e delle Finanze. Il livello più alto di pressione fiscale, mai raggiunto negli ultimi anni, che supera anche quello del 2012.
 
Il peso delle imposte
Per quanto riguarda le imposte principali, il gettito relativo all’imposta generale sulle vendite ha registrato un incremento del 5,6% (l'imposta interna è cresciuta del 7,6% e quella sulle importazioni del 3%), mentre le entrate derivanti dall’imposta sul reddito sono diminuite del  4,7% , a causa della riduzione dei pagamenti in acconto dell'imposta sul reddito delle persone fisiche (-7,9%) come conseguenza della crisi nel settore primario.
 
L’imposta generale sulle vendite
L’aliquota dell’imposta generale sulle vendite in Perù si attesta oggi al 18% secondo le ultime rilevazioni della Superintendencia Nacional de Aduanas y de Administración Tributaria. Dal 2006 al 2013, l’aliquota media era stata del 18,6%. Il massimo storico del 19% è stato raggiunto nel gennaio 2010 mentre nello stesso periodo dell’anno successivo l’aliquota è scesa al 18%. In Perù, l’imposta sulle vendite è un’ imposta a carico dei consumatori ed è calcolata sul prezzo di acquisto di determinati beni e servizi. I ricavi ottenuti dall’imposta rappresentano oggi una fonte importante di reddito per il bilancio dello Stato peruviano.
 
L’incidenza del settore minerario
Un altro aspetto da sottolineare è quello riferibile alla composizione del carico fiscale del 16% in rapporto al Pil ottenuto nel 2013. A questo proposito dai dati ufficiali dell’Amministrazione finanziaria emerge che la partecipazione del settore minerario al risultato dell’aumento della pressione fiscale è stato di circa 0,93 punti percentuali (cioè 0,93 punti sul totale dei sedici). Da notare che nel 2007 (l'anno di maggior partecipazione) il settore minerario ha contribuito con 3.16 punti percentuali e che nel 2009 ha contribuito con 1.14 punti percentuali. Una contrazione prodotta, secondo il ministro delle Finanze, Luis Miguel Castilla, dai minori utili conseguiti dalle società minerarie, in gran parte a causa della diminuzione dei prezzi dei metalli.
 
I dati del settore minerario
Il Perù è il secondo più grande produttore di rame, argento e zinco e tra i cinque maggiori produttori al mondo di piombo e stagno, ma è anche destinatario di grandi investimenti da parte delle maggiori multinazionali del settore. Inoltre, il Paese è destinato a essere la fonte di una gran parte della crescita dell'offerta di materie prime nei prossimi anni. Secondo dati diffusi in occasione del decimo Simposio internazionale sull’oro e l’argento del 2012, la produzione di rame negli ultimi dieci anni si è quasi triplicata cui ha fatto seguito quella dell’oro che si è invece decuplicata. Nel 2011 il governo ha sottoscritto un accordo con le compagnie minerarie che prevedeva un incremento della tassazione nel settore estrattivo che avrebbe garantito introiti allo Stato peruviano valutati nell’ordine di 1,1 miliardi di dollari l’anno. Un obiettivo importante per il governo, stretto tra la necessità di acquisire risorse per combattere la povertà della popolazione indigena e la tutela degli interessi degli investitori esteri. La crescita annuale media tra il 2011 e il 2012 è stata del 7% che ha permesso di triplicare il Pil pro capite (vicino a 6mila dollari), con investimenti esteri aumentati di cinque volte e le esportazioni di sei.
 


Fonti:
Fonte 1
Fonte 2
Istituto commercio estero
SACE
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