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Portogallo, l’analisi dell’Ocse:
le riforme fiscali aiutano la ripresa

Nell’ultimo rapporto economico, l’organizzazione invita il governo portoghese a intervenire anche sul sistema fiscale per recuperare risorse da investire e redistribuir

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Inflazione, caro-energia e incertezza globale rallentano la ripresa del Portogallo, che pure aveva avuto buone prestazioni nel periodo immediatamente successivo alla pandemia. Sono necessarie riforme strutturali a sostegno delle finanze pubbliche, per garantire adeguati standard di vita - in particolare alle fasce più deboli della popolazione - per rafforzare la crescita e per attuare l’ambizioso Piano nazionale di ripresa e resilienza. Così scrive l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico nell’ultimo rapporto sull’economia portoghese, nel quale analizza la situazione del Paese più occidentale d’Europa e offre spunti per possibili interventi da adottare, anche in ambito fiscale.

Le misure per attenuare l’inflazione
Dopo la pandemia, una ripresa inizialmente molto forte e le elevate entrate fiscali hanno permesso al governo portoghese di attutire l’impatto delle conseguenze della guerra in Ucraina, ma ora il sostegno pubblico dovrebbe essere ridotto e indirizzato principalmente ai gruppi più vulnerabili, con provvedimenti mirati a aiutare coloro che non sono sufficientemente coperti dal sistema generale di protezione sociale.
Nel periodo preso in considerazione dal rapporto, le misure messe in atto dal governo per limitare lo shock dell’inflazione hanno riguardato sussidi per i prezzi di elettricità, gas e carburanti, trasferimenti sociali, alcuni dei quali destinati alle famiglie a basso reddito e alle famiglie con minori, sostegno alle pensioni e tagli temporanei alle imposte sull'energia e all'Iva. Sono previsti, inoltre, incentivi fiscali alle imprese per aumentare i salari, a beneficio dei redditi delle famiglie.

Riforme fiscali per la crescita
Insieme alle riforme strutturali e alle periodiche revisioni della spesa pubblica al fine di aumentarne l’efficienza, l’Ocse invita il Portogallo – per la seconda volta - a mettere mano al sistema fiscale, così da poter individuare spazi per recuperare risorse da redistribuire o reinvestire in azioni dirette a sostenere redditi e crescita. Già nel 2021 l’Organizzazione di Parigi aveva suggerito al governo di Lisbona di semplificare il sistema tributario, riducendo le esenzioni e le aliquote speciali e ampliando la base imponibile una volta consolidata la ripresa. Aveva proposto, inoltre, di incrementare la quota di forme di tassazione meno distorsive, come le imposte sulla proprietà, identificando, in particolare, margini di crescita per la tassazione sugli immobili e sulle successioni.

Tasse su immobili e successioni
Anche nell’ultimo documento l’Ocse ribadisce questa raccomandazione e la articola nel dettaglio. A cominciare dall’IMI, l’imposta municipale sugli immobili, che – si legge nel rapporto – “nel 2021 ha rappresentato solo lo 0,8% del Pil”. Ci sarebbe quindi spazio per rivedere e ampliare la base imponibile dell’IMI, il cui importo dipende dal valore di riferimento dell’immobile, dall’aliquota comunale (applicata dalle municipalità sulla base di un intervallo definito dal governo), dalle caratteristiche e dal nucleo familiare. Inoltre, scrive l’Ocse, potrebbero essere abolite alcune delle numerose esenzioni previste: per esempio, in Portogallo chi acquista un immobile come abitazione principale non paga l'imposta per i primi tre anni.
Andrebbe invece rivista al ribasso l’Imposta Municipale sul Trasferimento di Immobili (IMT): secondo l’Ocse, lo Stato portoghese dovrebbe fare meno affidamento sulle imposte sulle transazioni, che hanno effetti negativi sulla mobilità lavorativa e residenziale. Un riequilibrio fiscale in questa direzione favorirebbe un miglior bilanciamento del mercato immobiliare e allo stesso tempo fornirebbe ai Comuni risorse da investire nell'edilizia sociale. Sotto la lente anche le tasse di successione, ritenute basse rispetto alla media Ocse e con potenziali margini di aumento. In Portogallo la tassa di successione è stata abolita nel 2004 per gli eredi legittimi, mentre gli altri sono tenuti a pagare un’imposta corrispondente al 10% del patrimonio ereditato.

Iva, l’impatto di esenzioni e riduzioni
Infine, nel report l’Ocse analizza i dati del gettito Iva, criticando l’uso della riduzione o esenzione delle aliquote Iva per un’ampia gamma di beni e servizi, come per esempio l’Iva al 13% sui servizi di alberghi e ristoranti, o al 6% sui lavori di manutenzione e ristrutturazione. “Nel 2020 il rapporto tra il gettito Iva riscosso e il gettito che teoricamente sarebbe stato generato se l'Iva fosse stata applicata all'aliquota normale (23%) per tutti i consumi finali si attestava al 49%, ben al di sotto della media Ocse del 56%", si legge nel rapporto. Da notare che questa analisi non tiene ancora conto dell’ultima misura adottata dal governo portoghese lo scorso aprile nell’ambito degli interventi per mitigare gli effetti dell’inflazione, ossia la cosiddetta “Iva zero” applicata su un paniere di 46 beni alimentari essenziali. L’Organizzazione suggerisce di valutare attentamente l’efficacia di queste misure, in termini di impatto sull’occupazione e sulla riduzione delle disparità di reddito.

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