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Dal mondo

Pratiche fiscali dannose nell’Ue.
Una risoluzione prova ad ostacolarle

I deputati chiedono di contrastare la concorrenza sleale tra i Paesi e un nuovo sistema di valutazione delle politiche fiscali nazionali

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Revisione della legislazione tributaria per affrontare i meccanismi di pianificazione fiscale aggressiva messi in atto dalle multinazionali, totale rinnovamento del codice di condotta europeo sulla tassazione delle imprese, soglia minima di attività per individuare le aziende tenute a pagare le tasse in un certo territorio. Sono queste le priorità indicate nella risoluzione del 7 ottobre adottata dal Parlamento Europeo con 506 voti favorevoli, 81 contrari e 99 astensioni e che punta a contrastare la competizione fiscale tra i Paesi - sia Ue che non - che li priva di entrate sostanziali e porta ad una concorrenza sleale tra le varie imprese, oltre ad un calo di fiducia da parte dei cittadini.

Il contesto della risoluzione
Negli ultimi anni sono stati diversi gli episodi che hanno evidenziato le falle del sistema fiscale vigente: Lux Leaks, Panama Papers, Paradise Papers, sono solo i casi più eclatanti, a cui si aggiunge lo scandalo dei Pandora Papers di questi giorni, scandali che hanno coinvolto multinazionali e individui con patrimoni consistenti e che hanno decretato l’urgenza di adottare soluzioni in grado di porre fine a questo fenomeno. Le stime prudenti dell’Ocse, infatti, sull’erosione della base imponibile e il trasferimento degli utili (BEPS - Base Erosion and Profit Shifting) collocano i costi, per i Paesi, intorno al 4-10% del gettito fiscale derivante dal reddito delle società a livello globale, ovvero 84-202 miliardi di euro all’anno: una cifra importante che non può più essere sottovalutata.

Le richieste per modificare il sistema
Diverse le misure proposte dai deputati nella risoluzione approvata la scorsa settimana. Innanzitutto viene proposta l’introduzione di un “livello minimo di sostanza economica”, ovvero una soglia di attività economica all’interno di un Paese, al di sotto della quale una società non può essere considerata realmente stabilita in quella particolare giurisdizione. Questa soglia dovrebbe essere compatibile con lo standard globale dell’Ocse e le successive attività relative all’azione 5 del BEPS,.
Inoltre, con la risoluzione il Parlamento chiede alla Commissione di elaborare degli orientamenti su come progettare incentivi fiscali che siano equi, trasparenti, che favoriscano l’occupazione e soprattutto che non causino distorsioni del mercato unico, valutando in particolare la tipologia (basati sugli utili o basati sui costi), la natura dal punto di vista temporale (temporanea o permanente), le limitazioni geografiche (zone economiche) e l’intensità (esenzioni totali o parziali) di tali incentivi. Fari accesi anche sull’efficacia dei regimi fiscali speciali sugli utili riconducibili ai brevetti (i cosiddetti patent box) e ad altri regimi di proprietà intellettuale, per verificare il loro reale impatto sulle perdite di gettito.
Infine, oltre a condividere l’impegno internazionaleper una corporate tax globale in capo alle grandi multinazionali, su cui l’Ocse ha annunciato pochi giorni fa il raggiungimento di un’intesa comune di 136 giurisdizioni (vedi articolo Ocse, global tax sulle multinazionali.Col sì di 136 Paesi, al via dal 2023), i deputati, hanno chiesto di inserire nelle raccomandazioni che la Commissione indirizza ogni anno a ciascuno Stato membro dell’Unione delle linee guida per ridurre gli effetti negativi della pianificazione fiscale aggressiva. Secondo la relazione annuale in materia di fiscalità 2021 redatta da Bruxelles, si stima, infatti, che ogni anno nell’Ue si perdano circa 36-37 miliardi di euro di gettito fiscale Ires a causa dell’elusione fiscale.

Sì alla riforma completa del Codice di condotta sulla tassazione delle imprese
Nella risoluzione del Parlamento europeo si evidenzia la necessità di una profonda revisione del Code of Conduct, il Codice di condotta sulla tassazione delle imprese che dal 1997 costituisce lo strumento principale dell’Unione per prevenire le misure fiscali dannose. In particolare, si chiede la revisione della governance, dei criteri utilizzati e del campo di applicazione del codice attraverso uno strumento vincolante basato sugli attuali accordi intergovernativi e su una procedura decisionale più efficiente.
Al momento, infatti, i criteri del Codice di condotta per giudicare una pratica fiscale come dannosa sono ritenuti in parte obsoleti. La riforma che auspicano i deputati dovrebbe essere di grande portata e dovrebbe includere il criterio di aliquota d’imposta effettiva, in linea con la futura global tax per le multinazionali che verrà varata alla conclusione del percorso di confronto internazionale portato avanti da Ocse e G20 Infine è stato delineato un piano dettagliato per sviluppare un “quadro in materia di regimi fiscali aggressivi e aliquote d’imposta ridotte” che dovrebbe andare a sostituire l’attuale codice di condotta, che quindi verrebbe di fatto superato.

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