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Pubblicato il nuovo Rapporto Ue sulla tassazione 1995-2004

Con il comunicato STAT/06/62 del 17 maggio 2006 è stata resa nota la pubblicazione della settima edizione del Rapporto della Dg Taxud

L’analisi del Directorate-General for Taxation and Customs Union (Dg Taxud) si basa sulla metodologia Esa 95 che consente di effettuare valutazioni relative ai national e regional account. Il Rapporto presenta una struttura molto articolata e complessa ed è suddiviso in due parti. La prima parte è dedicata alla tassazione in Europa (Overview of taxation in the EU) con una analisi sulla struttura dei sistemi fiscali nell’Unione (Tax structures and recent developments in the enlarged Union). Nella seconda parte si analizza la tassazione in relazione alla funzione economica (Taxation according to economic functions) e ai trend relativi alla tassazione sui consumi, lavoro e capitale.

Le novità sulla tassazione in Europa
Ciò che emerge dal Rapporto è che il livello di imposizione nell’Europa a 25 risulta essere tra i più alti al mondo, basti pensare che il distacco con il livello di tassazione di Giappone e Stati Uniti è di 14 punti percentuali. Il carico fiscale varia notevolmente tra gli Stati membri passando nel 2004 dal 28,4 per cento della Lituania, dal 28,6 per cento della Lettonia al 50,5 per cento della Svezia e al 48,8 per cento della Danimarca.

I nuovi Stati dell’Unione
Gli Stati che sono entrati a far parte dell’Unione presentano in generali bassi "tax ratios" cui si aggiungono anche quelli dell’Irlanda (30,2 per cento), del Portogallo (34,5 per cento) e della Spagna (34,6 per cento). Il dato complessivo più significativo è dato dal tax ratio dell’Unione a 25 pari al 39,3 per cento del Pil, ovvero dell’indice che misura l’onere fiscale complessivo, con una diminuzione dello 0,2 per cento rispetto all’anno precedente. Parallelamente occorre notare come una moderata crescita economica (dal 1,0 per cento del 2003 al 2½ per cento) nel corso del 2004 abbia avuto riflessi, seppur con effetti limitati, anche sulla determinazione dell’indice.

Le situazioni di rischio
La diminuzione della media con riferimento all’Europa a 25 è dovuta essenzialmente agli sviluppi che hanno interessato l’area euro, soprattutto per ciò che concerne l’emergere di "situazioni di rischio" quali quelle della Germania e dell’Italia. L’ingresso dei 10 nuovi Stati membri ha avuto per converso un impatto pressoché marginale sulla determinazione della media. Paradossalmente se si prende come riferimento la media aritmetica e non la media ponderata si ottiene una sorta di "ribaltamento" della situazione precedentemente illustrata in quanto il tax ratio registra un incremento dello 0,1 per cento.

Gli sviluppi in materia di tassazione
Il Rapporto contiene anche un’analisi accurata degli sviluppi in tema di tassazione avvenuti nei vari Stati membri; per ciò che concerne l’Italia l’indagine ha rilevato che nel 2004 il Pil ratio (complessivo degli oneri sociali) era pari al 40,6 per cento, superiore di tre punti percentuali al resto degli altri Stati membri. Le imposte indirette incidono sull’indice per il 14,3 per cento, uniformando in tal modo l’Italia agli altri partner europei, mentre gli oneri sociali e le imposte dirette continua ad essere tra le più elevate d’Europa (rispettivamente l’11,4 per cento e il 12,2 per cento del Pil). Le aliquote Iva potrebbero essere considerate tra quelle più basse in Europa, ma risultano controbilanciate da più alte imposte indirette sui prodotti e sulla produzione. La maggior parte del gettito fiscale proviene dalle imposte sui redditi, in particolare dalla tassazione delle persone fisiche, che rappresenta il 10,4 per cento del prodotto interno lordo, percentuale quasi eguagliata dagli Stati dell’Europa del nord e dal Belgio.
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