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Dal mondo

Regno Unito, arriva l’ecotassa
per contrastare gli illeciti ambientali

Da aprile il tributo colpisce anche gli operatori illegali che smaltiscono rifiuti in discariche non autorizzate

DISCARICA
Chi inquina paga. Soprattutto se commette un crimine, come quello del conferimento di rifiuti in discariche non autorizzate, creando per di più gravi danni all'ambiente. E' a questo principio che il Regno Unito si è ispirato per estendere l'ecotassa anche alle cessioni di rifiuti nei siti non autorizzati: dal 1° aprile scorso, infatti, sono soggetti al tributo anche gli operatori che finora hanno smaltito materiali di scarto in discariche prive di licenze o permessi, localizzate in Inghilterra e Irlanda del Nord.
Pur essendo da sempre un reato ambientale, la gestione dei rifiuti in siti non autorizzati non era mai stata colpita dall’imposta sulla discarica, la cosiddetta Landfill tax. Introdotta nell’ordinamento inglese nel 1996, la tassa, in linea con le disposizioni europee, si poneva come un disincentivo allo smaltimento dei materiali in discarica, incoraggiando allo stesso tempo imprese e famiglie a scegliere soluzioni più efficienti e rispettose dell'ambiente. Dall'istituzione dell'imposta nel Regno Unito, in effetti, il conferimento in discarica è diminuito di oltre il 60%, a vantaggio di modalità alternative come l’incenerimento, il compostaggio, il riciclo. Il problema dello smaltimento dei rifiuti nei siti illegali, però, è rimasto irrisolto e, fino a poco fa, anche al riparo dall’ecotassa: un trattamento che ha finito per avvantaggiare gli operatori non autorizzati e i siti illegali, permettendogli di realizzare cospicui proventi al di fuori da ogni quadro normativo.
 
L’imposizione colpisce anche gli illegali
L’estensione della Landfill tax ai siti di smaltimento non autorizzati intende, quindi, colpire gli operatori illegali proprio al cuore dei loro interessi: il profitto. Una norma per riportare equità fiscale, costituire un deterrente per le attività illecite ai danni dell’ambiente e favorire gli operatori legittimi della gestione dei rifiuti, da troppo tempo penalizzati da un sistema di concorrenza sleale.  Dal momento dell’entrata in vigore della nuova misura, l’HMRC – l’Agenzia delle Entrate del Regno Unito - può tassare e sanzionare qualsiasi persona fisica o giuridica che effettui direttamente, provochi consapevolmente o che permetta la cessione di rifiuti in un sito non autorizzato. Una volta individuato, il responsabile dovrà versare l’ecotassa, insieme a una penale che può raggiungere il 100% dell’imposta dovuta, e incorrere in un procedimento penale. Non solo: chiunque sia coinvolto in attività di smaltimento illegale dei rifiuti – sia chi produce i materiali di scarto, sia chi opera nei siti non autorizzati - sarà responsabile in solido per la Landfill tax, in relazione alla quantità di materiale conferito in discarica, calcolato sulla base di un’aliquota standard pari a 88,95 sterline per tonnellata. Gli stessi soggetti, inoltre, sono passibili di una penale fino al 100% dell'imposta dovuta e possono essere perseguibili penalmente.
 
Una task force a tutela dell’ambiente
Nell’azione di contrasto agli illeciti nello smaltimento dei rifiuti, il Regno Unito ha messo in campo una task force che vede in prima linea l'HMRC, in collaborazione con l'Agenzia per l'ambiente, l'Agenzia per l'ambiente dell'Irlanda del Nord, la Polizia e altri partner istituzionali. Diversi sono gli strumenti a disposizione delle imprese per verificare di essere in regola con le norme ambientali: dal Codice di condotta per i rifiuti, alla guida sulla Landfill tax pubblicata sul sito internet gov.uk. Tutti i cittadini che, invece, sono testimoni o sospettano crimini ambientali legati al ciclo dei rifiuti, un’evasione o un’elusione delle tasse, possono inviare una segnalazione anonima alle rispettive linee telefoniche dedicate o via web, compilando un form online.
 
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