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Dal mondo

Regno Unito: la stretta antievasione
passa per la pubblicazione

Il riferimento è ai nomi di chi evade ma nella norma allo studio anche di eventuali consulenti, facilitatori

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Senza precedenti. La nuova norma allo studio, in realtà già in fase avanzata, diretta a frenare la rincorsa dell’evasione e dell’elusione soprattutto lungo le autostrade dell’offshore non solo non fa sconti ma sembra, a una prima lettura, ribaltare gli stessi caposaldi della prassi normativa secolare britannica. Innanzitutto, l’introduzione d’una nuova tipologia di reato, equiparato in tutto ad un crimine, eccetto per la punizione prevista. In secondo luogo, l’estensione del reato non solo all’evasore ma ai suoi eventuali suggeritori, assistenti o esperti fiscal-finanziari, studi di consulenza e di diritto, società finanziarie ad hoc o semplici professionisti. Insomma, la punizione riguarderà sia l’autore del reato fiscale, cioè l’evasore, sia chi lo ha assistito, consigliato o favorito.

Una proposta condensata nelle ultime righe ma ancora in fieri - Ad ogni modo, è l’ultimo rigo della proposta governativa, ancora in fase di discussione e di consultazione pubblica, che ha destato stupore e malcelato disappunto. Infatti, una volta che la legge sarà varata, scatterà l’obbligo di rendere pubblici nomi, e cognomi, dei contribuenti che evadono, delle imprese coinvolte e, in caso, dei consulenti finanziari e degli studi che hanno prestato il loro know how facilitando l’evasione di somme ingenti. Tra l’altro, tali soggetti saranno anch’essi ritenuti responsabili e sanzionati con ammende cospicue, pari a quelle del contribuente o dell’azienda che eluso il fisco o evaso le imposte dovute.
 
Cambio-verso ad alto rischio – Passiamo in rassegna le novità. L’introduzione nei codici, e nella prassi, d’una nuova forma di crimine connesso all’evasione fiscale tramite giurisdizioni offshore. In questo caso, sia i singoli contribuenti, sia le stesse grandi multinazionali non potranno più far valere la rispettiva “ignoranza” o il “non sapevo”. O meglio, ma entro determinati limiti e a certe condizioni drasticamente ridotte rispetto a quelle attuali, dove il richiamo al principio di ”ignorance”, soprattutto per le imprese, è prassi consolidata. Ora tale muro non sarà più facilmente opzionabile come in passato. A seguire, stringendo ancora il cerchio antievasione sulle grandi corporates, sarà introdotto un ulteriore reato criminale fotocopia, rispetto a quello precedente ma relativo all’incapacità mostrata dall’impresa o dalla multinazionale di prevenire fenomeni di evasione o di elusione posti in essere al suo interno da propri dipendenti, esplicitamente coloro che rivestono ruoli direttivi o comunque di livello superiore. Dunque, le grandi aziende, una volta scoperte dal fisco, non potranno più scaricare con facilità la responsabilità su singole ed isolate mele marce. Quest’ultima novità implicherà un cambio di passo nell’adozione d’una duediligence interna alle società di spessore e non più di sola facciata. Già queste due novità indicano un rischio reale, la fuga di grandi holding, trust e multinazionali verso lidi giurisdizionali meno attivi fiscalmente sul versante dei controlli e della tassazione.
 
Boom delle sanzioni, sia civili che pecuniarie – Gli evasori, con la nuova norma in fase di consultazione, vedranno crescere le eventuali sanzioni pecuniarie e finanziarie, mentre per la prima volta un ruolo decisivo sarà svolto dal quantum originariamente nascosto al fisco. Dalla misura della somma evasa dipenderanno sanzioni e penalizzazioni. Insomma, si applicherà un regime sanzionatorio altamente progressivo del tipo “più evadi più alta sarà la sanzione” oltre a rifondere il maltolto. E per chiudere il sistema delle penalità previste, anche sotto il profilo civilistico saranno introdotte misure collaterali dirette a punire anche consulenti, studi legali, esperti o chiunque abbia assistito o facilitato l’evasione. Per tali soggetti scatteranno le medesime soglie sanzionatorie applicate ai loro ex-clienti. Si apre quindi una prospettiva piuttosto rabbuiata per centinaia di studi e di società di consulenza che affollano la City e che, considerando l’indotto, danno lavoro a circa 100mila persone. In molti, in realtà, pensano già di spostare all’estero i rispettivi bracci operativi, mentre a Londra resteranno solo sedi di rappresentanza e assistenza.
 
Fuori i nomi – Comunque, la novità che fa più discutere è il riferimento, breve, conciso, al termine della nuova proposta normativa che, con scioltezza inusuale per un sistema anglosassone, esplicitamente indica nella pubblicazione dei nomi degli evasori e dei loro suggeritori o facilitatori la chiave di volta dell’intera operazione antievasione. Elenchi, con nomi, aziende coinvolte, responsabili, manager ed esperti e, naturalmente, singoli contribuenti. Tutto questo al centro della City londinese. Difficile da profetizzare. Ad ogni modo, lo schema della nuova normativa e delle novità che contiene sono aperte a consultazione pubblica, aperta.
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