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Dal mondo

Regno Unito, tax gap in leggero aumento.
Quota 35 miliardi nel periodo 2019-2020

È soprattutto l’Iva a incidere sulla differenza tra il gettito dovuto al Fisco e quello effettivamente versato

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Il tax gap britannico, ovvero la differenza tra le imposte dovute allo Stato e quelle effettivamente versate, nell’anno fiscale 2019-2020 è stato di 35 miliardi di sterline, poco di più dei 31 miliardi per il periodo 2018-2019.
È il dato di sintesi del report dell’HM Revenue and Customs (HMRC), Measuring tax gaps 2020 edition. Tax gap estimates for 2019 to 2020, che, come ogni anno, scatta una fotografia del fenomeno del tax gap, mettendone in evidenza la struttura, l’andamento per le diverse imposte e le cause. Per questo motivo, il documento ha una rilevanza strategica in primis per il Fisco britannico perché fornisce informazioni utili su come e perché i cittadini non versano le imposte dovute e permette di elaborare strategie future per intervenire sul fronte della compliance, ovvero dell’adesione spontanea dei contribuenti ai propri obblighi fiscali. 

L’Iva è l’imposta più evasa 
É l’Iva a far la parte del leone del tax gap britannico: l’imposta sul valore aggiunto rappresenta con 12,3 miliardi di sterline la quota più consistente del tax gap, nonostante il divario tra quanto dovuto e versato abbia subito dal 2005-2006 al 2019-2020 una forte riduzione, passando dal 14,1% all’8,4%. 
L’imposta sul reddito, i contributi assicurativi e l’imposta sul capital gain insieme generano un tax gap pari a 12,6 miliardi di sterline, di cui 7 miliardi sono imputabili ai lavoratori autonomi e ai professionisti.
Il tax gap relativo all’imposta sul reddito delle società è di 5,7 miliardi di sterline. Seguono le accise con 3,2 miliardi di sterline mentre le altre imposte, sia dirette (come la tassa di successione e quella sulla discarica), sia indirette (tra cui la tassa sulle bibite gassate, quella sul cambiamento climatico e la tassa sui voli aerei) insieme raggiungono quota 1,6 miliardi di sterline. 

Chi non versa le imposte 
Per studiare meglio il fenomeno, le Entrate britanniche da anni segmentano la platea dei contribuenti in differenti gruppi di appartenenza: una tattica che si è rivelata fondamentale per attivare strategie mirate per specifici target. Da questo punto di vista, sul fronte del tax gap a pagare meno imposte del dovuto risultano le piccole imprese, per un valore di oltre 15 miliardi di sterline, mentre i contribuenti catalogati come “ricchi” (cioè coloro che hanno un reddito annuo superiore alle 200mila sterline o un patrimonio di oltre 2 milioni di sterline) rappresentano la quota più esigua con 1,5 miliardi. Le grandi imprese risultano responsabili di un tax gap di 6,1 miliardi di sterline, le attività illecite di 5,2 miliardi di sterline, le medie imprese di 5 miliardi e i singoli contribuenti di 2,6 miliardi di sterline.

Le ragioni del tax gap
Il report del Fisco britannico, come ogni anno, cerca di analizzare anche le motivazioni che spingono i contribuenti a non versare le imposte. La causa più diffusa è la semplice disattenzione nella compilazione e/o nell’invio delle dichiarazioni mandate al Fisco. Si tratta del 19% dell’intero tax gap, pari a 6,7 miliardi di sterline. Un dato su cui l’Agenzia delle Entrate britannica intende riflettere per intervenire sulle competenze fiscali dei contribuenti. Ma si evade anche grazie all’interpretazione delle norme (5,8 miliardi di sterline) soprattutto nel settore dell’Imposta sul valore aggiunto, per attività criminali (ad esempi, le frodi Iva) con un tax gap di 5,3 miliardi o per un’evasione appositamente pianificata (5,5 miliardi di sterline). E ancora, lo Stato britannico incassa meno introiti a causa dei debiti con l’Erario che non vengono saldati, ad esempio, per insolvenza o fallimento, pari a 4 miliardi, agli errori commessi nella compilazione delle dichiarazioni dei redditi (3,7 miliardi di sterline) e alle attività economiche non dichiarate (3 miliardi di sterline).

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