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Dal mondo

Russia: sulla ricchezza è l’ora
del sorpasso sul rivale Usa

I capitali alloggiati in giurisdizioni offshore superano per la prima volta il totale dei redditi dichiarati dalle famiglie

rubli
Russia 2017, l’anno del sorpasso, ovvero, l’annualità fiscale in cui, per la prima volta, la ricchezza esportata dai ricchi russi in territori e giurisdizioni a fiscalità privilegiata ha superato i redditi dichiarati dalle famiglie e dai contribuenti che non appartengono all’1% più ricco della popolazione. Di fatto, come certificano le tavole statistiche elaborate e ridisegnate da Filip Novokmet, Thomas Piketty e Gabriel Zucman, 3 tra i migliori esperti in materia di diseguaglianze nella distribuzione della ricchezza in età moderna, anzi, contemporanea, oggi la Russia ha eguagliato il suo rivale storico, gli Stati Uniti in quanto a concentrazione della ricchezza verso l’alto, in una ristretta classe sociale di contribuenti facoltosi.
 
I dati, ovvero, si stava meglio prima, con gli Zar – Oltre all’avvicinamento oramai accertato con gli Usa, in quanto a concentrazione della ricchezza nelle mani e nei conti bancari dell’1% della popolazione, i numeri che maggiormente impressionano sono quelli derivanti dalla comparazione della ricchezza russa nel periodo 1905-2017. In pratica, con lo Zar ancora assiso nel Palazzo d’Inverno, l’1% dei contribuenti più ricchi possedeva il 18% della ricchezza russa, mentre ora, a un secolo di distanza dalla rivoluzione, c’è un nuovo 1% che di ricchezza ne controlla una somma in valore pari al 20% del totale, cioè dell’intera platea di contribuenti russi. Se poi si passa ai capitali offshore, allora si nota come il capitale russo alloggiato fuori dai confini sia maggiore rispetto a quello dichiarato annualmente dai contribuenti russi al fisco. Dalla lettura delle statistiche si notano anche due altri elementi riguardo il variare nella distribuzione della ricchezza dei contribuenti russi. Dopo la rivoluzione russa, infatti, e fino alla caduta del muro, la liquidità dell’1% più ricco della popolazione è rimasta pari al 4% del totale. Il balzo verso l’alto s’è verificato in coincidenza con la caduta del muro, il venir giù del regime sovietico e soprattutto, sostengono gli autori della ricerca, grazie al passaggio immediato, senza periodi di transizione, dallo statalismo integrale al sistema liberista altrettanto integrale e deregolamentato.   
 
Se il capitale prende il volo dalla Russia -  Dunque, secondo gli autori, la concentrazione e la localizzazione offshore dei capitali s’è accelerata proprio negli ultimi anni: "C'è tanta ricchezza finanziaria detenuta dai ricchi russi all'estero - nel Regno Unito, in Svizzera, in Cipro e in centri offshore simili - di quanto posseduto da tutta la popolazione russa in patria". In pratica, la ricchezza nascosta al di fuori del Paese dai ricchi russi è ora circa tre volte superiore alle riserve ufficiali gestite dalla Banca centrale russa. Tutto ciò comporta il chiudersi d’un quadro oggettivo così riassumibile: la disuguaglianza dei redditi in Russia, secondo quanto riferito dalla relazione, è stata notevolmente diversa da altri Paesi ex comunisti, nonché da nazioni come la Cina. Dopo i turbolenti anni '90, che hanno comportato il crollo del rublo russo nel 1998, l'economia del Paese si è stabilizzata nei primi anni 2000 per poi crescere oltremodo in gran parte dagli elevati prezzi globali del petrolio. Dalla recessione mondiale del 2008, tuttavia, l'economia russa ha visto una crescita più modesta, sormontata dai bassi prezzi del petrolio e dalle sanzioni economiche occidentali imposte a seguito dell'annessione a Mosca della penisola di Crimea nel 2014.
 
Un equilibrio fragile, con l’1% dei contribuenti con reddito medio annuo pari a 2,5 milioni di dollari – Ogni singolo componente della famiglia dell’1% dei super-ricchi russi, 114mila in tutto, dichiara ogni anno un reddito pari, in media, a 2,5mln di dollari. I 46 mln di russi classificabili come classe media riportano invece nelle loro dichiarazioni annuali un reddito medio di 36mila euro, mentre la popolazione più povera, 58mln di lavoratori, hanno un salario medio di 8mila euro. Gli estremi della mancanza di progressività fiscale e distribuzione della ricchezza sono piuttosto evidenti tanto che, al termine della ricerca, si fa un chiaro riferimento alla potenziale durata d’un equilibrio sociale così insostenibile nel tempo, sia fiscalmente sia sotto un profilo sociale. 
 
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