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Dal mondo

Scozia: sull’autonomia fiscale
pronta una proposta ad hoc

Tre sono i punti qualificanti di un progetto elaborato da un noto Think Tank e indicato nell'ambito di una ricerca

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Maggiore autonomia e controllo sulle entrate alle Amministrazioni locali, senza escludere la possibilità di introdurre nuove forme di imposizione fiscale sottoposte al voto dei cittadini.  È questa la ricetta per il futuro della Scozia che il Think Tank Reform Scotland ha messo nero su bianco nello studio Blueprint For Local Power: una raccolta di proposte che vanno nella direzione del federalismo fiscale a 20 anni dalla devolution, a due anni dalla vittoria del no al referendum scozzese per l’indipendenza e a quasi 365 giorni dal voto sulla Brexit.
 
Imposte sulle imprese, più potere ai consigli locali – In Scozia, attualmente, la tassazione delle imprese è totalmente centralizzata: le imposte sono raccolte dai consigli a un’aliquota fissata da Edimburgo e quindi non esiste alcun tipo di correlazione diretta con l’andamento dell’economia locale. La centralizzazione e l’uniformità del prelievo fiscale corrispondono storicamente ai criteri di equità sociale e di redistribuzione del reddito.  Reform Scotland ritiene, invece, che in Scozia la tassazione sulle imprese vada devoluta per intero ai Consigli locali per adattarsi all’andamento dell’economia sul territorio e così concentrare le agevolazioni fiscali là dove servono davvero.
In particolare, il Think Tank ritiene che le autorità locali dovrebbero avere il potere di introdurre nuove forme territoriali di prelievo fiscale, sottoposte al controllo democratico degli elettori. L’applicazione di questo modello di autonomia fiscale, sostiene Reform Scotland, permetterebbe ai Consigli di apprendere dall’esperienza delle altre località locali e li rendere meno dipendenti dalle sovvenzioni del governo centrale.
 
Il ruolo della Council Tax - Attualmente, in materia di tributi locali i consigli applicano la Council Tax, un’imposta sugli immobili a destinazione residenziale, i cui aumenti sono però stati bloccati dal governo scozzese fra il 2008 e il 2017. Dall'aprile di quest'anno saranno possibili nuovi incrementi, ma limitati al 3%.
La Council Tax garantisce entrate per circa 2 miliardi di sterline all'anno, che contribuiscono direttamente al finanziamento dei servizi locali in Scozia. Il quadro politico e legislativo è responsabilità del governo scozzese e del Parlamento, ma è compito dei singoli Consigli gestire l'imposta: dalla fissazione dell'aliquota fiscale alla raccolta dei pagamenti.
Le autorità locali ricevono inoltre ulteriori entrate fiscali dalle vendite, dagli affitti e dalle tasse pagate dai contribuenti per tutta una serie di servizi. Questo – spiega Reform Scotland – è l'unico flusso fiscale su cui i consigli hanno il pieno controllo.
 
Fra Brexit e indipendenza della Scozia – Le proposte del Think Tank si inseriscono in uno scenario politico che per la Gran Bretagna è particolarmente turbolento, con una tensione crescente fra la nazione scozzese e Westminster. Nel 2014 il referendum per l'indipendenza di Edimburgo da Londra si concluse con una vittoria risicata dei No alla separazione (55,3% contro il 44,7% dei Sì), mentre nel 2016 gli elettori della Gran Bretagna scelsero in maggioranza (51,9%) per l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea: la cosiddetta Brexit. La separazione della Scozia dalla Gran Bretagna (magari per restare o rientrare nell'Unione europea) rimane però all'ordine del giorno: lo scorso marzo il Parlamento scozzese ha infatti votato per l'avvio di un nuovo percorso referendario, per ora bloccato dal premier May (“non è il momento giusto”). Le proposte di Reform Scotland potrebbero forse costituire una sorta di piattaforma fiscale per l'indipendenza di Edimburgo.
 
 

 
 
Fonte
Reform Scotland - Blueprint for Local Power

 
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