Singapore, per scambio informazioni
apertura globale al modello Ocse
La giurisdizione elaborerà lo schema d’un trattato multilaterale da usare come piattaforma per futuri accordi
Il Fisco di Singapore prende le misure – Esiste! Il Fisco esiste, anche nella roccaforte dell’offshore asiatico. Le dichiarazioni rilasciate congiuntamente in questi giorni dall’Esecutivo e dai vertici dell’Economia della città-Stato non lasciano spazio a dubbi. L’Amministrazione finanziaria c’è, ed è impegnata nel ridisegnare il profilo dell’intera base normativa su cui si fonda la disciplina fiscal-finanziaria di Singapore. Innanzitutto, la giurisdizione elaborerà lo schema d’un trattato multilaterale da usare come piattaforma nella sottoscrizione dei futuri accordi sullo scambio d’informazioni con altri Stati. Si tratta d’una novità storica che comporta l’apertura completa dei codici normativi di riferimento al set completo degli standard dettati dall’Ocse in materia di scambio d’informazioni e di collaborazione reciproca in determinati campi, per esempio, fisco e finanza. Conseguentemente, un lungo elenco di norme e di regole, proprie della normativa interna, dovranno essere rivisitate, ridisegnate e se necessario cancellate o modificate in modo incisivo. La meta finale da raggiungere coincide con l’adozione d’un principio di trasparenza quasi automatico da adottare ogniqualvolta la città-Stato si siederà con Paesi terzi, in realtà non soltanto su questioni fiscasl-finanziarie.
La prima novità, il Fisco si libera dalla tutela del giudice – Tra le nuove misure che necessariamente incideranno sul profilo normativo della città-Stato, la prima impone un deciso cambiamento nella relazione esistente tra le Corti e gli uffici del Fisco. In pratica, mentre la consuetudine richiede un’autorizzazione scritta e motivata da parte d’un giudice come precondizione alla richiesta di dati che l’Amministrazione finanziaria indirizza a banche e Istituti di credito, ora questo passaggio obbligato non avrà più alcuna effettività normativa. A partire dai prossimi mesi, infatti, l’Agenzia delle Entrate di Singapore inoltrerà in via diretta, e autonomamente, le richieste di dati provvedendo, una volta ricevuti gli eventuali input, a scambiarli con i Paesi che ne abbiano fatto domanda, e questo senza dover obbligatoriamente transitare attraverso l’ok dei giudici di prima o seconda istanza a seconda dei casi. Di fatto, sul piano puramente normativo, l’Agenzia delle Entrate della città-Stato riacquista una piena autonomia che, in realtà, pur essendo sancita nelle sue carte istitutive non aveva mai trovato una corretta e concreta applicazione.
L’evasione è un crimine – Una seconda novità, anch’essa prossima a materializzarsi, interesserà lo stato giuridico di atti o attività riconducibili all’evasione fiscale e al riciclaggio. Le misure illustrate sommariamente dal Governo hanno infatti segnalato una decisa sterzata anche nel campo del diritto. L’evasione fiscale non sarà più considerata al di fuori della categorizzazione “di reato”. Piuttosto, sarà incorporato, in modo quasi automatico, tra le azioni criminali, in particolare se l’evasione fiscale risulta associata ad attività di riciclaggio o a finalità equivalenti. Insomma, per secondo alcuni osservatori esterni, la svolta segnerà una brusca involuzione del diritto nella città-Stato, transitando da una precedente sostanziale elasticità ad un marcato rigore. Diversa l’opinione degli esperti locali che, al contrario, ritengono il mutamento annunciato una sorta di maquillage normativo che, in realtà, non modificherà affatto l’attuale profilo finanziario di Singapore.