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Dal mondo

Stati Uniti e Vietnam, ovvero, la strana coppia

Definito, in via di principio, l’accordo bilaterale sul commercio. Hanoi sempre più vicina alla Organizzazione mondiale del settore (Wto)

Recentemente i responsabili statunitensi e i colleghi vietnamiti hanno raggiunto l’intesa di principio sui contenuti da inserire nel testo del trattato bilaterale sul commercio che sarà presto siglato tra i due Paesi. Si tratta di un vero punto di svolta che dovrebbe aprire ad Hanoi le porte per l’ingresso nel club degli Stati membri del Wto.
E’ ogni volta difficile accostare gli Stati Uniti al Vietnam. Nonostante con il passato i conti non siano stati affatto chiusi, le cronache recenti consegnano agli economisti e analisti internazionali l’immagine di due Paesi che, non soltanto dialogano e si parlano, ma sembrano sempre più legati sul versante commerciale e, naturalmente, su quello fiscal-finanziario. In pratica, nell’epoca in cui l’economia sembra non seguire più le bandiere nazionali, almeno non come accadeva un tempo, Washington e Hanoi hanno raggiunto una intesa piuttosto solida sui princìpi e sui contenuti che presto scivoleranno all’interno del nuovo accordo bilaterale sul commercio che, in tempi brevi, dovrebbe assumere la sua versione definitiva. I dazi doganali saranno rivisti verso il basso e ciò dovrebbe consentire una crescita rapida dei volumi commerciali in movimento tra i due mercati.
I numeri della strana relazione
A questo riguardo, mentre nel 1995 il flusso degli scambi tra i due Paesi non superava i 500 milioni di dollari, oggi gli ultimi dati disponibili raffigurano un andamento superiore ai 7 miliardi di dollari. Insomma, se dieci anni or sono le due economie quasi si ignoravano, oggi sembrano decisamente ben disposte e aperte al dialogo. Soprattutto in riferimento all’industria manifatturiera, che è in pieno boom ad Hanoi, in relazione agli allettanti giacimenti di gas naturale e di petrolio scoperti e quantificati recentemente lungo le coste vietnamite. Rispetto alla tiepidezza riversata sull’intesa oramai vicina dagli operatori economici internazionali, i rappresentanti del business statunitensi hanno invece accolto la notizia con entusiasmo, già prefigurando i ricchi contratti che potranno presto stipulare. In particolare, considerando che il 20 per cento dell’export vietnamita è già annualmente diretto verso il mercato statunitense, la nuova intesa, ancora in fieri almeno per quanto riguarda i tempi formali di approvazione, dovrebbe aprire senza più ostacoli l’economia del Vietnam ai beni e ai servizi made in Usa.
L’accordo apre al Vietnam la porta del Wto
Si tratta di un riavvicinamento storico che, tra l’altro, oltre ad aprire la via a beni e servizi in transito dall’economia statunitense verso quella vietnamita, costituirà un passo decisivo che contribuirà a spingere il Vietnam all’interno dell’Organizzazione mondiale del Commercio. Un’operazione che i responsabili di Hanoi hanno programmato entro la fine del 2006. Naturalmente, sponsorizzazione statunitense permettendo.

Anche il Fisco ha cambiato look
I mutamenti recenti del Vietnam, sono ben visibili anche sul versante fiscale. Infatti dal 2004 il sistema tributario si è avvicinato in maniera piuttosto decisa ai modelli internazionali. Per quanto riguarda le persone fisiche l’asse di riferimento è costituito dall’imposta che si applica sui redditi dei contribuenti individuali che, superando la distinzione tra residenti e non, oggi è allineata sulla generalità degli stipendi e dei salari, indipendentemente dalla possibilità che il lavoratore sia vietnamita o meno. Il medesimo allineamento è stato introdotto anche in relazione ai profitti delle imprese sui quali scatta annualmente l’aliquota del 28 per cento. Sui guadagni delle persone fisiche, invece, il sistema di riferimento è strettamente progressivo, con l’aliquota minima del 10 per cento che entra in scena soltanto superati i 320 dollari, mentre per i redditi più elevati, quelli che viaggiano oltre i 2.500 dollari, si raggiunge un livello di tassazione pari al 40 per cento.
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