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Dal mondo

Svizzera: il condono tributario,
una scappatoia che vale "una semper"

Il Governo e i Cantoni s’affidano al perdonismo fiscale per fare cassa in linea con le migliori pratiche internazionali

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Il cittadino elvetico è un modello, così come lo è l’Amministrazione elvetica e il suo prolungamento accessorio, cioè il privato. Detto questo, quando si parla di tasse d’improvviso i dubbi spuntano. A seguire, si riflette sull’evasione e dai dubbi si passa agli interrogativi fino a terminare la corsa di fronte al muro non del pianto ma delle amnistie fiscali e dell’evasione. Ma come, proprio in Svizzera il governo federale e i Cantoni s’affidano al perdonismo fiscale per far cassa, come se ci si trovasse a ridosso del Mediterraneo, per esempio in Spagna, oppure, nel Belpaese? E soprattutto, anche i cittadini “onesti” che risiedono in quei Cantoni, dove le lingue che si ascoltano sono il tedesco, e magari il francese, ebbene anche loro sognano di evadere, di dribblare l’appuntamento con le tasse e con le imposte dovute? Sì, anche i contribuenti svizzeri non soltanto sognano, piuttosto concretamente evadono o dimenticano, spesso, di saldare alla collettività il dovuto. Ma Incominciamo dalla fine.
 
L’amnistia in forma di salvacondotto, per sempre – Non è stranoto né dibattuto ma Berna, dal 2010, ha varato un programma perdonale diretto ai contribuenti i cui conti con il fisco non sono affatto in regola. Insomma, si tratta di evasori fiscali. Naturalmente, l’amnistia, decisa a livello centrale è gestita direttamente dalle singole autorità cantonali. In pratica, il contribuente interessato decide di uscire allo scoperto, dichiara le somme evase o i patrimoni nascosti al fisco, quindi paga il dovuto senza però superare un tetto massimo ed evitando sia gli interessi sia le sanzioni. A questo punto però, e per il resto della vita, il contribuente non potrà più appellarsi, o beneficiare, di una amnistia in materia fiscale. Dunque, il perdonismo sulle tasse si applica una sola volta nell’arco d’una sola vita, è l’amnistia della vita, la porta che il fisco apre una volta sola per consentire al contribuente di sottoscrivere la sua pax-fiscale. E dopo? Stop, il perdonismo s’estingue in questo breve passaggio. Una sorta di confessione, non religiosa ma fiscale. Parallelo questo che fa storcere il naso a molti, che poi puntualmente ne usufruiscono o sono pronti a goderne.
 
I numeri parlano o narrano? - Bene, fuori i numeri. Contiamo gli evasori elvetici. Naturalmente, non sono milioni ma migliaia. All’incirca 15mila, ben ripartiti in ogni singolo cantone. Un numero esiguo, comunque rilevante dato che in 3 anni, mancano infatti i dati aggiornati, hanno garantito un extra-gettito pari a circa mezzo miliardo di euro. Una somma apparentemente modesta ma significativa per un Paese come la Svizzera, e soprattutto utile per iniziare a ridefinire il profilo d’un luogo, più che di uno Stato, eccessivamente mitizzato. Nel dettaglio, l’amnistia fiscale in cui il contribuente s’imbatte una volta sola ha restituito alla collettività 141 milioni di euro nel 2010, 213 milioni di euro nel 2011 e 173 milioni di euro nel 2012. In totale, 517 milioni di euro, e manca l’incasso relativo all’anno in corso.
 
Il DNA fiscale del cittadino svizzero non differisce dal suo cugino mediterraneo – Insomma, nonostante dai sondaggi risulti che la forbice degli evasori potenziali, o che si dichiarano tale, non oltrepassi il 5 o il 7 per cento, la realtà suona decisamente distante. Peraltro, l’ultimo studio sull’evasione fiscale, realizzato anni or sono da due economisti, Lars Feld e Bruno Frey, indicava nel 23 per cento del Pil il volume delle somme e dei patrimoni che ogni anno non lasciano impronte sulle dichiarazioni dei redditi compilate dai contribuenti elvetici. Successivamente, un ulteriore studio proprio partendo da questo dato fissò, in via orientativa, quindi sotto la forma di una stima, per di più minima, in circa 15 miliardi di euro la perdita netta di gettito causata ogni anno dallo svanire di quel 23 per cento della ricchezza prodotta dal paese ogni anno. Dato che le entrate tributarie in Svizzera sono pari a 50 miliardi di euro, è come se ogni 12 mesi l’erario elvetico si vedesse scivolar via il 30 per cento di quanto incassa effettivamente. In proporzione, quindi in termini relativi non assoluti, i volumi dell’evasione fiscale non sembrano affatto così diversi rispetto a quelli che si riscontrano nei Paesi mediterranei. In termini relativi.
 
Le sorprese non finiscono mai – Ma non finisce qui. C’è sì il perdonismo fiscale istituzionalizzato ma, allo stesso tempo, in Svizzera c’è anche la volontà di recuperare ciò che non si paga senza dover necessariamente attendere che l’evasore decida di mettersi in pace con la sua coscienza. Ad Egerkingen, nel cantone di Solothurn, le autorità locali hanno diffuso i nomi di sei residenti che per anni hanno dribblato il fisco, e questo pur avendo nella loro disponibilità redditi, guadagni e patrimoni largamente soddisfacenti. Un evento che da un lato potrebbe incidere sulla legislazione elvetica, costituendo un precedente in netta collisione con la normativa tradizionalmente applicata a livello federale, mentre sul versante sociale contribuisce a rivelare un profilo diverso della società svizzera, e del suo modello. Insomma, rivela chiaramente che una parte degli svizzeri dopotutto non sono affatto così irreprensibili come si pensi. Per di più, aliquote, adempimenti e tutto ciò che ne consegue in Svizzera non sono né elevate, le prime, né infiniti i secondi. E questo forse costituisce lo spunto maggiore di riflessione.
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