Articolo pubblicato su FiscoOggi (https://fiscooggi.it/)

Dal mondo

Svizzera: dopo le CDI è ora
la volta dei TIEA in linea Ocse

L’accordo sottoscritto con l’isola di Man rispetta le richieste avanzate dal Forum globale sulla trasparenza

svizzera e isola di man
Svizzera e isola di Man dalla fine di agosto sono più vicine anche sull’assistenza amministrativa negli accordi sullo scambio di informazioni in materia fiscale. Il primo accordo del genere in ambito tributario è stato sottoscritto a Londra. Si tratta di un Tax Information exchange agreement, in sigla TIEA, la cui funzione è disciplinare lo scambio informazioni su richiesta.
 
L’indagine conoscitiva 
Dopo la conclusione dei negoziati per la firma dell’accordo, è stata avviata una indagine conoscitiva da cui è emerso che i Cantoni e le aree economiche interessate erano favorevoli alla firma dell'accordo. L’entrata in vigore della nuova intesa con l’isola di Man è comunque condizionata a un ulteriore significativo passaggio, l’approvazione da parte del Parlamento della Confederazione elvetica e l’eventuale referendum facoltativo.
 
Le differenze tra i due accordi
Tanto i TIEA quanto le CDI sono strumenti equivalenti in quanto prevedono una clausola di assistenza amministrativa conforme alla normativa internazionale. Le convenzioni contro le doppie imposizioni, a differenza dei TIEA, hanno una caratteristica di rilievo che le differenzia. Si tratta di intese che contengono altre disposizioni materiali e sono più complete in quanto disciplinano in via prioritaria il modo per evitare la doppia imposizione. 
 
L’adesione agli standard internazionali
Il 4 aprile dello scorso anno il Consiglio federale ha deciso di adottare lo standard internazionale di assistenza amministrativa non soltanto nelle convenzioni sulla doppia imposizione ma anche negli accordi sullo scambio di informazioni in materia fiscale. Una decisione che la Svizzera ha preso per venire incontro alla richiesta avanzata dal Forum globale sulla trasparenza e lo scambio di informazioni Ocse a fini fiscali. In particolare introdurre una disposizione sull’assistenza amministrativa reciproca secondo lo standard internazionale anche con quegli Stati e territori interessati con cui non esiste alcun interesse economico a concludere una convenzione estesa per evitare le doppie imposizioni (CDI).
 
Gli accordi con i Paesi in via di sviluppo
Nel 2012 il Consiglio federale ha approvato un Rapporto redatto dal Dipartimento federale delle finanze (DFF) d’intesa con il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). Nel documento si fa esplicito riferimento alla possibilità di concludere accordi simili per lo scambio di informazioni con i Paesi in via di sviluppo. Il Rapporto è stato elaborato su richiesta delle Camere federali e trasmesso alle Commissioni dell’economia e dei tributi (CET) delle Camere. Il rapporto evidenzia, tra le varie indicazioni, che per la Svizzera può essere utile concludere accordi fiscali con i Paesi in sviluppo. Tali accordi rappresentano uno strumento avanzato per fornire un contributo efficace alla lotta contro i flussi finanziari illeciti e potenziare l’integrità della piazza finanziaria della Confederazione elvetica.
 
L’accordo con gli Usa sulla questione fiscale
Sempre il 29 agosto la Confederazione elvetica e gli Stati Uniti hanno firmato a Washington una dichiarazione comune che dovrebbe mettere la parola fine alla controversia fiscale tra le banche svizzere e gli Stati Uniti. La soluzione convenuta, oltre a definire nel dettaglio il quadro di cooperazione delle banche con le autorità statunitensi, rispetta la sovranità e l’ordinamento giuridico della Confederazione elvetica. In particolare sono tre gli elementi su cui poggia la soluzione convenuta: la dichiarazione comune del Governo svizzero e degli Stati Uniti, il programma unilaterale statunitense a cui gli istituti di credito possono partecipare volontariamente e, da parte della Svizzera, il modello di autorizzazione che disciplina la cooperazione delle banche con le autorità statunitensi.
URL: https://www.fiscooggi.it/rubrica/dal-mondo/articolo/svizzera-dopo-cdi-e-ora-volta-dei-tiea-linea-ocse