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La Svizzera vota sulle imposte
In gioco 43,5 miliardi di franchi di entrate

A marzo consultazione popolare sul diritto della Confederazione di riscuotere i due terzi dei tributi

montagne e bandiera svizzera
La Confederazione elvetica potrà continuare a riscuotere l'Imposta federale diretta e l'Imposta sul valore aggiunto? La risposta al quesito la daranno direttamente i cittadini svizzeri, che il 4 marzo si recheranno alle urne per votare sul nuovo ordinamento finanziario 2021. Il diritto di incassare queste due imposte è fissato nella Costituzione federale ed è limitato nel tempo: scadrà, infatti, alla fine del 2020. Il Parlamento ha approvato all'unanimità una proroga di quindici anni: ora la parola passa alla democrazia diretta.
 
Un meccanismo costituzionale “a scadenza” – La legislazione svizzera prevede un particolare meccanismo a orologeria per la riscossione dell'Imposta federale diretta e dell'Imposta sul valore aggiunto. Secondo la Costituzione federale, infatti, la Confederazione può incassare queste due imposte per quasi altri tre anni, sino alla fine del 2020. Il nuovo ordinamento finanziario 2021 intende prorogare questa scadenza, attivando un nuovo conto alla rovescia fino al 2035, attraverso una modifica della Carta costituzionale. In caso di accettazione popolare della modifica, la Confederazione potrebbe continuare a incassare queste due imposte per un altro quindicennio.
 
Un po' di conti – L'Imposta sul valore aggiunto e l'Imposta federale diretta rappresentano insieme quasi i due terzi delle entrate complessive della Confederazione svizzera, per un totale di circa 43,5 miliardi di franchi svizzeri nell’anno fiscale 2016. Si tratta di entrate indispensabili per i funzionamento dello Stato: garantiscono infatti il finanziamento della formazione, delle politiche sociali, dei trasporti e della difesa. Ecco perché le forze politiche in Parlamento hanno concordato sulla necessità di prorogare il diritto della Confederazione di riscuotere l'imposta federale diretta e l'imposta sul valore aggiunto, senza introdurre alcuna variazione delle aliquote. Non solo, l'Imposta federale diretta riveste una grande importanza anche per i Cantoni, che incassano, infatti, il 17 per cento dell'Ifd.
 
Le istituzioni per il Sì, dal Parlamento al Consiglio degli Stati – Il dibattito si è concentrato sul fatto che questa facoltà di incassare le due imposte sia limitata nel tempo. In Parlamento, una minoranza ha proposto di rinunciare al limite temporale. Un altro piccolo gruppo ha proposto invece di ridurre il periodo da 15 a 10 anni, in modo da non concentrare un potere eccessivo nelle mani dello Stato. La maggioranza dei parlamentari ha però deciso per la proroga dal 2021 al 2035, un quindicennio. La proposta di proroga per altri 15 anni è stata approvata, inoltre, da altre tre importanti istituzioni elvetiche. Il Consiglio nazionale ha dato il via libera alla modifica costituzionale con 196 sì (voti contrari e astensioni a quota zero). Allo stesso modo il Consiglio degli Stati si è espresso con 44 voti favorevoli al nuovo ordinamento finanziario e nessun no o astensione. Parere favorevole è giunto anche dal Consiglio federale. Un'analoga misura fu approvata nel 2004, quando istituzioni consiliari e popolo prolungarono questo limite temporale fino al 2020.
 
Il comitato per il No – Al Sì delle istituzioni non corrisponde però una società così unanime. Qualche giorno fa si è, infatti, formato il Comitato per il No. Lo schieramento contrario alla proroga per altri 15 anni raccoglie il partito Up!Scheiwz, il Partito pirata e i Giovani liberali radicali e alcuni membri dell'Udc. Tutti movimenti e partiti politici accomunati, in questo caso, da una visione contraria al consolidamento fiscale dello stato federale.
 
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