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Dal mondo

Tokyo, 1mld di euro d’entrate extra
grazie allo scambio d’informazioni

Il Dipartimento dell’Economia ha condotto le negoziazioni per la sottoscrizione di numerosi accordi internazionali

giappone
Sono ben 64 gli accordi sullo scambio d’informazioni che il Giappone ha siglato, nel corso dell’anno, con l’obiettivo di recuperare una quota maggiore del flusso elusivo che puntualmente conduce al di fuori dei confini nipponici circa 1000 miliardi di euro l’anno. È quanto riportato dalle ultime stime diffuse dai centri di ricerca e semi-istituzionali che alimentano il terreno statistico nipponico. Come risultato, il gettito delle imposte, e delle tasse, che si disperde è oramai vicino ai 200 miliardi di euro. Un livello eccessivo che, secondo le ultime dichiarazioni dell’Esecutivo, ha oltrepassato da tempo il livello di guardia. In altre parole, l’economia, e la società giapponesi non possono più permettersi di sostenere un simile sbilancio dei conti con gli effetti a catena che determina. Ed è proprio per intercettare in modo deciso, e possibilmente risolutivo, questo gap che il Governo ha lanciato una vera e propria corsa allo scambio d’informazioni.
 
Giù il velo da un mini-tesoretto – Al momento, il risultato maturato nei 6 mesi passati può senza dubbio ritenersi soddisfacente. A conti fatti, la somma ricondotta nelle tasche del fisco tramite lo strumento dell’interscambio d’informazioni in materia fiscal-finanziaria ha reso quasi 1 miliardo di euro. Niente male, giudizio questo riconosciuto persino da esponenti di primo piano della ricerca e dell’Università, che nel decennio passato aveva apertamente contestato la linea soft adottata da diversi governi nipponici nei riguardi delle multinazionali, in nome d’un liberismo eccessivamente deregolato e privo di controlli adeguati. Ora le cose sembrano aver preso una piega diversa. D’altra parte la crisi, e il rischio corso per il default della centrale nucleare, non hanno lasciato altre soluzioni disponibili sul terreno se non “più Tasse”. Un passo estremo, sorta d’ultima ratio.
 
Ben 64 accordi e quasi 700 informazioni scambiate – In pratica, il Dipartimento dell’Economia che si occupa dei trattati ha condotto le negoziazioni per la sottoscrizione, nel semestre successivo, di 64 accordi. Un numero impressionante per un Paese che, nei suoi anni di egemonia economica e commerciale su ampie aree asiatiche aveva brillato, rispetto alla prassi invalsa in Occidente, per una totale parsimonia nel siglare accordi sulle doppie imposizioni e sullo scambio d’informazioni. Come a rivendicare lo strapotere di chi, Dominus incontrastato sull’economia, di fatto poteva esercitare un potere quasi assoluto nell’area senza dover ricorrere a nessuna forma intermedia, di garanzia o di cortesia nei confronti dei partner della macroregione. Naturalmente, il boom degli accordi condotti in porto ha determinato una crescita esponenziale delle informazioni che, nel primo semestre d’anno, avevano oramai raggiunto la soglia delle 700. In pratica, a fine anno è anche possibile che il numero sia aggiornato a 1000.
 
E Tokyo bussa alla Cina – Un fenomeno interessante, per esperti di geopolitica e di geoeconomia, è che nonostante il Giappone abbia siglato accordi con le Isole Cayman, le Bermuda, Mauritius e con decine di Paesi offshore, di fatto la posta del Fisco nipponico ha bussato spesso, almeno 100 volte, alla porta del Dragone cinese, chiedendo informazioni complete inerenti transiti e scambi ambigui tra società cinesi e controparti giapponesi. Una sorta di rivincita di Tokyo, dopo quasi mezzo secolo di voce grossa indirizzata da Pechino al vicino, più forte economicamente ma inferiore come potenza militare e potenziale effettivo sul piano delle risorse.
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