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Turchia: per l’economia del Paese
la leva fiscale è strategica

Uno studio dell’organizzazione parigina evidenzia il ruolo cruciale per le imprese e per il mercato del lavoro

economia della turchia
Un’economia caratterizzata da una crescita costante, supportata da una solida finanza pubblica e dal settore bancario e da recenti riforme strutturali avviate grazie al processo di avvicinamento all'Unione europea. Questo il quadro delineato dall’Economic Survey della Turchia pubblicata recentemente dall’Ocse. Lo studio dell'organizzazione con sede a Parigi evidenza, inoltre, come la leva fiscale giochi un ruolo cruciale sia per la competitività delle imprese turche, sia per il mercato del lavoro.
 
Luci e ombre dell’economia turca  
Il report evidenzia come la notevole crescita economica dell’ultimo decennio, supportata dalla finanza pubblica e dal sistema bancario, abbia rafforzato la credibilità internazionale della Turchia. In particolare, la spesa pubblica è aumentata per sostenere educazione, salute, pensioni e infrastrutture. L’economia turca però dipende principalmente dalla domanda interna e dai finanziamenti provenienti dall'estero. In questo contesto, secondo l’Ocse, il governo di Istanbul dovrebbe impegnarsi a frenare l'inflazione e ad adottare una politica monetaria restrittiva con l’obiettivo di rilanciare le esportazioni. È necessaria anche una politica che incentivi il risparmio e gli investimenti a lungo termine da parte dei contribuenti turchi e un controllo più serrato della spesa pubblica.
 
Leva fiscale, un aiuto alle imprese
Nonostante gli sforzi compiuti dalla Turchia negli ultimi anni per promuovere investimenti in determinate regioni e settori, la distribuzione delle risorse, finanziarie e non, è ancora sbilanciata a favore delle attività economiche meno produttive. Il Fisco, secondo lo studio Ocse, potrebbe giocare un ruolo di primo piano per incrementare la competitività delle imprese. Secondo il report, infatti, per facilitare gli investimenti nelle piccole e medie imprese, il governo di Istanbul dovrebbe offrire incentivi fiscali ai business angels e venture capitalist. Inoltre, la Turchia dovrebbe avviare una riforma del diritto societario che modifichi sia l’amministrazione delle imprese sia la loro tassazione,  affinché le aziende più produttive non siano ostacolate dalle imposte vigenti. Il governo di Istanbul è chiamato anche a implementare il sistema di monitoraggio degli aiuti di stato che, sebbene ben definito dal punto di vista legislativo, non è ancora operativamente efficiente. Secondo l’Ocse, infatti, è necessario un monitoraggio costante dei programmi di supporto, in particolare alle piccole e medie imprese.
 
Slancio all’occupazione
Ridurre il cuneo fiscale, secondo l’Organizzazione internazionale, rappresenta una priorità per il governo turco perché la riduzione del costo del lavoro potrebbe incoraggiare la competitività delle imprese e fungere da volano per l’occupazione.
La riduzione dei contributi sociali avviata dal governo nel 2008 con aliquote differenziate per tipologie di lavoratori e regioni ha creato nuovi posti di lavoro ma, sostiene in report, il taglio andrebbe esteso e modulato su diversi parametri (costo della vita, livello professionale, tasso di produttività). Inoltre, il governo dovrebbe promuovere forme di lavoro più flessibili (telelavoro, lavoro interinale e temporaneo), rafforzare gli incentivi per il lavoro femminile e incrementare le detrazioni sui redditi da lavoro.
 
E ancora Fisco…
Sul fronte fiscale, inoltre, secondo l’Ocse, il governo di Istanbul dovrebbe migliorare, in accordo con gli standard internazionali di trasparenza e controllo, il sistema di monitoraggio della politica e delle attività fiscali, pubblicando dei report periodici. Inoltre, la Turchia dovrebbe rivedere anche la tassazione sull'emissione di sostanze inquinanti, apportando modifiche alle aliquote della carbon tax, in base anche alle direttive del Climate Change Action Plan.
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