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Dal mondo

Ue: in crescita i tax ruling.
Più 160% nel 2013-2015

In rete il Rapporto Eurodad sugli accordi riconosciuti dalle Amministrazioni fiscali dei vari Stati membri

Aumentano gli accordi fiscali siglati dai Paesi Ue con società e compagnie multinazionali per risolvere preventivamente questioni di carattere fiscale, ad esempio in materia di regime dei prezzi di trasferimento, interessi, dividendi, royalties e sussistenza o meno di una stabile organizzazione. 
Dai 547 tax-ruling siglati nell’Unione europea nel 2013, si è passati ai 972 del 2014, fino a raggiungere i 1.444 in vigore alla fine del 2015. Dall'analisi del rapporto pubblicato da Eurodad a fine 2016, realizzato su dati resi disponibili dalla Commissione europea, si apprende che la crescita complessiva dei ruling a livello europeo è stata all’incirca del 160% nell’arco di tre anni (2013-2015) e di quasi il 50% dal 2014 al 2015.
 
Nel triennio preso in considerazione il Lussemburgo è stato lo Stato più attivo in questo campo, con la formalizzazione nel solo 2015 di 172 ruling. In totale gli Apa (advanced pricing agreement) in vigore nel Granducato raggiungono invece la soglia di 519 nel corso del triennio. Anche il Belgio è ai primi posti della classifica con 411 ruling in vigore (245 conclusi nel corso del 2015), mentre i ruling italiani in vigore alla fine del 2015 risultano solo 68 (erano 51 a fine 2014).
 
A realizzare il rapporto "Survival of the Richest" un raggruppamento di organizzazioni della società civile europea, tra cui Oxfam Italia che si è occupata della parte dello studio relativo al Bel Paese. Per gli autori dell’indagine risulta evidente il crescente sostegno all’interno delle opinioni pubbliche nazionali europee nei confronti di misure che assicurino una qualche forma di trasparenza sui beneficiari effettivi di società, fondazioni e trust. Secondo Eurodad, il gruppo dei Paesi favorevoli all'introduzione di registri pubblici centralizzati dei titolari effettivi è oggi finalmente maggioritario rispetto ai Paesi contrari.
 
Trasparenza finanziaria internazionale: le sfide da affrontare
Tra i vari punti affrontati, il rapporto segnala che, a seguito dello scandalo Panama Papers, in alcune regioni del vecchio continente sembra aleggiare una leggera brezza di crescente volontà politica a favore della trasparenza. Rispetto al 2015, si registra un rilevante aumento del numero dei paesi (Paesi Bassi, Norvegia, Finlandia) che hanno formalizzato il loro sostegno per la creazione di registri pubblici dei titolari effettivi di società, oppure ne hanno avviato l’introduzione a livello nazionale (Danimarca, Slovenia, Regno Unito e Francia). Il gruppo di paesi contrari alla trasparenza sui beneficiari effettivi di asset e società è ora notevolmente inferiore al gruppo dei paesi a favore. Sia in Germania che nella Repubblica Ceca, inoltre, per Eurodad si riscontrano chiari segnali di uno spostamento verso un maggiore sostegno alla trasparenza.
 
Una tendenza simile, anche se meno accentuata, si riscontra sul capitolo della pubblicazione da parte delle multinazionali dei propri dati paese per paese al fine di documentare il livello di attività svolte e le imposte corrisposte in ogni nazione in cui operano. Il gruppo di paesi  che si oppongono a questa proposta (Austria, Repubblica Ceca, Danimarca, Germania, Lettonia, Slovenia, Svezia) rimane più grande del gruppo che la appoggia (Francia, Paesi Bassi, Spagna e, potenzialmente, Regno Unito). Tuttavia, rispetto al 2015, il sostegno è cresciuto notevolmente, e sembra che quella della rendicontazione pubblica paese per paese possa essere una delle principali sfide del 2017.
 
Per quanto riguarda l’Italia, il report di Eurodad ricorda che durante il Summit Anticorruzione di Londra di maggio 2016, i rappresentanti del nostro Paese si sono dichiarati favorevoli a sostenere lo sviluppo di ‘un impegno globale per la rendicontazione pubblica paese per paese relativamente alle informazioni fiscali per le grandi imprese multinazionali’. Ai sensi della legislazione attualmente in vigore, per titolare effettivo s’intende la persona fisica che possiede più del 25 per cento di partecipazione al capitale sociale di una persona giuridica.
 
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