Ue: frodi, evasione fiscale
e anche altro fanno male all’Iva
Pubblicato dalla Commissione un rapporto interamente dedicato alle cause che incidono sulla perdita del gettito
Iva: il tax gap nei diversi Paesi dell’Ue
Il tax gap, divario dell’Iva rappresenta la differenza tra le entrate Iva previste e l’Iva effettivamente riscossa dalle autorità nazionali. I divari più modesti si sono registrati nei Paesi Bassi (5% del gettito atteso), in Finlandia (5%) e Lussemburgo (6%) e quelli più importanti in Romania (44% delle entrate Iva previste), Slovacchia (39%) e Lituania (36%).
Tra il 2011 e il 2012 in undici Stati membri è stata osservata una riduzione e in quindici un aumento del divario dell' Iva. La Grecia è il Paese che ha registrato il miglioramento più significativo tra il 2011 (9,1 miliardi di euro) e il 2012 (6,6 miliardi di euro), anche se rimane uno degli Stati membri con il più alto divario dell' Iva (33%).
La riforma dell’Iva
La riforma dell’Iva, varata nel dicembre 2011, ha già fornito importanti strumenti atti a garantire una migliore protezione contro le frodi in materia di Iva. Il meccanismo di reazione rapida, adottato nel giugno 2013, consente per esempio agli Stati membri di reagire molto più rapidamente e in modo efficace di fronte a casi di frode Iva che si manifestano all'improvviso e su vasta scala. La Commissione si pone l’obiettivo di rendere il sistema Iva più semplice per le imprese in tutta Europa. Le nuove misure destinate ad agevolare la fatturazione elettronica e le disposizioni speciali per le piccole imprese entrate in vigore nel 2013 e il progetto di una dichiarazione Iva standard sono per esempio cambiamenti che potranno ridurre in modo significativo gli oneri amministrativi per le imprese che operano a livello transfrontaliero. Dal 1° gennaio 2015 entrerà inoltre in vigore il Moss, uno sportello unico per i servizi elettronici e le società di telecomunicazioni che favorirà una semplificazione delle procedure Iva per queste imprese, consentendo loro di presentare un’unica dichiarazione Iva per tutte le loro attività nell’Unione europea.
Recessione economica, riflessi sul Pil
Il 2012 è stato caratterizzato da sviluppi economici sfavorevoli a livello globale e gli effetti non hanno tardato a farsi sentire sul prodotto interno lordo dell’Unione che si è ridotto dello 0,4%. Questo sviluppo negativo ha contribuito a un rallentamento dei consumi e di altre attività economiche che costituiscono la base dell'imposta sul valore aggiunto. Dei sei Paesi dell'Unione europea a 26 che hanno aumentato o ridotto le aliquote standard nel 2012 (vale a dire Repubblica Ceca, Francia, Ungheria, Irlanda, Paesi Bassi e Spagna), rileva il Rapporto, soltanto l'Irlanda e la Spagna hanno registrato una diminuzione del tax gap (vedasi nel dettaglio pagina 17 del Rapporto).
Nel Rapporto anche qualcosa di più
Importi aggiornati relativi al biennio 2009-11 a seguito del miglioramento della metodologia utilizzata, analisi delle principali tendenze del divario dell’Iva tra gli Stati membri, impatto del clima economico e delle decisioni politiche sulle entrate da imposta sul valore aggiunto. Sono questi gli altri elementi di rilievo contenuti nel Rapporto che affiancano i dati pubblicati dall’esecutivo sulla differenza tra l’importo dell’Iva dovuto e quello effettivamente riscosso nella Ue a 26 Stati.