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Dal mondo

Ue: per rilanciare la crescita
tre diverse strade da percorrere

Poggia su una vera e propria terna di proposte l’analisi annuale della crescita per il 2015 della Commissione

commissione europea
Maggiori investimenti, riforme strutturali e responsabilità di bilancio. Queste le direttrici indicate agli Stati membri dall’analisi annuale della crescita per il 2015 e rilanciate dalla Commissione europea nella recente Comunicazione. Con il documento, sono stati pubblicati anche i country report per ciascun Paese dell’Unione e l’aggiornamento sullo stato delle procedure di infrazione per disavanzo eccessivo riguardanti Belgio, Bulgaria, Germania, Irlanda, Spagna, Francia, Croazia, Italia, Ungheria, Paesi Bassi, Portogallo, Romania, Slovenia, Finlandia, Svezia e Gran Bretagna.
 

Investimenti, bilancio e riforme
Rilancio degli investimenti come priorità dell’Ue. Dopo due anni di contrazione, nel 2014 sono cresciuti del 2,2% nell’Unione e dello 0,9% nell’eurozona. Nel 2015 è previsto un aumento rispettivamente del 3% e del 2%, cifre che saliranno nel 2016 al 4,6% e al 4,4%. Nonostante le stime ottimistiche, però il tasso di investimenti rimane al di sotto del livello necessario per rilanciare la crescita. Lo sforzo principale, secondo la comunicazione, rimane quello di rafforzare il sistema bancario per creare le condizioni più facili di accesso al credito. Il documento Ue, inoltre, indica come necessaria l’attuazione di riforme strutturali nei servizi e nel mercato del lavoro. Sul fronte della liberalizzazione dei servizi, la Commissione indica la Polonia come best practice: il governo di Varsavia, infatti, ha avviato nel 2013 una coraggiosa riforma per facilitare l’accesso a più di 200 professioni. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, anche se dalla metà del 2013 la situazione è in netto miglioramento, il tasso di disoccupazione, soprattutto quello giovanile, in parecchi Stati membri è ancora alto. Il documento Ue indica anche una road map per razionalizzare la Pubblica amministrazione, rafforzare la lotta alla corruzione e migliorare l’indipendenza e l’efficienza del sistema giudiziario. Infine, per quanto riguarda le politiche di bilancio, deve continuare lo sforzo per una politica fiscale orientata alla crescita. Il contrasto all’evasione fiscale e al lavoro sommerso rimane una priorità. Ancora molti Paesi presentano deficit di bilancio eccessivi, anche se la Comunicazione evidenzia come parecchi abbiano introdotto nuove norme tributarie, creato autorità fiscali indipendenti e migliorato le procedure di bilancio.
 
Più coordinamento e dialogo tra Ue e Paesi membri
Il nuovo esecutivo comunitario intende rafforzare il coordinamento delle politiche economiche a livello europeo e rendere il processo più aperto e multilaterale. Per la prima volta la Commissione europea ha scelto di pubblicare in anticipo il pacchetto sulla sorveglianza economica e i country report e non in contemporanea, invece, con le raccomandazioni nazionali, come avviene di solito nel mese di maggio. Dopo la pubblicazione dei documenti nei giorni scorsi, infatti, l’Unione europea sta avviando degli incontri multilaterali con i rappresentanti degli Stati membri e altri stakeholder per discutere delle indicazioni contenute nei report nazionali. Le raccomandazioni per ciascun Paese per il biennio 2015-2016, che saranno pubblicate a maggio, saranno formulate anche sulla base degli orientamenti formulati durante questi incontri.
 
L’Italia e riflettori puntati sulla fiscalità
Il Fisco è uno degli ambiti strutturali in cui il governo è chiamato a intervenire. Nonostante l’Italia abbia (come indicato dalle raccomandazioni Ue del 2014) ridotto la pressione fiscale sul lavoro, il livello, secondo l’Ue, rimane ancora alto. Il country report punta i riflettori anche verso il sistema fiscale nel suo complesso. Secondo la Commissione, infatti, il livello di tax compliance nel nostro Paese è ancora troppo basso e l’assolvimento degli obblighi tributari è ancora complesso per la stragrande maggioranza dei contribuenti. Tutto ciò comporta una non equilibrata distribuzione del carico fiscale, che danneggia ovviamente i cittadini e le imprese “virtuosi”. Il giudizio negativo dell’esecutivo comunitario investe più ampiamente l’intera situazione economica italiana: debito pubblico troppo alto, competitività sui mercati esteri debole, alto tasso di disoccupazione i principali problemi messi in evidenza nel report.
 
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