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Dal mondo

Ue: la sharing economy è il futuro.
Subito novità e regole uniformi

La Commissione europea ha messo a punto le linee guida per le piattaforme di economia collaborativa

sharing economy
Stop ai divieti e sostegno all'innovazione. L'Ue dichiara guerra alle battaglie culturali di retroguardia e si schiera a favore della rivoluzione delle reti della sharing economy. Con una previsione: il nuovo big dell'economia europea potrebbe nascere all'interno di quel calderone di idee che ha visto nascere Uber, Airbnb e mille altri innovativi servizi via internet.
Il giudizio dell'Europa stavolta è netto. Nel vecchio continente la regolamentazione dell'economia collaborativa è stata finora irrazionale, contraddittoria e a macchia di leopardo e ha portato in alcuni casi a porre divieti assoluti alle attività sorte intorno alle nuove piattaforme. Per la Commissione vietare la sharing non è una strada coerente con le direttive europee, e può essere percorsa solo in casi eccezionali o come ultima istanza. Su queste basi, Bruxelles ha deciso di intervenire e ha pubblicato la sua “agenda per l'economia collaborativa”, annunciando anche che si riserverà di attivare eventuali procedure di infrazione nei confronti di quegli Stati membri che dimostreranno di non aver recepito il messaggio.
 
Condivisione saltuaria e attività professionale, occhio alle differenze
Il primo punto sollevato dall'Unione ha come obiettivo l'armonizzazione delle singole normative statali. Per evitare che una regolamentazione non coordinata nei singoli Stati abbia l'effetto di frammentare ulteriormente il quadro normativo europeo, la Commissione chiarisce subito che gli Stati membri dovrebbero distinguere opportunamente tra chi affitta casa o mette a disposizione l'auto occasionalmente per arrotondare il proprio reddito e chi lo fa a tempo pieno. Una prima soluzione sarebbe l'introduzione di soglie che separino in maniera netta le due categorie. Per l'Ue, inoltre, i prestatori di servizi dovrebbero essere obbligati a ottenere autorizzazioni o licenze per esercitare un'impresa “solo se strettamente necessario a soddisfare pertinenti obiettivi di interesse generale”, mentre le piattaforme “non dovrebbero essere soggette ad autorizzazioni o licenze quando agiscono esclusivamente da intermediari tra i consumatori e coloro che offrono realmeente il servizio”.
 
Innovare senza rinunciare alla difesa dei consumatori
Presentando le linee guida, il commissario europeo per il mercato interno Elżbieta Bieńkowska ha dichiarato che “l'economia collaborativa è un'opportunità per i consumatori, gli imprenditori e le imprese.” Per questo la Commissione ha invitato gli Stati a rivedere e se opportuno riformare le proprie norme sulla base dei principi guida pubblicati da Bruxelles. Anche per assicurare un elevato livello di protezione dei consumatori dalle pratiche commerciali sleali, senza dover ricorrere all'imposizione di obblighi sproporzionati ai quei privati che forniscono servizi occasionalmente.
 
L'Unione pronta a fare rispettare le regole Stato per Stato
Una volta chiarito che il divieto totale di attività come Uber o Airbnb deve essere solo l'ultima ratio, l'Unione europea ha assicurato che non intende elaborare regole specifiche per le piattaforme che offrono affitti di breve periodo o tantomeno per i singoli servizi che si occupano di trasporto privato come Uber. Anzi, poiché derivano direttamente da direttive già in vigore che vanno rispettate qui e ora, il commissario Bieńkowska ha aggiunto che le linee guida serviranno sia alle autorità nazionali che alla Commissione, al fine di permetterle di garantire che la legislazione europea venga applicata correttamente in tutta l'Unione. Anche ricorrendo alle buone vecchie procedure di infrazione. Gli Stati membri si considerino avvisati.
 
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