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Dal mondo

Ue: sulle entrate fiscali e l'Iva
l'Irlanda continua a fare l’andatura

L’aggiornamento quadrimestrale del Rapporto Df sul gettito degli Stati europei vede l'ex tigre celtica di nuovo in testa

classifica
Questa volta ad aggiudicarsi lo scettro del miglior risultato positivo per il quadrimestre 2015 sul versante delle entrate fiscali e dell’Iva è l’Irlanda. Lo scorso anno era toccato alla Spagna che, almeno sul versante delle entrate fiscali, scivola, sia pur di una spanna, al quarto posto di merito. Il Regno Unito e la Germania si collocano, entrambe, al secondo posto mentre al Portogallo va la medaglia di bronzo. Fanalino di coda è la Francia che chiude la speciale classifica. Sul versante dell’Iva l’Irlanda continua a fare l’andatura ma la Spagna torna a farsi sentire seguita a una manciata di decimali dal Portogallo. È, in estrema sintesi, l’istantanea scattata dall’ultimo Rapporto quadrimestrale sulle entrate tributarie internazionali, pubblicato dal Df.
 
Irlanda ancora davanti a tutti
L’Irlanda è il Paese con il tasso di crescita più elevato (+11,3%) nel primo quadrimestre dell’anno. Un trend positivo che dura da quattordici mesi e a cui, nel caso specifico, hanno contribuito l’aumento dell’imposta sulle persone fisiche (+2,8%) e, nel mese di aprile, dell’imposta sulle società (+80,5%) dopo il risultato positivo del trimestre. Un fatto questo che conferma il differenziale cumulato rispetto al gettito dello stesso periodo dello scorso anno (+111,8%). Le entrate cumulate di periodo sono superiori a quelle registrate lo scorso anno e sono pari a 5,7 mld di euro (+6,3%). Negativo è in aprile l’andamento dell’Iva (-18,8%).
 
Regno Unito e Germania al secondo posto ex aequo
Il Regno Unito con un +5% fa registrare una crescita del gettito tributario che si attesta a circa 171 mld di sterline con tassi di variazione superiori alla media osservata nel 2014. A contribuire al risultato sono state le imposte sul reddito e sul patrimonio (+8,5%) e dell’Iva (+2,9%). Idem vale per la dinamica delle entrate tributarie della Germania che, per questa quadrimestrale, registra una crescita tendenziale del 5%, comunque al di sopra della media dello scorso anno, e con un gettito di periodo in aumento di 9 mld di euro. In aprile mostra una marcata flessione l’imposta sui redditi delle società a conferma del trend negativo del primo bimestre dell’anno mentre l’imposta sui salari (+8,8%) e l’Iva (+2,4%) vanno bene.
 
Portogallo e Spagna al terzo e quarto posto
Il Portogallo e la Spagna quasi appaiati, rispettivamente con un +4,1% e un +4%, conquistano la medaglia di bronzo e di legno. Il primo in crescita, anche se ad un tasso inferiore alla media dello scorso anno, e la seconda in linea con la media dei tassi di crescita dello scorso anno. Per il Portogallo due risultati di rilievo: l’aumento del gettito delle imposte indirette (+7,2%) e la sostanziale stabilità di quelle dirette (+0,1%). Per la Spagna, invece, tanto le dirette (+1,5%) quanto le indirette (+6,7%) mostrano un sostanziale incremento rispetto a quanto registrato nello stesso periodo dello scorso anno.
 
Fanalino di coda è la Francia
A chiudere la speciale classifica per dati di gettito è la Francia che evidenzia una riduzione del tasso di crescita delle entrate (-0,7%) dopo il risultato positivo registrato nel primo bimestre di quest’anno. Al risultato hanno contribuito da un lato l’andamento positivo dell’imposta sui redditi dal lavoro (+2,2%) e dall’altro quello negativo delle entrate da imposta sulle società (-22,7%) e dell’Iva (-0,5%).


 
L’andamento del gettito Iva
La forbice di variazione che divide il Paese con la crescita più elevata, l’Irlanda, da quello con la minore crescita, la Francia, si attesta a 10,8 punti percentuali. L’Irlanda fa registrare la crescita più elevata con un +10,3% che è esattamente il doppio di quanto registrato nello stesso periodo dello scorso anno (+5,1%). Secondo e terzo posto per Spagna (+9,3%) e Portogallo (+9,2%), divisi da una manciata di decimali. A seguire il Regno Unito (+2,9%), la Germania (+2,6%). In flessione ancora una volta è la Francia che, come per Regno Unito e Germania, evidenziano tassi di variazione al di sotto della media degli ultimi mesi del 2014.



 
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