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Dal mondo

Unione europea: Zagabria vale un 28.
Per le navi primi effetti fiscali

La Commissione europea ha acceso il semaforo verde per l’ammissione della Croazia nel club degli eurostati

croazia nella ue
Dopo Bulgaria (26°) e Romania (27°) dal 1° luglio 2013 “Zagabria” diventa il ventottesimo Stato, membro dell’Unione europea. L’ampliamento dei confini dell’Ue, esito di un rigoroso processo durato oltre 10 anni, secondo Stefan Fule, Commissario europeo per l’allargamento e la politica europea di vicinato, rileva come esempio da seguire per gli altri Paesi balcanici (Montenegro, Serbia e Bosnia) ad avvicinarsi alla organizzazione comunitaria.
 
Processo concluso il 17 maggio
Un percorso verso l’Europa che, storicamente, deve segnarsi con il 1991, anno in cui i croati si sono pronunciati attraverso il referendum per l’indipendenza del Paese dalla Jugoslavia.Il primo passo formale per l’ingresso comunitario, invece, è stato messo in campo nel gennaio 2012 quando nel corso del referendum popolare il 66 per cento (del 44 per cento dei cittadini croati aventi diritto al voto che si è recato alle urne) ha detto si all’Europa.
Attesa la ratifica del Trattato di adesione da parte dei 26 Stati membri, il 17 maggio scorso è arrivato anche l’ultimo via libera da parte della Germania. L’ok del Bungestag tedesco è arrivato con 583 voti favorevoli, 6 astensioni e 0 contrari sebbene nel dibattito interno sulla opportunità dell’adesione della Croazia nella comunità si sono alternati due orientamenti contrastanti: i favorevole e gli scettici.
Ad ogni modo, la Croazia – seguendo la Slovenia – dalla metà del 2013 diventa il secondo Paese delle sei Repubbliche della ex Jugoslavia a entrare nell’Unione.
 
Non soltanto fisco
Anche se su alcuni aspetti la Croazia deve ancora risolvere talune questioni (il contrasto alla corruzione a livello locale specie nel settore degli appalti pubblici, la lotta contro il fenomeno della criminalità organizzata e, non per ultimo, il traffico degli esseri umani), passi importanti sono stati compiuti per quanto concerne il fenomeno dell’integrazione fiscale comunitaria nell’ambito del quale rientrano soprattutto le questioni della tassazione indiretta.
Obiettivo di questo Paese è rendere la legislazione interna il meno possibile asimmetrica e disarmonica con quella degli altri partner aderenti al club europeo.
Per tali ragioni, il Parlamento europeo, di recente, ha invitato la Croazia a perseguire il mantenimento della stabilità del settore bancario e  continuare la politica di consolidamento fiscale per rafforzarne la competitività.
 
Una prima conseguenza fiscale
L’adesione della Croazia al club europeo, comunque, ha già comportato dei cambiamenti sul piano fiscale. Fino a poche decine di giorni fa, infatti, gli armatori stranieri, proprietari di una unità da diporto o sportive, hanno potuto beneficiare dello status di extra Ue. In particolare, è stata concessa la possibilità di fruire dello stato di merce in transito con relativa sospensione delle imposte.
L’appartenenza all’Unione, invece, dato che comporta l’integrazione doganale, prevede per i cittadini/armatori comunitari la regolarizzazione delle barche con conseguente dichiarazione per la libera circolazione, pagando i diritti doganali e l’Iva. La circolazione delle barche esente da vincoli doganali è ammessa soltanto per quelle unità regolarmente iscritte nei registri navali dello Stato adriatico. Per tali ragioni, il governo croato ha concesso un termine transitorio di cinque mesi (dal primo gennaio 2013 al 31 maggio 2013) per adeguare la posizione fiscale in modo agevolato e immatricolare le barche applicando la tassa doganale del 1,7% o del 2,7% e versare l’Iva con aliquota del 5% sul valore doganale dell’unità. Dopo quella data, ovvero dal primo giugno 2013, infatti, l’aliquota Iva è passata al 25%.



Fonti
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