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Dal mondo

Usa, boom del chewing gume fuga dalla sigaretta

Il fisco fa male al tabacco se si considera che, triplicando la tassa, la vendita dei prodotti ha subìto un vero e proprio crollo

grafico incidenza del fisco su tabacco

La recessione made-in Usa non conosce confini, anzi, non li riconosce, tanto da contagiare oramai i settori più disparati e variopinti dell'economia, fino a insinuarsi perfino nelle pieghe della società, senza mostrare chiari segni d'un possibile atteso rallentamento. E così gli effetti dello tsunami dell'ex finanza creativa hanno iniziato a rimbalzare negli ambiti più vicini alle mode e alle tendenze, sociali e culturali, delle persone. Un esempio di come l'orologio della crisi stia ridisegnando le abitudini dei consumatori statunitensi ce lo offre il mercato delle sigarette che, da settimane, sembra destinato a toccare il fondo sotto la pressione, oramai senza limiti, del Fisco di Washington.

La rivincita del chewing-gum sulla sigaretta, questione di tasse
Dunque, tutta colpa delle tasse. E la ragione è semplice. Dal 1 aprile, infatti, è entrata in vigore la norma, licenziata in tempi record dal Congresso e sponsorizzata dal Presidente Obama, che prevede il triplicarsi del peso del fisco sulla produzione di tabacco. Il primo effetto, il più vistoso per le tasche dei contribuenti, causato dal rincaro fiscale è che la quota spettante all'erario, calcolata sul prezzo del singolo pacchetto di sigarette, sale da 39 centesimi fino ad oltrepassare la soglia record di 1 dollaro. In pratica, la taglia della tassa riscossa dall'Agenzia delle Entrate statunitense, l'Irs, ha spiccato il volo, triplicando gli incassi stimati dall'Amministrazione fiscale e derivanti dal consumo di tabacco.

 

 

* Sulla cartina è riportata, per Paese, l'incidenza media del fisco sul prezzo di vendita d'un singolo pacchetto di sigarette acquistato sui diversi mercati nazionali.
Fonte: World Lung Foundation e Amercian Cancer Society.

Il risultato di questa escalation del fisco è stato di mettere in fuga, peraltro precipitosa, centinaia di migliaia di americani dal mercato del tabacco, distogliendoli dal consumo di sigarette con l'intento di risparmiare denaro contante in tempi difficili, cioè in momenti di crisi economica. Le prove di questo rovescio si rilevano dalla diminuzione nelle vendite di sigarette e, al contempo, dall'aumento considerevole, senza precedenti, nell'uso della classica gomma da masticare, il chewing-gum, in particolare, del chewing-gum Nicorette, una sorta di sostituto della sigaretta e della nicotina il cui obiettivo, almeno secondo gli scienziati del gigante farmaceutico svizzero Glaxo Smith Kline che lo ha messo in vendita, è di interrompere la dipendenza da nicotina generata dal consumo assiduo di sigarette.

Boom di chiamate alla linea amica che aiuta chi vuol smettere di fumare
Altro indicatore utile per far luce sulla nuova ansia che affligge i fumatori statunitensi in fuga dalla sigaretta, lo offre il telefono amico predisposto dall'American Cancer Society, la più autorevole tra le associazioni impegnate nella lotta contro la dipendenza da nicotina. Ebbene, da almeno due settimane, piovono oltre 130 chiamate al giorno di fumatori in cerca di consigli, suggerimenti, indicazioni e consulenze su come smettere. Addirittura c'è già chi, tra gli esperti, sostiene che il 70 per cento dei dipendenti dalla sigaretta è oramai in procinto d'interrompere il sodalizio con accendino e tabacco. In realtà, il dato diffuso dall'American Cancer Society indica che il numero di persone che chiama in cerca d'un rifugio dalla dipendenza da nicotina è aumentato di ben tredici volte rispetto al mese di marzo, quando al centralino della linea anti-fumo si rivolgevano dieci fumatori al giorno, mentre oggi si viaggia su numeri come 130, 140, 135, 124 e 131. Insomma, un cambiamento c'è e da tutti è oramai rivelato come concreto.

 

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