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Dal mondo

Usa: cinese e vietnamitale nuove lingue del Fisco

L'ascesa irresistibile di Pechino certificata anche sui modelli e documenti fiscali che dialogano in lingua

La Cina è vicina, anzi, è di casa, come fosse un coinquilino di cui non si può far a meno e soprattutto da non trascurare. Un'attenzione che gli è ormai non soltanto riconosciuta ma dovuta, tanto da spingere la macchina fiscale statunitense, fiore all'occhiello di Washington, a predisporre un lungo elenco di istruzioni fiscali, note e suggerimenti, inclusi i relativi modelli e i documenti tributari, nella lingua del Dragone, il cinese standard, contemporaneo, insomma il mandarino. E così tra le comunicazioni, le indicazioni, gli spazi e i quadri diretti generalmente ai contribuenti statunitensi per la prima volta fanno la loro comparsa, come dei ricami, persino insoliti, i tratti d'una lingua che fino a dieci anni or sono alcuni esperti davano quasi per moribonda. Al contrario, un decennio di crescita record, +10%, l'affermarsi come superpotenza, l'unica capace di sedersi al medesimo tavolo con gli Usa per discutere su temi mondiali e un volume senza precedenti d'investimenti sul mercato internazionale, hanno fatto oggi della Cina, e del mandarino, una chiave strategica centrale in vista di accordi da siglare e affari e transazioni miliardarie da sottoscrivere.

Rimborsi Usa, istruzioni e modelli cinesi - E la certificazione dell'ascesa irresistibile di Pechino, sorta di incoronazione, deriva, e acquisisce evidenza e concretezza, proprio dall'apertura del Fisco statunitense alla lingua ufficiale cinese. In pratica, abbracciando il Dragone, il Fisco Usa ufficializza la nascita d'una nuova superpotenza. Non deve stupire, quindi, se le note su come ottenere un rimborso fiscale risultano ingentilite dai tratti della lingua cinese. E così il relativo modello finisce per essere quasi disegnato. Naturalmente, il testo e il contenuto sono invece più concreti. In pratica, se il contribuente ha perso di vista il rimborso che attende, ebbene, forse dipende dal fatto che non ha un conto depositi, o almeno non ne risulta titolare oppure non ne ha fatto menzione al fisco. E questo è l'inizio, perché dai rimborsi si passa agli errori da sanare, alle certificazioni che non sono presenti in dichiarazione e così via. In pratica, il fisco Usa, in pillole, offerto al contribuente cinese, impresa o persona fisica.

 



Numero dei Confucius Institute, e delle scuole speciali cinesi, presenti nel 2010 nelle diverse macro-aree geografiche del Pianeta
Fonte: Ufficio nazionale per la lingua cinese

Il mandarino mette il turbo - Il Fisco Usa, in realtà, non ha concesso nulla senza pensare all'eventuale ritorno. Entro il 2011, infatti, i cittadini non cinesi con la capacità di padroneggiare il mandarino saranno 300 milioni, oggi sono 275 milioni, almeno secondo le statistiche ufficiali riportate da Pechino. Un impulso a questo trend è stato dato, di recente, dal boom dei Confucius Institutes, che in parallelo con le scuole speciali di lingua hanno superato oggi il numero di 500 sedi, distribuite sull'intero Pianeta. In ordine, considerando soltanto gli Institutes, ben 87 sono quelli attivi negli Usa, 94 in Europa, 21 in Africa, 70 in Asia e 10 in Oceania. Una rete fitta che ogni anno distribuisce nozioni e regole del cinese ufficiale a quasi 270mila studenti. Continuando di questo passo, nel corso del prossimo quinquennio, anche il trono dell'inglese potrebbe iniziare a scricchiolare. Comunque, tutti numeri questi che danno ragione alla scelta del Fisco Usa, piuttosto lungimirante oltre che in linea con i tempi.
 

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