Per il terzo anno consecutivo l’Estonia si aggiudica il titolo di Paese Ocse con il sistema fiscale più efficiente. A decretare il successo del sistema estone è la Tax Foundation, l’ente di ricerca indipendente e apartitico statunitense che si occupa di tematiche fiscali, che, nel Rapporto 2016 International Tax Competitiveness Index, analizza i sistemi fiscali dei Paesi dell’Ocse, misurando l’aderenza di ciascuno ai criteri di competitività e neutralità.
Competitività e neutralità per la crescita
L’efficienza del sistema fiscale di un Paese svolge un ruolo molto importante nel processo di crescita economica: un sistema macchinoso e non strutturato in maniera ottimale non solo fa lievitare i costi, ma danneggia l’intera economia interna. In un contesto globalizzato, inoltre, è importante non solo garantire un sistema stabile, ma anche confrontarsi con gli altri Paesi. Per questo motivo molti Paesi stanno avviando delle riforme del proprio sistema fiscale, alcuni adottando delle misure più all’avanguardia ed altri cercando di semplificare gli adempimenti. La Tax Foundation ha elaborato un indice di competitività fiscale internazionale che ha considerato due fattori per stilare una classifica dei sistemi fiscali più competitivi tra i Paesi che fanno parte dell’Ocse: la competitività e la neutralità.
Il primo considera la capacità di ciascun sistema di mantenere aliquote fiscali basse. Questo perché in una fase storica in cui il capitale risulta essere estremamente mobile, le imprese possono pianificare gli investimenti in qualsiasi Paese del mondo, alla ricerca di aliquote fiscali più basse che consentono di massimizzare i profitti. Il secondo fattore misura invece la capacità del sistema di ottenere maggiori entrate utilizzando poche distorsioni economiche, che riguardano ad esempio incentivi o sgravi fiscali verso determinate categorie di contribuenti.
L’Estonia guida la classifica. Seguono Nuova Zelanda e Lettonia
Sono 4 i punti di forza del sistema fiscale estone che lo hanno confermato ancora una volta come il migliore tra quelli dei Paesi Ocse. Innanzitutto l’Estonia ha un tasso d’imposta del 20% sul reddito delle società che si applica solo agli utili distribuiti; possiede una flat tax con un’aliquota pari al 20% sui redditi individuali che non si applica ai dividendi personali; la tassa sulla proprietà si applica solamente al terreno, e non alla proprietà costruita o al capitale; infine, esiste un’esenzione dalla tassazione del 100% sui profitti esteri, realizzati dalle imprese nazionali, con alcune restrizioni.
Se il sistema fiscale estone rappresenta un caso unico, ci sono anche altri sistemi che eccellono maggiormente in alcune delle categorie prese in considerazione dallo studio, ovvero le tasse sull’impresa, le tasse sul consumo (Iva), l’imposta patrimoniale, le imposte individuali e quelle internazionali. In particolare, la seconda posizione è occupata dalla Nuova Zelanda, che ha avviato negli ultimi anni un’importante riforma del sistema fiscale, tagliando l’imposta sul reddito individuale, che è scesa dal 38% al 33%, e quella sulle società, che è scesa dal 30% al 28%. Questi cambiamenti, affiancati ad altre caratteristiche competitive come l’assenza di un’imposta di successione o le imposte sui salari, hanno permesso di occupare il podio davanti alla Lettonia. Il Paese Baltico, in terza posizione, offre invece un tasso d’imposta sulle società relativamente basso (circa il 15%) e un’imposta sul reddito forfettaria.
I fanalini di coda
Le ultime posizioni della classifica sono occupate da Stati Uniti, Grecia, Portogallo, Italia e Francia, tutti Paesi che applicano alte tasse sulle imprese e, tranne che negli Stati Uniti, un’imposta sul valore aggiunto superiore ai 20 punti percentuali, oltre ad una tassazione relativamente alta sulle proprietà immobiliari. In particolare, la Francia resta ancora in fondo alla lista principalmente a causa di un’alta imposta patrimoniale, alte imposte individuali e una tassazione sulle transazioni finanziarie.
Usa: Estonia in testa tra i Paesi
Ocse per competitività fiscale
A decretarlo è la Tax Foundation, l’ente di ricerca indipendente, che ha elaborato un indice di riferimento
