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Dal mondo

USA, falso rimborso fiscaleda 15mila miliardi di dollari

In scena, in Florida, una frode da dodici zeri legata a tre istanze fasulle presentate all'agenzia delle Entrate

una montagna di dollari

È la frode del secolo, anzi, del millennio. Ricevere richieste di rimborso che, in totale, sfiorano un valore pari a 15.000.000.000.000, per intenderci l'intero ammontare della ricchezza prodotta annualmente negli Stati Uniti, sicuramente non appartiene alla routine degli operatori dell'agenzia delle Entrate statunitense, l'Irs, che quotidianamente procedono allo screening e all'esame di centinaia di miglia di documenti fiscali, all'incirca 1milione per ogni giorno lavorativo, indirizzati con diverse finalità all'Amministrazione finanziaria. Se si aggiunge che le istanze di rimborso pervenute e registrate risultavano collegate a un solo contribuente, ben si comprende lo stupore contabile prima e l'incredulità subito dopo che la notizia ha provocato negli uffici centrali dell'Irs.

Nessuno scherzo, dietro il falso rimborso una frode vera
E così, messo da parte lo sbalordimento iniziale, e avviata l'analisi attenta della dichiarazione dei redditi da cui tutto sembrava aver tratto origine, allo smarrimento s'è sostituita la convinzione che il richiedente i rimborsi, suddivisi in tre istanze singole e separate sulla base di motivazioni minuziose e nient'affatto lasciate al caso, non apparteneva certo alla categoria degli sprovveduti e nemmeno a quella dei giocherelloni. Al contrario, le tre diverse domande pervenute, riconducibili a Marlon T. Moore, questa la vera identità del truffatore che si nascondeva dietro il velo di ben tre nomi di copertura, erano innanzitutto ben articolate, congegnate secondo modalità apparentemente ordinarie e sostenute da argomentazioni che, dopo esser state vagliate con cura dagli ispettori fiscali, si sono rivelate il frutto d'uno studio intenso delle norme e delle procedure tributarie.

Dalla lente del Fisco alle aule di tribunale
Il passo successivo ha quindi visto il coinvolgimento diretto dell'autorità giudiziaria e, avendo tutto origine dalla Florida, Stato di residenza di Mr Moore, è stato informato il giudice responsabile dell'intero distretto di Miami, il cui ruolo negli States è tradizionalmente ricoperto, fino alle corti d'appello, dall'Attorney District, a oggi 93 distribuiti sull'intero territorio federale con compiti di vigilanza sul rispetto delle norme federali. Il risultato è che, a oggi, sia la giustizia ordinaria federale sia la speciale divisione investigativa criminale dell'Irs siedono, insieme, sul banco della pubblica accusa. Di fronte Mr Marlon T.Moore che dovrà spiegare, in modo attento e analitico, a giudicare da quel che rischia, le ragioni che lo hanno spinto a infrangere le norme federali in tema di diritto tributario e in punta di legittimità. Nel dettaglio, le violazioni di cui si dibatterà riguarderanno i Titoli 18, sezione 287, e 26, sezione 7212(a), del codice che assembla le norme federali in vigore negli Usa.

E ora il contribuente rischia 18 anni di carcere
Sul banco degli imputati, Mr Moore, già ribattezzato per le vie di Miami come il contribuente extra-large, considerata la pretesa erariale di rimborso cui aspirava, potrebbe ora rischiare 18 anni di carcere. E' questa, infatti, la richiesta avanzata dall'Attorney District, cioè dal giudice, e così ripartita: 3 anni per aver ripetutamente infranto le norme fiscali federali e 5 anni per ogni richiesta fraudolenta di rimborso prodotta e sostenuta con decine di falsi documenti rilasciati da singoli uffici dell'Amministrazione civile federale. Insomma, il contribuente extra-large dovrà impegnarsi molto. D'altra parte, passando in rassegna i documenti disponibili risulta evidente come le tre distinte istanze di rimborso, rispettivamente pari a $5,950,000,000,000 la prima e, a seguire, le altre di $2,975,000,000,000 e $6,000,000,000,000, siano supportate da una mole impressionante di documenti tutti, indistintamente, falsi. Eccetto il primo, quello relativo alla dichiarazione dei redditi, vero motore della truffa.

Se 15mila miliardi di dollari valgono 18 anni di carcere
In realtà, nonostante si tratti d'una truffa non lasciata al caso, risulta impensabile credere che Mr Moore davvero credesse di poter ottenere rimborsi di quella taglia. Scavando nella vita del trentottenne della Florida s'è subito scoperto che, dopo aver scontato una detenzione, causa riciclaggio, e posto in libertà il 28 dicembre del 2007, non aveva certo mostrato di aver raggiunto un livello apprezzabile di ritorno di legalità. Infatti, subito dopo il rilascio aveva già tentato di presentare al Fisco una domanda di rimborso d'un credito di 10milioni di dollari, sempre somme difficili da restare inosservate. Una sorta di compensazione indebita che, a dire il vero, non ebbe nemmeno bisogno d'essere presa in esame in quanto venne subito rispedita al mittente con un secco "No". Ora però il rischio che Mr Moore corre è elevato. Ripetutamente gli occhi delle autorità erano già stati clementi nei giudizi e non sono pochi, negli uffici del Fisco e della Corte di Miami, quelli che pensano d'irrogare una punizione capace di scrivere la parola fine al file riservato al contribuente extra-large.

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